L’archeologia dell’amore
Traduzione di Bruno Mazzoni
NEO Edizioni, 2022
pp. 314
€ 18,00 (cartaceo)
Cătălin Pavel è un archeologo e scrittore romeno, autore del libro L’archeologia dell’amore, tradotto da Bruno Mazzoni per le NEO Edizioni, che racconta di amori, di affetti e di relazioni familiari attraverso i resti e i reperti archeologici dalla Preistoria fino al primo Novecento. L’idea di questo libro, come scrive l’autore nell’introduzione Idee di cantiere, nasce durante una campagna di scavo vicino allo Stretto dei Dardanelli quando si trovava con i colleghi a parlare di coppie che si erano formate durante i lavori e mentre rivenivano resti che rimandavano all’amore, come una statuetta di Eros in marmo.
L’amore di Artemisia per Mausolo è stato grandioso, monumentale e la sua sofferenza alla morte del marito era data come esempio nell’Antichità […]. Nei due anni in cui gli è sopravvissuta (353-351 a.C.), lei ha costruito ad Alicarnasso (oggi il porto di Bodrum) il monumento funerario che sarebbe divenuto da subito una delle sette meraviglie del mondo antico e in grado di fornire per sempre il nome a qualunque costruzione funeraria di particolare pregio. Il monumento più alto di un palazzo di dieci piani (paragone che, ne sono convinto non avrebbe lusingato il re), domina il porto antico ed è rimasto quasi intatto fino a tutto il Medioevo. (pp. 172-173)
Il testo, diviso in 15 capitoli, si snoda tra eventi, età e personaggi che hanno come comune denominatore l’amore e tutte le sue declinazioni, come quello appena citato di Artemisia per Mausolo, a cui lei fece dopo la sua morte costruire un mausoleo ad Alicarnasso per ricordarlo, oppure la costruzione del Taj Mahal voluta da Shah Jahan per onorare la moglie Momruz, morta durante il parto.
Vengono menzionati poi antichi sortilegi
d’amore adottati in Egitto, avventure amorose di eroi e di dèi nel mondo greco, mentre per il mondo romano vengono citati i comportamenti di Cesare e di Augusto. Non
mancano i richiami al Nuovo Mondo con Cristoforo Colombo e alle relazioni
intrecciate tra i conquistadores e le donne indigene. Nei capitoli finali vengono
nominate la studiosa e archeologa Gertrude Bell e i suoi importanti
interventi in Medio Oriente e la nota moglie dell’archeologo Max Mallowan, nonché la
scrittrice Agatha Christie, che ha ambientato diversi dei suoi romanzi, come Morte
sul Nilo, su antiche rovine archeologiche.
Negli anni 1905-1907, quando Gertrude Bell investiga il sito di Binbirkilise (Mille e una chiese, in turco) sull’Altopiano dell’Anatolia centrale, a 30 chilometri da Karaman, era estremamente difficile per una donna organizzare (e finanziare, nel suo caso) una spedizione nell’Impero Ottomano […] La spedizione ha successo, e questo in archeologia si misura innanzitutto attraverso la tempestività e la qualità della pubblicazione. Bell riesce a pubblicare i suoi risultati in soli due anni. (p. 233)
Se in Les Demoiselles
d’Avignon Picasso trae ispirazione non solo dall’arte africana, ma anche da
quella greca e iberica, Pavel ricorda che De Chirico in piazze malinconiche
inserisce donne, come avviene con Arianna, che, abbandonata dal marito, attende un altro
uomo. Nell’ultimo capitolo sono invece indicati i manufatti scoperti durante gli
scavi novecenteschi, come quelli eseguiti negli anni nella Prima Guerra
Mondiale.
Agatha non solo aveva imparato a disegnare in scala gli oggetti dello scavo, ma nel 1937 aveva seguito anche un corso alla Reinhardt School of Commercial Photography, a Londra, e l’anno seguente diventa, per parecchio tempo da allora in poi, il fotografo ufficiale del cantiere […] Nello stesso anno lei realizza anche il primo dei due film di cantiere conservati. È del resto uno dei primi film a colori a soggetto archeologico mai fatti da un privato cittadino. Nel film scorgiamo i mostri di pietra assiri, lamassu, e molti operai. (p. 257)
Le oltre trecento pagine si
susseguono in maniera snella, seppur tecnica, gli argomenti hanno un ordine
cronologico e il lessico risulta semplificato e puntuale. Ironica e lirica è la
trama di amori che travalicano il tempo e lo spazio, i legami indissolubili rimangono
visibili attraverso resti tangibili e monumentali, per cui troviamo tante storie bellissime di
sentimenti vissuti nelle diverse epoche storiche da donne e da uomini nella
loro quotidiana normalità. Questo saggio si muove lungo coordinate
inedite di leggerezza e di concretezza, dove sono i codici, i palazzi, i materiali,
le pitture, le incisioni e gli scheletri a catalogare e suggellare amori e affetti. Lo potremmo definire un excursus di racconti ricchi di particolari storici e iconografici che si
legano ad aneddoti personali e curiosi per un amalgama armonico e calzante, ma mai
pedante. Una narrazione condotta tra testimonianze e significati singolari
grazie a un’indagine dalle dinamiche originali, in cui si susseguono notizie,
fatti ed emozioni: “Come possiamo scoprire quanto ci sia vicino un anonimo
abbraccio dell’Età del Ferro?” Con l’archeologia dell’amore!
Silvia Papa
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