Quando l'avvocato Valfredo Volterra decide di comprare un appartamento che per anni è rimasto vuoto, perché buio e dall'atmosfera poco allegra, appena rialzato rispetto alla portineria, nel palazzo c'è un po' di stupore: cosa può mai spingere un uomo a volersi trasferire lì con la famiglia? Soprattutto la portinaia, la signora Ersilia, cerca di comprendere se la famiglia Volterra abbia qualche segreto, ma presto i nuovi arrivati le sembrano troppo normali, cortesi e riservati per suscitare pettegolezzi. Così anche lei si disinteressa a Valfredo, alla moglie Eliana e alle loro figlie, Regina e Corinna. Insomma, i Volterra, con la loro serva Tarantella e la signora Santina Santini, una sarta che viene a lavorare da loro ogni settimana, tornano a essere una famiglia borghese come tante altre, semmai più numerosa, perché spesso a casa loro c'è l'andirivieni di zii e cugini.
E se qualche volta i toni in casa si fanno più aspri è perché qualcuno prova a imporre a Valfredo qualcosa che gli ripugna, come partecipare a lunghi eventi mondani o a riunioni della comunità ebraica. Pur essendo di religione ebraica, infatti, Valfredo è piuttosto tiepido verso riti e appuntamenti fissi, e d'altra parte può sempre sottrarsi agli appuntamenti avanzando come motivazione il suo male alla gamba, un male che si ripresenta in momenti salienti del romanzo e che appare dunque più psicosomatico che realmente dovuto ai postumi di una brutta ferita della Prima guerra mondiale.
Un altro motivo di battibecchi più o meno accesi è la politica: la vicenda si apre nel 1920 e in casa tutti guardano con interesse diverso l'ascesa di Mussolini. Anche Valfredo sembra simpatizzare con l'ex socialista in alcuni momenti, mentre la figlia Regina prende fin dal principio posizioni drastiche, che provocano numerosi scontri col padre. Corinna, più remissiva, non sembra interessarsi davvero alla politica e così fa Eliana, che semmai si sorbisce suo malgrado le lodi sperticate su Mussolini da parte della sua sarta, che ogni settimana va dai Volterra per preparare nuovi vestiti o accomodarne di vecchi. Intanto, si spettegola su conoscenti, parenti e vicini di casa, a cominciare dalla dirimpettaia, Lilli Durante, un'attrice affascinante, di cui Santina Santini si prende cura come se fosse una seconda madre. Lilli Durante è per le ragazze di casa Volterra il modello di donna libera, emancipata e inarrivabile a cui guardano con una certa invidia e con grande curiosità. Eppure fin da subito Santina Santini rivela che Lilli è tutt'altro che felice, dal momento che la sua vita è stata ben presto sottoposta a traumi...
Ed ecco che le vite dei vari personaggi, con le loro storie d'amore, i desideri di carriera, i nuovi incontri, le delusioni, le nascite e le morti si intrecciano fortemente con il divenire della Storia. Lia Levi in Tutti i giorni di tua vita riesce magistralmente a raccontarci gli eventi nel momento del loro verificarsi, presentandoli attraverso i dubbi, le speranze, le paure, le idee della famiglia di Valfredo. E la casa, con i suoi muri ombrosi, resta ad ascoltare. Facile, per noi lettori, giudicare gli eventi col senno di poi; molto più difficile è invece per chi sta vivendo gli eventi riuscire a mantenere un distacco critico. Nessuno, d'altra parte, sarebbe riuscito a pronosticare i drammi degli anni Trenta e Quaranta!
Seguiamo così con crescente pathos l'affermarsi del fascismo, l'arrivo delle leggi razziali in Italia, la Seconda guerra mondiale e i giorni delle deportazioni, ma questi ultimissimi eventi citati occupano proprio l'ultima parte del romanzo. Rispetto ad altre sue opere, infatti, Lia Levi in Tutti i giorni di tua vita si concentra in particolare sul prima, su ciò che prepara la Shoah, ripercorrendo tutti quei piccoli enormi passi che gettano in noi lettori l'angoscia per quel che accadrà e che, invece, lasciano i personaggi annichiliti e non pienamente consci del dramma che sta per verificarsi. Questo scollamento non fa che portarci a empatizzare con loro e a provare sdegno per i potenti.
E quando gli eventi si sono verificati, cosa resta della Storia? Quali tracce del passato possiamo ritrovare? Se lo chiede Lia Levi, facendo sì che uno dei suoi personaggi provi a lanciare un messaggio al futuro, nascosto e ben riposto. La risposta alla domanda qui sopra esposta non è scontata e la si scoprirà nelle ultimissime pagine di questo romanzo particolarmente umano, pieno di personaggi che si aggiungono, indelebili, ai tanti altri volti narrativi che animano le opere di questa straordinaria autrice.
GMGhioni