in

Scontroso, imperativo, invadente: Andrea Vitali crea un io-narrante che, con tutti i suoi difetti, conquista il lettore.

- -



Sono mancato all'affetto dei miei cari
di Andrea Vitali
Einaudi, 2022

pp. 176
€ 16 (cartaceo)
€ 1,99 (ebook)
Audiolibro disponibile su Audible (lettura di Claudio Moneta; tempo di ascolto: 5 ore e 41 minuti)


Se mi chiedessero di consigliare un buon libro tutto basato sul monologo interiore di un personaggio carismatico, citerei volentieri Sono mancato all'affetto dei miei cari: è infatti il protagonista e io narrante, di cui non conosciamo il nome, a condurre una narrazione libera, a tratti interrotta da qualche parentetica, altrove costellata di frasi che, quasi fossero dei ritornelli, aiutano a riprendere il filo della storia. Forse perché è un romanzo improntato al parlato, forse semplicemente perché lo stile si presta a rendere ancor più avvincente la commedia dolceamara preparata da Vitali, ho apprezzato moltissimo l'ascolto in audiolibro con la lettura di Claudio Moneta e ho divorato Sono mancato all'affetto dei miei cari in un weekend.

Il protagonista è il classico padre e marito tradizionalista degli anni Sessanta: vive per la sua ferramenta, che ha costruito praticamente dal niente, portando il negozio a diventare un punto di riferimento per tutta la città. Esperto di ciò che vende tanto quanto degli escamotage per mantenere ottimi rapporti con i clienti e i fornitori, sempre all'insegna dell'onestà e della fiducia reciproca, l'uomo non è però altrettanto abile nel farsi amare dalla sua famiglia. 

Convinto di sapere sempre cosa sia meglio per tutti, il protagonista è un padre e un marito che oggigiorno definiremmo prevaricatore, presuntuoso, invadente, dispotico. Per l'epoca? È semplicemente un padre e un marito "normale", anche quando non si fa tante remore nel mettere il becco nelle questioni private di ognuno dei suoi figli. L'obiettivo è sempre quello di fare il loro bene, e il loro bene, nella sua ottica, coincide con il procurare loro una vita economicamente agiata. Avere un buon reddito, per il protagonista, consente di cancellare tante preoccupazioni, e dunque l'uomo spera che i maschi di casa ereditino la sua stessa etica del lavoro, suo baluardo. L'esempio, d'altra parte, lui l'ha sempre dato: non c'è male alla schiena che possa impedirgli di scaricare un camion di sacchi di cemento, né ci sono orari d'apertura e sacrifici capaci di fargli sognare una vacanza. Il lavoro è il vero perno attorno a cui gira tutta la vita del protagonista, che non sembra contemplare altri stili di vita. Infatti, poco male se suo figlio Alberto, non ha voglia di studiare, purché diventi un bravo erede del suo lavoro in ferramenta. Più difficile è capire l'ultimo nato, "l'Ercolino", bravissimo negli studi, mangiatore da record, eppure così magro e chiuso in un mondo tutto suo da suscitare una sorta di rispetto sospettoso da parte del padre. 

Quanto alla primogenita, "l'Alice", invece, è più importante che incontri un buon partito. La ragazza, alla fine delle magistrali, viene distolta dal suo sogno di andare all'università e diventare professoressa, perché per il padre questo suo desiderio è un capriccio. Se vuole dare ripetizioni, può farlo come passatempo. Basta che lei trovi "un marito come si deve" e faccia la mamma per guadagnarsi la rispettabilità agli occhi della gente, in primis di suo padre. Da qui i tentativi - alcuni goffi, altri decisamente ironici - da parte del protagonista di allontanare "il Maestrino" o "il Tromba", primi corteggiatori dell'Alice, il primo troppo squattrinato, il secondo poco serio. Viceversa, ben vengano pretendenti seri - leggasi: con un lavoro sicuro -, come "l'Anselmo", rappresentante per conto della ditta Ferfort, prestigiosa azienda di forniture meccaniche.

Con sua moglie, il protagonista ha un rapporto improntato alla quotidianità, non scevra però di momenti di intimità e di piena comprensione: entrambi si conoscono profondamente, capiscono cosa può nascondersi dietro un silenzio o un gesto un po' ruffiano, dietro uno sbuffo o un capriccio momentaneo. Eppure, persino con lei il protagonista ha problemi a sfogarsi, a manifestare ad alta voce le proprie preoccupazioni; e, soprattutto, gli è impossibile accettare di aver sbagliato e di dover chiedere scusa. Le sue ansie, semmai, restano chiuse in lui e le scopriamo in questo monologo interiore pieno di confessioni, spesso controbilanciate poi da meccanismi di rifiuto o auto-giustificazioni non richieste. 

In un susseguirsi di episodi tragicomici, resi ancor più goduriosi da un narratore così convinto di comprendere i fatti della vita, assistiamo a quanto la vita voglia giocare tiri mancini al protagonista. Col passare degli anni, i ragazzi crescono, il protagonista e la moglie invecchiano, mentre tutto il mondo cambia. Vitali fa osservare dal suo narratore un ventennio (tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del Novecento); anche se nella loro città di provincia tutto è più lento, il protagonista deve inesorabilmente prendere atto dei cambiamenti. E questi intaccano tutto: i valori familiari, persino l'idea di famiglia; l'imprenditoria e le leggi del mercato, facendo vacillare la sopravvivenza stessa della ferramenta. Che dire, poi, delle convinzioni del protagonista? Dovrà accettare di aver sbagliato e rivedere le sue posizioni o si rinchiuderà in una vecchiaia da scorbutico e solitario padre tollerato a stento dai suoi? 

L'ironia, arte in cui Vitali è maestro, si tinge non di rado di gioco di agnizioni stravaganti; non di rado noi lettori prevediamo il fallimento delle idee del protagonista o la verità che lui si ostina a non vedere e questa distanza tra reale e immaginato ci porta a sorridere. Altrove, tuttavia, Vitali trova il modo per farci percepire l'isolamento del suo personaggio, più di una volta visto come un don Chisciotte che fa della coerenza la sua arma più cocciuta. Benché sia lui stesso causa della sua solitudine, non di rado un po' di tristezza e di malinconia ci prende alla gola e, sì, lo ammetto, alla fine è facile provare anche un po' di commozione e sentire che ci mancherà un narratore così. 

GMGhioni