Il grande cerchio
di Maggie Shipstead
Rizzoli, settembre 2022
Traduzione di Francesco Graziosi
pp. 720
€ 21,00 (cartaceo)
€10,99 (ebook)
In realtà quasi tutte le intrepide signore dei cieli sono dimenticate. Negli anni Ottanta qualche volta c'era uno speciale lugubre su Marian alla tv, e oggi c'è ancora un pugno di suoi fan irriducibili a far girare teorie su internet, ma lei non è rimasta nella memoria collettiva come Amelia Earhart. La gente quantomeno crede di conoscere Amelia Earhart, anche se non è vero. Non è proprio possibile. (p. 16)
Marian Graves è stata un'aviatrice scomparsa nel 1950 nel tentativo di circumnavigare il globo da polo a polo. Di lei e del suo navigatore, proprio come era successo ad Amelia Earhart, non si sono più trovate tracce, rottami o cadaveri e le teorie e i complotti sono fioriti nel corso dei decenni.
Hadley Baxter è una giovane star di Hollywood che, a un punto morto e paparazzato della sua carriera, viene scelta per interpretare Marian in un film che racconti la sua vita. Hadley è affascinata da questa figura sin da bambina perché trova delle somiglianze tra il suo passato e quello di Marian. Sono entrambe rimaste orfane; sono state cresciute da uno zio con uno stile di vita sregolato; i genitori di Hadley sono scomparsi in un incidente areo; sia Marian che lei rischiano di sparire se questo film non racconterà la storia corretta.
«Non fare la cocciuta. Devi sapere che loro vogliono il contrasto, la foto da rivista della ragazza carina come tante, linda e pinta, coi boccoli, che serve caffè e dolci, e che però il caso vuole sia la stessa ragazza che pilota l'aeroplano gigante. Non si può avere il pilota senza la ragazza.» (p. 473)
Il Grande Cerchio, terzo romanzo della scrittrice statunitense Maggie Shipstead ed eletto a miglior romanzo del 2021 per il «Time», oltre che due linee temporali che si alternano alla narrazione – in prima persona quella di Hadley Baxter, in terza quella di Marian – tocca vari argomenti. È un ricco contenitore che tocca le sponde del romanzo familiare seguendo prima le vicende dei genitori di Marian e Jamie, il suo gemello: il padre, Addison Graves, comandante di una nave transatlantica che, a scapito della vita dei passeggeri, si salva da un affondamento che ricorda quello del Lusitania portando con sé i figli ancora in fasce mentre la moglie risulta dispersa.
Si addentra nella critica allo star system odierno evidenziando i danni che una precoce celebrità può causare: Hadley diventa famosa con un programma per ragazzini, Katie McGee, in cui non è difficile vedere in trasparenza precisi rimandi a programmi e attrici reali. Non tralascia gli abusi di potere e sessuali con chiari riferimenti a figure come Weinstein. Mostra l'inconsistenza di un determinato filone cinematografico pensato per adolescenti in cui l'urban fantasy è solo lo sfondo per relazioni sentimentali che ricalcano modelli patriarcali poco edificanti. Anche in questo caso, i riferimenti sono pungenti, per quanto di fantasia.
Con gli occhi di Marian ci vengono mostrate le montature pubblicitarie intorno alle figure delle donne pilota, imposture che la disturbano e che le fanno provare invidia e disprezzo per le colleghe.
Non le idolatrava come faceva coi piloti maschi, ma le invidiava con una ferocia che a volte rasentava l'antipatia. La disgustavano le foto d'obbligo in cui si incipriavano il naso nell'abitacolo, e la irritava e sgomentava il trambusto per Amelia Earhart, insignita del ruolo di prima donna ad attraversare l'Atlantico in volo, quando era stata una semplice passeggera a bordo del Friendship. Tanto valeva celebrare un sacco di zavorra. (p. 186)
Ampliando il raggio d'azione della tematica, vengono affrontate le difficoltà, in ogni epoca, di essere donna. Per Hadley, la disparità di trattamento quando si tratta della propria vita sessuale. Se la co-star maschile dei film può avere una relazione con una minorenne e tradire Hadley senza che ne esca uno scandalo, per lei ogni relazione la affossa nel baratro. Se per gli uomini non c'è problema a volare e contrabbandare alcol, per Marian è necessario che si tagli i capelli e reciti la parte da uomo per poter ottenere le stesse possibilità. Il diritto all'aborto, alle relazioni libere, all'abbandono di un marito che abusa ripetutamente di lei in nome di un amore malato sono ostacoli che Marian deve affrontare quasi dovesse caricarsi sulle spalle tutti i dolori e le miserie che, secondo la Bibbia, Dio avrebbe scagliato su Eva per aver mangiato il frutto proibito.
Legge dei bambini nudi e selvaggi dei climi caldi che giocano a guardare e toccare, non tanto diversi da quelli che escogita a volte Caleb quando Jamie non c'è. Legge di onde imponenti come montagne, di bonacce esasperanti, cerchi di squali, balene che balzano fuori dall'oceano, vulcani che colano fuoco. Fra tutti i libri non ce n'è uno sulle bambine come lei, ma Marian non ci fa caso. (p. 101)
La somiglianza di destino e difficoltà tra Hadley e Marian non è una reincarnazione, non c'è niente di mistico: Hadley cerca le somiglianze in Marian come noi potremmo riconoscere nell'oroscopo i riferimenti alla nostra vita. Ma sono accomunate delle prove, adattate ai tempi, che tutte le donne devono affrontare in ogni epoca storica. C'è a volte l'impressione che l'autrice abbia voluto toccare quante più tematiche calde e importanti per la questione femminile e di genere in una sola volta, quasi sovraccaricando Marian di responsabilità, ma tutto il romanzo, che alterna con equilibrio momenti molto dilatati a riassunti di anni, è così verosimile da far domandare a chi legge se Marian Graves non sia esistita davvero. Il fatto è che tutto il romanzo è una stretta connessione di arte che imita la vita che imita l'arte in un cerchio in un cui non si distingue più ciò che è finzionale da ciò che è reale rendono quindi la verosimiglianza del romanzo massima.
«Scrivi quello che vedi, quello che pensi, quello che succede. Non è tremendamente complicato. Il tema è l'esperienza. Sei tu. Non una linea immaginaria tracciata sul globo. Se il libro funziona si apriranno altre possibilità. Giri di conferenze. Potrebbero addirittura fare un film su di te.» (p. 618)
Così dicono a Marian poco prima della sua partenza per l'impresa aerea.
Il film che Hadley gira viene descritto con la stessa impostazione del vero film Amelia del 2009 con Hilary Swank. Il produttore Gavin Du Pré è la copia carbone di Harvey Weinstein; Hadley potrebbe essere qualunque starlet uscita dai programmi Disney che ha poi avuto un'adolescenza sregolata. La vita di Marian e il suo destino sembrano quelli di Amelia Earhart. Più volte, durante la lettura, viene voglia di cercare se la storia sia reale e se Hadley sia davvero un'attrice e Marian sia un'aviatrice dimenticata dalla Storia, ma sono entrambe personaggi finzionali.
Il grande cerchio è un romanzo corposo, una storia di libertà e indipendenza e di sfida alle convezioni – sia femminili che maschili. Per quanto i personaggi femminili siano in maggioranza nella narrazione, sarebbe un peccato non riconoscere anche le lotte degli uomini di questo romanzo, come quella di Eddie, il navigatore di Marian, o quella del silente Addison, il padre di Marian e Jamie costretto a caricarsi di colpe non sue sia nella vicenda dell'affondamento che nella paternità. Non manca nessun elemento per far sprofondare nella lettura perché, nonostante la mole imponente, il ritmo è alto e si attraversa tutta la prima metà del Novecento passando dal Proibizionismo, alla Depressione fino alla Seconda Guerra Mondiale senza un attimo di noia. Ma sono Hadley e Marian la vera spinta della storia. Non tanto come caratterizzazione o per la loro intraprendenza perché non sarebbero né le prime né le ultime a essere ritratte così: è l'attraversare il confine tra personaggio di carta e personaggio di carne. Sono così ben fatte e così impregnate di realtà tra cancellare il limite tra il "tratto da una storia vera" e la totale invenzione.
Giulia Pretta
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