«Se gli Almazàn erano considerati maledetti, ci sarà stata una ragione e magari è qui, sotto i nostri occhi». (p. 69)
Dopo Questione di Costanza (2019) e Costanza e i buoni propositi (2020), è tempo di capire se Costanza avrà trovato il suo posto nel mondo. Siamo ancora a Verona, dove Costanza vive con sua figlia Flora e sua sorella Antonietta. Le circostanze, però, sono cambiate rispetto ai primi due romanzi, perché la loro casa è frequentata sempre più spesso da Marco, il padre di Flora, verso cui Costanza prova ancora un'attrazione difficilissima da gestire, visto quanto è accaduto in Costanza e i buoni propositi (non facciamo riassunti per non fare spoiler). Possiamo però riassumere i sentimenti di Costanza per Marco in una citazione:
Noi viviamo nei ricordi degli altri in un modo che non riusciamo a prevedere, né immaginare; lui viveva nei miei a metà tra l'idealizzazione e l'anatema. (pp. 242-243)
Inoltre, Costanza ha ormai accettato un posto all'ospedale di Venezia come anatomopatologa e quindi ha deciso di lasciare il suo posto all'Istituto di Paleopatologia di Verona per un lavoro più stabile, anche se questa scelta le è costata fatica.
Se ci illudiamo che ormai Costanza abbia trovato un nuovo equilibrio, dobbiamo essere anche pronti a ricrederci: nonostante la protagonista ci abbia ormai abituato ai suoi colpi di testa, ogni volta restiamo spiazzati da quel misto di "carpe diem" e di irrequietezza che la muovono. Ecco perché, quando i suoi ex colleghi avanzano la proposta di tornare a occuparsi di un caso di Paleopatologia interessante e ben pagato a Venezia, Costanza non ci pensa due volte e prende le ferie dall'ospedale.
I datori di lavoro sono gli Almazàn, un'antica famiglia di origine spagnola, trapiantatasi a Venezia e diventata nobile comprandosi il titolo in tempi remoti. La signora Almazàn vuole indagare sul passato dei suoi avi per capire perché «a Venezia se dici Almazàn dici il Male» (p. 31). Cosa avrà mai fatto diffondere maldicenze durevoli e diaboliche sui suoi famigliari? E perché alcuni di loro sono stati tacciati di vampirismo?
Costanza e i suoi ex colleghi, riunitisi al gran completo, devono fare chiarezza riaprendo la cripta di famiglia nella chiesa di Santa Maria della Mercede, approfittando dei restauri che stanno per iniziare. Se aggiungiamo che a occuparsi del cantiere ci sarà proprio Marco, il papà di Flora, è facile immaginare perché Costanza abbia accettato il caso tanto in fretta! A complicare ulteriormente la situazione ci si mette Andrea, l'avvenente rampollo di casa Almazàn, che sembra mostrare grande interesse per gli studi di Costanza: dipenderà dal fatto che entrambi sono medici, o c'è sotto qualcosa?
Come già accade nei primi due libri della saga, al piano del presente, sempre spruzzato di ironia e di imprevedibilità, si alterna la dimensione storica, dove ad agire sono in questo caso gli avi Almazàn, tra il 1678 e il 1679 (anni cruciali per l'affermarsi della nomea della famiglia), spingendosi fino al 1700. Dunque, mentre da un lato Costanza e i suoi colleghi si impegnano per ricostruire il passato, dall'altro lato vediamo i personaggi stessi agire sulla scena, spesso gettando luce su ciò che ancora non si è ricostruito nel presente. E se i metodi e gli strumenti della Paleopatologia possono scoprire molto, le emozioni e i pensieri dei personaggi possono solo essere immaginati; dunque, l'indagine scientifica può, certamente, rispondere a tante delle domande della famiglia Almazàn, ma non a tutte.
Ancora una volta, Costanza si lascia affascinare da un campo di studi che pensava completamente lontano da lei; e ancora una volta i risultati saranno scioccanti e ci porteranno a riflettere su quante storie del passato restino sepolte per secoli, potenzialmente per sempre. Spiacerà ai fan di Costanza scoprire che con questo romanzo si chiude la serie, ma a loro posso suggerire di non abbattersi: in questo terzo volume ci sono colpi di scena decisamente goduriosi!
GMGhioni
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