di Loredana Lipperini
Bottega Errante Edizioni, settembre 2022
pp. 176
€ 17 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
C'è una Roma che si conosce meno, che tanti guardano ancora oggi con sospetto, a cominciare dai nomi di quartieri pronunciati con riserva: è la Roma della periferia, quella che ha un passato diverso, infinitamente più recente e meno turistico, qualche volta più sbandato. Ma non è forse anche questa Roma? Nel suo nuovo libro, Roma dal bordo, appena uscito per Bottega Errante Edizioni, Loredana Lipperini ci racconta la geografia sentimentale di una città che sente sua, malgrado le tante contraddizioni e le difficoltà che racchiude.
In questo reportage narrativo si ritrova fin dalle prime pagine l'essenza della scrittura schietta, esatta e senza fronzoli ma con una grande cura lessicale di Lipperini. Innanzitutto, c'è il suo essere giornalista, determinata nel portare avanti battaglie per i diritti civili e nel battersi contro il razzismo e l'individualismo spinto dei nostri giorni. Profondamente imbricato all'amarezza che Roma regala quotidianamente, si aggiunge il fascino che il centro esercita anche sulla protagonista, che qui manifesta tutta la sua padronanza narrativa e la sua capacità di osservare dettagli di rara sensibilità. È la Loredana scrittrice a raccontarci invece le contraddizioni:
I miei rapporti con Roma, dunque, vengono dal bordo ansioso di decoro, ma da quel bordo osservo e mi impiglio in non poche contraddizioni, perché la odio e la amo. (p. 57)
E talvolta sono lunghe enumerazioni antitetiche a prendersi spazio sulla pagina, animandosi davanti al lettore grazie alla loro potenza oppositiva e fortemente immaginativa. Altrove ci sono tessere di commozione, di rabbia, di nostalgia, di bellezza rivolte a un centro che attrae e respinge, esattamente come accade quando si sale sulla giostra a seggiolini. Quando il giro comincia, i seggiolini si allontanano dalla struttura centrale; così Loredana, anche quando ha provato a vivere in centro, è stata poi spinta nuovamente verso la periferia.
E questo muoversi per Roma è uno spostamento tutt'altro che semplice e indolore: non solo per il traffico costante (a poco più di quarant'anni Loredana ha scelto di non guidare più in città, per preservare la propria salute mentale!), ma anche per il vissuto che ci si porta appresso a ogni nuova residenza. È un bagaglio pesante e al tempo stesso stimolante: ogni trasloco chiede di selezionare cosa portare e cosa lasciare indietro, e anche simbolicamente ci sono aspettative deluse o frustrate che vanno fatte rinascere altrove. In più ci sono tutti i ricordi, che rappresentano l'essenza intima di questo reportage narrativo: Loredana Lipperini è generosa e al tempo stesso elegante nel raccontare senza patetismi ma con un tocco di malinconia ciò che è stato. Sono soprattutto gli anni Ottanta a prendere uno spazio amarcord in questa Roma dove la notte era sempre giovane, i posti da vedere infiniti, le compagnie più o meno stimolanti. E anche se allora sembravano degni di biasimo gli sguardi critici dei romani del centro sui giovani delle periferie, a distanza di anni ancora le affermazioni di Pietro Citati e di altri restano bruciature guarite a stento.
Attraverso il tempo e lo spazio, in Roma dal bordo osserviamo una Roma che cambia, e non sempre in meglio: da ospitale verso gli indigenti, si è fatta sempre più intollerante verso i barboni, che "deturpano" il paesaggio. È contro l'insensibilità di certe parole pronunciate e di altre scritte in rete che Loredana Lipperini si scaglia, con forza e senza incertezze. Il pensiero sotteso è uno: dove andrà Roma? Non tanto la Roma del centro o la Roma della periferia, ma Roma tutta quanta, Roma come capitale di un popolo che deve trovare il tempo per fermarsi, riflettere, guardarsi attorno e capire di avere una storia, per poi provare a costruirsi un futuro degno, un giorno, di essere ricordato in un reportage narrativo.
GMGhioni
Social Network