L'importanza della traduzione di un classico: "Antologia di Spoon River. Edizione melodica e illustrata" per Le trame di Circe




Antologia di Spoon River. Edizione melodica e illustrata.
di Edgar Lee Masters
Le Trame di Circe, giugno 2022

Traduzione di Simonetta Caminiti
Copertina illustrata da Letizia Cadonici

pp. 280
€ 14 (cartaceo)


Uno dei classici più importanti della letteratura americana e angloamericana moderna, "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters, viene pubblicato lo scorso giugno da Le trame di Circe in una versione nuova, potremmo dire una versione 2.0, illustrata dalle penne di quattro artisti, Letizia Cadonici, Lucilla De Biase, Valeria Panzironi e Alessandro Santoro. Ciò che più mi ha incuriosita però non è tanto la presenza dei disegni, peraltro azzeccati, ma la dicitura "melodica" in copertina. Mi sono chiesta quale fosse il senso di un aggettivo così specifico in relazione a un testo scritto e credo che nelle intenzioni della traduttrice Simonetta Caminiti ci fosse quella di pensare alle poesie dell'autore come fossero fogli di uno spartito.
La prima traduzione italiana del libro risale al 1943 a cura di Fernanda Pivano e Cesare Pavese, esce col titolo "Antologia di S. River" e viene sequestrata dalla censura per immoralità della copertina (non serve sottolineare il periodo storico di riferimento, tra l'altro Pivano sarà anche incarcerata per aver tradotto il libro), un modo goffo per mettere un veto al suo contenuto che, sotto forma di epitaffi, lascia parlare molteplici narratori di tematiche scomode e decisamente antifasciste, quali l'aborto, l'adulterio, la colpa, lo strozzinaggio, la corruzione delle autorità, la condizione misera dell'essere umano.
Allora, per rendere utile questa recensione, mi piaceva l'idea di provare a capire quale fosse la differenza tra le due traduzioni, nel tentativo di cogliere questa nuova melodia. Di seguito, una delle mie poesie preferite della raccolta, "Paul McNeely" (traduzione Pivano; a seguire, traduzione Caminiti):

Cara Jane! Cara dolcissima Jane!
Come mi entravi nella stanza – quand’ero malato –
con la cuffietta da infermiera e i polsini di lino,
mi prendevi la mano e mi dicevi sorridendo:
«Non siete poi così malato – guarirete presto».
E come il limpido pensiero dei tuoi occhi
discendeva nei miei, quale rugiada che si insinua
nell’anima di un fiore.
Cara Jane! Tutta la fortuna dei McNeely
non avrebbe comprato la cura che avesti di me,
giorno e notte, e notte e giorno;
non avrebbe pagato il tuo sorriso, né il calore della tua anima
nelle tue manine appoggiate alla mia fronte.
Jane, finché la fiamma della vita si spense
nel buio, di là dal disco della notte,
io anelai e sperai di guarire
per posare il mio capo sui tuoi dolci seni
e tenerti avvinghiata in una stretta d’amore.
Ha pensato mio padre a te quando è morto,
Jane, cara Jane? (Antologia di S.River, 1943)

Cara Jane! Mia cara, amatissima Jane!
Come entravi furtiva nella stanza, quand'ero malato,
con la cuffia d'infermiera e i polsini di lino,
mi prendevi la mano e in un sorriso dicevi:
"Non siete tanto malato, voi guarirete".
E quanto liquido era il pensiero
che stillava dagli occhi tuoi nei miei, rugiada che un
fiore stilla in segreto, nella sua anima.
Mia Jane! L'intera fortuna dei McNeely
non sarebbe bastata per la tua premura,
giorno e notte, e notte e giorno;
non per il sorriso tuo, e il tuo cuore caldo
nei palmi che appoggiavi sulla mia fronte.
Jane, finché non fu spenta la fiamma della vita
nel buio disco della notte,
sognai disperato di guarire
perché i tuoi seni fossero un cuscino
e in una stretta d'amore potesse tenerti forte.
Ma si occupò di te mio padre, alla sua morte,
Jane? Dolce Jane.  (Antologia di Spoon River, Le trame di Circe, pg.111)

Confrontando le due traduzioni con l'originale inglese, l'impressione che ho avuto è che la versione di Pivano sia più letterale - termini come "anelare" sono quasi in disuso oggi, e laddove Lee Masters usa il verbo to long, effettivamente "anelare", "bramare", "desiderare ardentemente" e quindi reso in modo fedele nella prima traduzione italiana, Simonetta Caminiti preferisce il più moderno e immediato "sognare". Come pure, nell'originale, si parla di little hands, Pivano lo traduce con "manine" e Caminiti con "palmi". Al contrario, in un cambio delle parti, Pivano prende le distanze dall'originale liquid thought e lo traspone come "limpido pensiero" invece di, come fa Caminiti, "liquido pensiero".  Allora non è tanto chi sia stata più aderente o meno alle parole precise, all'originale d'inizio XX secolo (perché ricordiamo che "Antologia di Spoon River" viene pubblicata dal maggio del 1914 al gennaio del 1915 sul Reedy’s Mirror, un giornale di Saint Louis, Missouri) ma quale sia la versione più melodica. Effettivamente, se prendiamo come campione solo questa poesia, a me pare che la traduzione di Caminiti - senza voler nulla togliere alla maestria di Fernanda Pivano, lungi da me ergermi a esperta di traduzioni, nonostante gli anni passati tra le aule dell'Orientale di Napoli - sia più dolce, scorrevole, inevitabilmente più adatta alla lettura contemporanea. Chiaramente questo non vale per tutte le centinaia di poesie presenti nel volume, ma per questo caso singolo, direi di sì.
Passando di voce in voce, di personaggio in personaggio, ci si rende conto - non in modo immediato, ché si tratta di un testo impegnativo e dalla lunga decantazione - dell'intenzione della casa editrice e della traduttrice di alleggerire un po' i toni, di renderli più svelti, più ritmati, evitando di incappare in "scalini immaginari", di forma o di sostanza. Con questo non voglio dire che sia avvenuto il miracolo, il testo rimane una di quelle letture da prendere con pazienza e con voglia di comprendere, ma apprezzo il buon proposito a monte.
L'importanza che questo libro ha, la sua chiara non-volontà di essere qualcosa di commemorativo, ma solamente lo specchio di una società che non ha nulla da perdere, ormai morta e, letteralmente, sepolta, sta nell'aprire gli occhi al lettore, lasciando che si renda conto di quanto la società americana di quel tempo, soprattutto quella rurale, sia stata misera, insalubre, antica, ottusa. Una denuncia quindi, tramite pensieri realistici volutamente scritti come fossero iscrizioni sepolcrali, al finto puritanesimo, alla tristezza della provincia, al successo traditore delle metropoli che stavano nascendo. 
Una versione tutta da scoprire questa di Le trame di Circe, resa ancora più unica dalle sue illustrazioni.

Deborah D'Addetta