Teddy
di Jason Rekulak
Giunti, 2022
Traduzione di Roberto Serrai
Illustrazioni di Will Staehle e Doogie Horner
pp. 414
€ 16,90 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Credevo fosse un thriller. Ho poi scoperto che era un
horror. Infine, dopotutto, si è rivelato un thriller. La mia lettura di Teddy è avvenuta all’insegna di una
confusione di genere che ha alimentato la curiosità, oltre a qualche brivido
lungo la schiena e all’impulso di dormire con la luce accesa.
La narrazione viene condotta da Jason Rekulak linearmente, con l’eccezione di pochi flashback, e con una prosa
prevalentemente paratattica, piuttosto semplice e ricca di dialoghi. L’esito è
quello di mantenere avvinto il lettore,
che procede quindi a ritmi serrati, pur di scoprire come evolverà la storia.
Protagonista è la ventunenne Mallory Quinn. Il suo passato drammatico e i trascorsi da tossicodipendente, che
l’hanno allontanata dalla famiglia e ne hanno compromesso le prospettive
future, se da un lato generano in lei un forte bisogno di approvazione e
riscatto, dall’altro la configurano subito come una narratrice inaffidabile. Quando viene assunta dai Maxwell per
accudire il loro bambino di 5 anni, per la ragazza questa è l’occasione di
iniziare una nuova vita, di uscire
dal rifugio protetto in cui è stata negli ultimi diciotto mesi e testarsi nel
mondo reale. Dopo alcune resistente iniziali, Ted e Caroline la accolgono in
famiglia, le offrono il piccolo cottage al limitare della loro tenuta, le
riservano piena fiducia in virtù dell’affezione che il piccolo Teddy subito
mostra nei suoi confronti. E Mallory si sente apprezzata, gratificata e nel suo
elemento.
A disturbare la pacifica routine lavorativa e
l’idillio di giornate trascorse tra giochi e piacevolezze, i disegni del bimbo, che da solari e
infantili cominciano a farsi oscuri,
minacciosi. Sempre più spesso si vede in essi la mano di Anya, l’amica
invisibile di Teddy, raffigurata come figura spettrale, dalla bocca spalancata
in un urlo e gli occhi che si fanno antri oscuri. Mallory inizia a sentirsi
osservata, seguita. Anche le dimensioni ridotte della sua stanza, prima nido
accogliente, si fanno claustrofobiche.
La scelta di inserire le riproduzioni dei disegni
all’interno del volume, di mostrare concretamente il cambio del tratto e le
immagini sempre più inquietanti, non fa che accrescere la tensione per il
lettore: di chi è il cadavere trascinato e sepolto nel bosco che si ripresenta
più volte? Cosa rappresenta il coniglio, e chi è la bimba sperduta, o l’angelo
che la soccorre? Le domande si affastellano e per buona parte del romanzo non
sono date risposte. Per di più, le sfumature
paranormali obbligano fin da subito a una sospensione dell’incredulità da parte del lettore, che non può
cavarsela – va detto e tenuto presente fin da principio – con nessuna
spiegazione razionale. Ciò per cui esiste soluzione è invece il mistero
relativo al messaggio contenuto tra i
disegni, e l’indagine, continuamente ostacolata, della protagonista per
riuscire a comprenderlo. I segnali sono infatti incompleti e contraddittori, e
Mallory deve ripetutamente confrontarsi con la labilità della propria memoria,
con la sua insicurezza, con la paura concreta di stare impazzendo, o di essere
prossima a una ricaduta nella dipendenza:
In questo puzzle ci sono così tanti pezzi che comincia a farmi male la testa. Mi sembra di voler incastrare per forza un blocchetto quadrato in un buco rotondo, o di imporre una soluzione molto semplice a un problema molto complicato. (p. 327)
Quello che si può dire, pur senza svelare troppo, è
che l’autore è abile a impartire a un certo punto una svolta nella narrazione, dando un senso nuovo e inaspettato
all’elemento orrorifico e alla figura sempre più nitida di Anya. I continui
cambi di prospettiva e i colpi di scena che si moltiplicano in vista del
finale, insieme alla costruzione credibile del personaggio di Mallory, rendono
il volume accattivante anche per chi solitamente non si cimenta con i romanzi
del brivido. E in attesa dell’annunciata serie su Netflix tratta dal romanzo, a
qualcuno potrebbe anche venire la tentazione di approfondire la conoscenza del
genere, andandone a recuperare qualche caposaldo per poter fare gli opportuni
confronti.
Carolina
Pernigo
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