Dalla parte di lei
di Alba de Cèspedes
Mondadori, 2021
1^ edizione: 1949
pp. 552
€15,00 (cartaceo)
€7,99 (ebook)
pp. 552
€15,00 (cartaceo)
€7,99 (ebook)
Disponibile anche in audiolibro su Audible (tempo di ascolto: 19 ore e 23 minuti; lettura di Chiara Leoncini)
Ricordo la prima volta in cui sentii parlare di Dalla parte di lei di Alba de Cèspedes. Alla Sapienza tenevano un ciclo di seminari nei quali esperti di letteratura e di psicanalisi si confrontavano sul tema dell’amore nelle grandi opere della letteratura, e Dalla parte di lei era uno dei romanzi oggetto di analisi. Rimasi impressionata dall’intervento dello psicanalista, che elogiava la maestria di de Cèspedes nel tratteggiare, quasi fosse un’esperta del settore, il vortice di pensieri e collegamenti che investe la mente di una persona che arriva a compiere un gesto estremo. Mi ripromisi di leggere il romanzo, l’ho fatto adesso dopo anni e l’intervento dello psicanalista mi è subito tornato alla mente. Fra i tanti motivi per cui questo libro è diventato un classico, la lucidità con cui l’autrice segue i percorsi di una mente alterata dal dolore è forse quello che maggiormente conferisce valore all’opera.
Roma, 1939. Dalla parte di lei si presenta come una lunga memoria di Alessandra, una donna condannata per un delitto efferato, che affida alla parola scritta riflessioni sulla sua vita a partire dall’infanzia fino ad arrivare all’atroce delitto. Potremmo dividere il romanzo in due macro parti: nella prima, la narratrice affronta i ricordi della propria infanzia e adolescenza e sviscera in particolare l’argomento della madre, figura centrale del romanzo. La prima parte, per dichiarazione della stessa protagonista, è necessaria per comprendere la seconda: è come se il passato di Alessandra fosse composto da piccoli tasselli dolorosi che vanno a incastrarsi in un angolo della sua interiorità, pronti a esplodere come schegge. E così nella seconda parte, quella dedicata principalmente alla storia d’amore con Francesco, emerge in maniera più chiara che mai l’inesorabilità con la quale il passato costringe, vincola, determina.
Alessandra è una ragazza che fin da bambina si rivela dotata di una spiccata tendenza alla contemplazione e all’inclinazione artistica. Un’attitudine che viene incoraggiata dalla madre Eleonora, verso la quale Alessandra nutre un’adorazione forse fuori dal comune. Madre e figlia condividono la struggente necessità di ricercare le più sincere vibrazioni della vita, oltre le convenzioni che le incasellano in ruoli predefiniti in cui la felicità sembra dover essere altrettanto predefinita: una bella casa, un marito e padre con un buon lavoro sembrano bastare a molte donne nella loro condizione, ma non a loro. Eleonora si suicida per amore: dopo aver constatato l’impossibilità di cambiare la sua vita, decide che è meglio interromperla. Per Alessandra è una ferita insanabile, eppure il suicidio della madre contribuisce a sublimarne l’immagine di donna libera e fiera: togliendosi la vita, Eleonora ha scelto la più estrema forma di ribellione nei confronti di un mondo fatto dagli uomini per gli uomini. Alessandra potrebbe cominciare a odiare gli uomini, ma sceglie un’altra strada: quella lungo la quale le donne possono continuare a sperare di incontrare qualcuno che le veda veramente. Alla fiducia nell’amore si accompagna un crescente senso di comunanza nei confronti delle donne, le donne che tanto fanno e tanto sentono, senza che nessuno chieda loro se hanno bisogno di fermarsi.
L’occasione attesa per anni arriva il giorno in cui Alessandra conosce Francesco, intellettuale affascinante che fin dal primo corteggiamento sembra mostrare la sensibilità e la propensione per i sentimenti tanto rari negli uomini che la protagonista ha incontrato finora. A un primo periodo da sogno fatto di lunghe passeggiate e chiacchiere infinite segue il declino dopo il matrimonio. Francesco si trasforma in un comune marito dell’epoca, che bacia la moglie sulla guancia e le porta le paste la domenica: una intollerabile gentilezza prende inesorabilmente il posto della passione dei primi tempi. A questo si aggiungono la guerra e l’impegno politico di Francesco, che porta i due coniugi a passare del tempo lontani. E in una escalation finale crudamente drammatica noi seguiamo la disperazione di Alessandra, che prima spera, poi chiede, infine implora di essere amata. Tutto va in frantumi, il passato frana sulla protagonista: le pene della madre, l’insostenibile freddezza di suo padre, la maledetta fiducia nell’avvenire, l’umiliazione, il dolore per le donne che aspettano tutta la vita per un po’ di felicità e poi lasciano questo mondo senza essere mai state viste. Le conseguenze non possono che essere estreme.
«Dalla parte di lei è un romanzo che, pur nella sua tragica fine, voleva opporsi a che l’amore fosse un’illusione»: così scrive Alba de Cèspedes nel 1994. A dispetto degli eventi, il romanzo celebra la forza dell’amore e delle donne che traggono il coraggio da una fonte inestinguibile. La capacità di amare e sentire può essere la peggiore delle condanne ma anche il più straordinario dei privilegi: consente di avvicinare almeno un poco il centro della vita, dove convergono il massimo della miseria e la forma più pura della bellezza. Solo le donne possono accedervi? No, naturalmente. Ma c’è una storia millenaria alle nostre spalle che vede le donne subalterne, e non è un male manifestare una giusta dose di orgoglio affermando che forse, in una lunga tradizione da donna a donna che si protrae per i passaggi sotterranei del nostro essere, il tempo abbia portato le donne a essere più votate alla vita contemplativa e all’importanza dei sentimenti. Perché quando si passa tanto tempo ad osservare fuori dalla finestra, proprio come amava fare Alessandra da bambina, i misteriosi contorni delle cose iniziano a parlare e a suggerire che questo sia davvero un mondo spaventoso, insensato e ricco di insidie, e che l’unica arma che abbiamo per difenderci sia aggrapparci gli uni agli altri per non lasciarci trascinare dalla corrente.
Alessia Martoni
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