Immaginate se
finalmente le due parole che infiammano i dibattiti di talk show e testate
giornalistiche, spesso mal utilizzate perché non pienamente comprese nemmeno da
chi viene invitato a parlarne, fossero spiegate al grande pubblico; con un tono
estremamente chiaro, con una prospettiva diacronica, con una summa delle più
importanti opere scritte al riguardo sin dall’inizio del Novecento e… Con delle
illustrazioni!
È questo l’arduo
compito che si pongono Barker e Scheele, che uniscono la propria expertise
accademica a quella grafica per creare dei graphic essay incentrati ciascuno su
un tema tanto preciso quanto ampio: Queer, saggio a fumetti uscito per
Fandango nel 2021, e ora Gender.
Fandango ci ha
già ben abituati a opere grafiche in grado di unire la documentazione accademica
alla dimensione visiva, basti pensare alle opere di Liv Strömquist, e in particolare
La rosa più rossa si schiude (recensito qui).
In questo modo il mezzo del fumetto, mai perdendo la propria autonomia e il
proprio linguaggio, assume una nuova anima, e si presta perfettamente a
illustrare teorie, concetti, idee così vitali e multiformi che non si fanno
contenere dalla parola scritta; lungi dall’essere solamente teorie, sono idee
che permeano profondamente il mondo che ci circonda, e come tale lottano per
prendere vita anche nella pagina scritta.
Il primo in
ordine di pubblicazione, Queer, si caratterizza fin dall’inizio per il
suo atteggiamento estremamente aperto e divulgativo, collegando il mondo
accademico ed extraaccademico, l’attivismo agli studi di genere; riallacciando
un enorme numero di teorie queer a fenomeni e definizioni della nostra
attualità, riescono a tenere sempre aperto il contatto dialogico con chi legge,
con le sue esperienze e le sue conoscenze pregresse. Configurando il queer come
lo smantellamento definitivo di ogni binarismo e la messa in discussione di
qualsiasi dicotomia semplicistica riguardo non solo identità di genere e orientamento
sessuale, ma anche in generale nello sguardo critico di chi legge, il saggio
ripercorre la storia del termine, passando per filosofia, sessuologia,
psicanalisi. Identificando qualsiasi tipo di facile opposizione come un
continuum, la teoria queer riparte dall’idea di identità mettendo in discussione
qualsiasi tipo di fissità, insegnandoci che l’identità non è un’etichetta da
appiccicarci addosso, ma è un percorso mai finito e sempre in divenire. È così
che va inquadrato anche il finale dell’opera, che ci insegna come applicare le
teorie queer alla vita di tutti i giorni e alla comunità di cui facciamo parte;
ancora una volta, le teorie queer si dimostrano come estremamente vitali, che popolano
la nostra quotidianità e vivono assieme a noi.
Se leggendo il paragrafo
precedente vi siete chiesti “Okay, ma cos’è davvero l’identità di genere?”, non
temete: Gender, il secondo libro, è pronto a rispondere ai vostri
interrogativi. Sempre configurando l’identità come qualcosa di estremamente
mobile, il libro parte descrivendo l’idea di genere come un costrutto
biopsicosociale, che dunque parte già come qualcosa di estremamente complesso,
frutto della combinazione di fattori biologici, psicologici, e sociali.
Ripercorrendo ancora una volta le teorie più influenti sull’argomento, il
saggio poi si dirige verso un’analisi puntuale della mascolinità, della
femminilità e dell’identità non binaria, tra rivendicazioni, movimenti di
protesta, ma anche inquadramenti molto acuti degli stereotipi e dei rapporti di
potere che intercorrono tra i vari posizionamenti. In questo modo l’identità di
genere emerge come qualcosa che ci costituisce a prescindere dalla nostra consapevolezza
di essa, e che forse, in seguito alla lettura di questo saggio, vedremo in modo
un po’ più lucido.
Le due opere di Meg-John
Barker e Jules Scheele dunque si rivelano come due lavori fondamentali per il
grande pubblico, che utilizzano il mezzo visivo in modo magistrale, infondendo
vita a teorie già vivissime, che agiscono pervasivamente nel mondo in cui viviamo,
nonostante troppo spesso scegliamo di non vederle. Una lettura fondamentale, per
capire qualcosa di più del mondo e di noi stessi.
Marta Olivi
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