«Come sapete, ci sono poche regole nel nostro beghinaggio. Ma ce n'è una fondamentale anche se non è scritta in nessun libro. È la solidarietà» (p. 60)
Cos'è davvero la vita di una beghina? Avevo trovato più volte questa figura nei libri di storia, ma mi sono fatta un'idea più precisa leggendo il romanzo di Aline Kiner, che mostra come queste donne abbiano scelto di condurre una sorta di vita monastica, pur senza aver preso i voti. E tutto ciò che non può essere incasellato con precisione semina sospetto, se non addirittura paura, specialmente all'interno del mondo della Chiesa.
Le motivazioni che hanno portato al beghinaggio di Parigi le protagoniste del libro sono le più varie: c'è chi ha scelto di compiere del bene, dopo essere rimasta vedova, come la saggia Ysabel o come la giovane e avvenente Ade, che soffre segretamente di non aver avuto figli durante il suo matrimonio; c'è chi, nata orfana, ha trovato una sua grande famiglia entrando nel beghinaggio, e qui si potrebbero fare molti nomi. C'è chi, grazie al beghinaggio, ha avviato una fiorente attività, come la mercante di seta, Jeanne, che ha saputo creare una bottega dove altre giovani donne, spesso rifiutate dalla società, come la muta Juliotte, possono sostentarsi e anche sostenersi l'una con l'altra. Ma c'è anche chi, nelle prime pagine del romanzo, arriva spaurita, con evidenti segni di violenza sul corpo: si tratta di Maheut, una ragazza giovanissima, dai capelli rosso fuoco, all'epoca creduti simbolo del diavolo. La ragazza, dai suoi vestiti di ottima foggia, rivela un'origine nobile, ma non parla con nessuno: cosa le è successo di tanto traumatico da spingerla a rifugiarsi lì? E cosa possono fare le beghine per lei? Di certo sia la sua famiglia sia la Chiesa non reagirebbero bene, se venissero a conoscenza del fatto che le beghine nascondono una fuggitiva, ma come si può rifiutare la propria protezione a una ragazza che è stata abusata? Se su questo la saggia Ysabel è ben consapevole e intende mettere a punto un buon piano per evitare a Maheut nuove sevizie, altre beghine si mostrano più fredde, timorose delle ripercussioni.
In effetti, nel 1310, sotto il regno di Filippo il Bello, il mondo della Chiesa e la politica sono squarciati da numerosi scandali, primo tra tutti il processo ai Templari, accusati di nefandezze. Anche una beghina, Marguerite Porete, è nei guai per l'opera da lei composta Specchio delle anime semplici, un testo dedicato all'amore per Dio, che ha attirato gli strali della Chiesa, specialmente dopo aver scoperto che la donna aveva un certo seguito. Quale sarà il suo destino? Sappiamo che incarcerazioni, roghi e le peggiori sevizie sono soluzioni estreme ma praticate con una certa facilità, e dunque lungo tutto il romanzo serpeggia la minaccia di poteri forti che, nell'intentare un processo, sanno bene come manipolarlo...
Tanti sono i piani su cui si svolgono le vicende, ordinate cronologicamente, fino a lasciarci intuire che "la notte delle beghine" sta ormai per scendere. I personaggi si conoscono a poco a poco e bisogna un po' pazientare, perché spesso Aline Kiner temporeggia e lascia in sospeso le vicende, per poi riprenderle capitoli dopo. Intravvediamo fin dalle prime pagine quanto il desiderio di autonomia delle beghine sia tutt'uno con l'affrancarsi da una dimensione in cui la donna non conta o è la proprietà di un padre, che intende mercanteggiare al meglio un matrimonio vantaggioso. Con il beghinaggio, le donne trovano un'alternativa per diventare indipendenti, poter disporre dei propri beni, semmai aprire anche una propria attività, senza doversi per forza sposare o risposare. L'amore è accantonato dalla maggior parte di loro, ma non da tutte, né viene esclusa dalle loro vite la possibilità di darsi piacere.
Quella che ci racconta Aline Kiner, sulla scorta di una puntuale documentazione storica, è una realtà molto meno bigotta, moralista e chiusa di quanto potremmo pensare tradizionalmente, all'idea del Medioevo. Semmai sono soprattutto gli intrighi che minacciano il potere, della Chiesa tanto quanto del re, a generare scandali e punizioni esemplari, perché la paura è sempre quella che il mondo, così come lo conosciamo, possa cambiare e trovarci impreparati, più esposti alla rivoluzione sotterranea di donne coraggiose.
GMGhioni