Yahho Nippon!
testi e illustrazioni di Èva Offredo
traduzione dal francese di Denis Pitter
rilettura edizione italiana a cura di Asuka Ozumi
L’ippocampo, 2022
Età di lettura: da 6 anni
pp. 56
€ 15,90 (cartaceo)
“Ama il tuo lavoro e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita”. Recita così un vecchio adagio che al giorno d’oggi, in tempi caratterizzati da un mercato alle prese con problematiche e rivoluzioni tanto interne quanto esterne, oltrepassa i limiti della frase motivazionale per sconfinare quasi nell’augurio utopistico. Eppure, nonostante tutti gli innegabili punti deboli legati alla questione più generale dell’“impiego”, il motto proverbiale non perde il suo fondo di verità, che ancor si scorge, intatto e concreto, oltre la superficie increspata dai venti della crisi. A Occidente come a Oriente. Lo sanno bene, difatti, le protagoniste di Yahho Nippon!, opera ultima di Èva Offredo pubblicata da L'ippocampo nella sua traduzione italiana: otto donne giapponesi di ogni età che hanno dato retta alle rispettive attitudini e hanno fatto sì che queste corrispondessero al proprio avvenire professionale. A presentarcele, con parole e disegni, è la stessa autrice (con Alex Cousseau) del fortunatissimo Murdo, con la differenza che al centro di queste storie non ci sono più i desideri, le passioni e i sogni di uno yeti più simile agli umani di quanto si sarebbe portati a credere, ma i progetti divenuti realtà di almeno tre generazioni di professioniste.
A partire da Tsuyu, la coltivatrice di soba e mugnaia che ci sorride dalla copertina. E con lei, in ordine di apparizione, ci sono: la lottatrice di sumo Shikiri, la briologa Uchimizu, la creatrice di fuochi d’artificio hanabi Mōsō, l’addetta alle sabbiature Higasa, la pittrice di aquiloni Wan Wan, la restauratrice kintsugi Chawan e l’artista chindōgu Kodomo. Tutte, a turno, ci rivolgono un sorriso e uno squillante “Yahho!”, il cui significato è presto detto:
«YAHHO» si legge a mo’ di sintetico preambolo introduttivo «è il vocabolo utilizzato dalle bambine giapponesi per salutarsi con complicità e buonumore. È anche la parolina che si usa in montagna per testare l’eco.
- YAH-HO!
- …YAAAAAH… HOOOOO…».
A proposito di geografia: con una varietà di provenienze che ben si armonizza con l’originalità dei rispettivi mestieri, le protagoniste di questo libro risiedono in ogni angolo dell’arcipelago nipponico, e una cartina tematica a inizio volume le colloca negli specifici luoghi d’origine; un primo indizio di quella diversità di cui l’autrice intende dare conto. Lungi dal rifugiarsi nei soliti luoghi comuni riguardanti le figure femminili e il Sol Levante, Èva Offredo si diverte difatti a esplorare in lungo e in largo le diverse aree del paese e le personalità delle otto amiche: la semplicità (che non è mai banalità) delle spiegazioni si accorda con il tratto sintetico e le palette cromatiche essenziali che caratterizzano le tavole, restituendo ritratti che suscitano simpatia, ammirazione e non poco stupore per il modo in cui l’originalità dei lavori non risulta mai disgiunta dall’autenticità dei personaggi, sempre di grande ispirazione e sempre credibili nelle loro scelte così dettate dal cuore; scelte così appaganti proprio perché, al netto di ogni effettiva minoranza o apparente stramberia, esse rispecchiano in tutto e per tutto l’indole di chi per loro ha studiato, faticato, speso energie fisiche e mentali e, non da ultimo, immaginato e fantasticato. E forse è proprio per questo che il volume non può che concludersi con la raffigurazione a tutta pagina di un daruma:
«in Giappone, queste figurine di cartapesta sono considerate dei portafortuna. Quando si esprime un desiderio o si comincia un nuovo progetto si inizia a disegnare l’occhio sinistro, e quando la cosa si realizza viene disegnato l’occhio destro. I daruma sono anche un incoraggiamento a impegnarsi ed essere pazienti per raggiungere i propri sogni».
Non potrebbe esserci chiusa migliore di un’illustrazione così positiva e benaugurante per un libro che spiega ai bambini in modo semplice e libero da stress agonistico quanta bellezza possa esserci nella scoperta della propria vocazione professionale; allo stesso modo, se il pubblico di lettori che sfoglia queste pagine sarà più maturo o direttamente adulto, non potrà non confermare quanto sia importante riuscire a far coincidere il proprio mestiere con il proprio appagante ruolo nel mondo. Sebbene ancorato a una realtà tutta orientale, con riferimenti identitari precisi e inequivocabili che però vogliono essere anche un invito a conoscere meglio e oltre ogni stereotipo una cultura ricca e complessa come quella giapponese – a questo scopo a ciascuna delle protagoniste è associata anche la spiegazione di due parole “a tema” – Yahho Nippon, in fin dei conti, è (come del resto era lo stesso Murdo) un libricino sul senso universale della vita: da regalare ai più piccoli, che senza dubbio lo apprezzeranno con il gusto della curiosità e della scoperta, ma da sfogliare con soddisfazione anche nel caso in cui si sia più grandi, per ricordare a se stessi la propria unicità, il proprio potenziale e l’impagabile felicità che deriva dal metterli a frutto in un impiego quotidiano.
Cecilia Mariani