Le strane storie di Fukiage
di Banana Yoshimoto
Feltrinelli, ottobre 2022
Traduzione di Gala Maria Follaco
pp. 160
€ 15,00 (cartaceo)
€ 10,99 (ebook)
Fukiage è un luogo particolare, una specie di isola remota circondata dal mare e dalle montagne su cui si raccontano storie misteriose. In qualche modo si intuisce quali di queste siano vere, e da adulta mi sono resa conto che le persone fanno di tutto per renderle credibili. Solo andando via da qui ho scoperto che posto eccentrico sia. (p. 9)
Kodachi, dopo essersi recata a Fukiage, svanisce nel nulla. La sorella gemella Mimi tuttavia, sa che è sana e salva. Prima di prendere la decisione di trasferirsi insieme a Tōkyō, Mimi e Kodachi vivevano con Kodama e Masami, una coppia di amici dei loro genitori. Il padre delle sorelle è deceduto in un grave incidente, mentre la madre è ancora in stato comatoso. Nonostante siano gemelle, Kodachi e Mimi sono molto diverse fra loro. Kodachi richiama i lineamenti del padre, ama l’arte, è leggermente più bassa di Mimi che assomiglia molto alla madre e pratica spesso sport. Alla scomparsa di Kodachi Mimi, Kodama e Masami si mettono immediatamente sulle sue tracce.
Vedendoli percorrere la città in cerca di Kodachi con la loro automobile, mi sembrò che stessero ricamando quelle strade con il filo dell’amore, ed era una visione meravigliosa. (p. 49)
Mimi decide poi di rivolgersi a una coppia di divinatrici, una ragazza e una signora anziana, grazie al cui aiuto Mimi riesce a sciogliere i nodi intricati del suo cammino verso l'accettazione della sofferenza e dell'incertezza. Al suo fianco Mimi ha anche il guardiano del cimitero, che incontra quasi ogni giorno per trovare conforto e speranza. Grazie al guardiano Yoshimoto introduce il potere salvifico della natura, topos caro all’autrice, che si presenta sotto forma di piccoli mazzi di fiori sparsi per la città.
Aprendo gli occhi scoprii di avere un piccolo fiore di manuka in una mano. Un minuscolo fiorellino che emanava una luce intensissima. Proprio come il mazzetto del sogno. Quasi a volermi dire che c’era ancora speranza. (p. 54)
La ricerca di Mimi non è solo volta a ritrovare Kodachi, ma è anche una ricerca all’insegna del proprio io, delle proprie potenzialità e poteri. Tra creature e fenomeni di altri mondi, Yoshimoto tesse infatti una storia colma di introspezione ed elaborazione emotiva appellandosi ancora una volta al legame indissolubile tra sorelle, come già raccontato nel romanzo Le sorelle Donguri, dove anche qui vengono raccontate le vicissitudini di due sorelle totalmente diverse tra loro, Donko e Guriko, ma accomunate dalla loro passione per la comprensione dell’animo umano.
Le strane storie di Fukiage ci porta però in un mondo onirico, di sogni, di dormiveglia, dove la forza del mistero ci conduce a seguire il filo dei pensieri di Mimi alla scoperta di sé stessa e delle origini della sua famiglia.
Se tutti potessero spostarsi da un mondo all’altro a proprio piacimento anche il dolore diminuirebbe in modo sostanziale. (p. 140)
Questo romanzo nasce per essere letto tutto d’un fiato, non ci sono interruzioni, nessuna divisione in capitoli, è un flusso continuo di pensieri, racconti, paure, confessioni della protagonista che con il suo linguaggio limpido e ingenuo muove i suoi primi passi lungo un percorso di accettazione. Yoshimoto dipinge una tela dove onirismo e realtà sono in costante dialogo, creando un mondo sospeso tra elaborazione del dolore e magia.
Barbara Nicoletti
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