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Imparare a notare le differenze, prima che le somiglianze: la California di Francesco Costa

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California 
di Francesco Costa
Settembre 2022, Mondadori

pp. 190
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


A chi ci rivolgiamo, se siamo italiani e vogliamo saperne di più sugli Stati Uniti? È facile: Francesco Costa, sempre una garanzia quando si tratta di giornalismo orientato verso un angolo di pianeta molto particolare, gli Stati Uniti d’America. Un paese che noi cittadini italiani tendiamo a concepire istintivamente come simile a noi, omologandolo alla nostra visione delle cose “occidentale” per colpa di una smania eurocentrica che si dimostra come fallace ogni giorno di più. E in particolare per gli Stati Uniti, non c’è niente di più sbagliato: non solo perché sono profondamente diversi da noi, per politica, storia, composizione della popolazione, configurazioni identitarie e valoriali, e moltissimo altro; ma anche perché gli Stati Uniti sono esattamente come il loro nome, plurali, e dunque composti da numerosissime realtà diverse che sarebbe un errore non considerare nelle loro specificità. Specie quando una di queste realtà è particolare come lo è la California.

La California è uno degli stati più grandi e popolosi, e Costa per parlarne parte proprio da questo aspetto: le persone che ci abitano. Sono le persone che creano la cultura, infatti, e in pochi luoghi l’equivalenza tra persone e politica è evidente come in California, dove la politica è strutturata per essere estremamente permeabile al volere dei singoli, e dove i temi più caldi e dibattuti ruotano intorno a argomenti fondamentali come la disponibilità e la qualità di case e di scuole. Se da un lato questa dimensione estremamente umana della politica sembrerebbe un fattore positivo, dall’altro non è esattamente ideale che mettere un tetto sulla testa delle persone e garantire un buon standard di vita sia uno dei problemi più irrisolvibili agli occhi della politica locale, né è l’ideale che la possibilità di creare associazioni capaci di alzare la voce nei confronti della vita politica porti al proliferare di così tante opinioni da congelare completamente la cosa pubblica. Insomma, una situazione parecchio complessa.

Il paese delle ambiguità, dove le cose più belle sono contemporaneamente anche quelle più terribili: è anche il caso del clima, che se da una parte caratterizza la California come un vero e proprio paradiso (vi siete mai chiesti perché l’industria del cinema è esplosa proprio a Los Angeles? Qui troverete la risposta, tanto semplice quanto poetica: è per la sua luce unica al mondo), dall’altra è capace di creare vere e proprie apocalissi. È il caso degli incendi, che Costa ci riporta corredati di numeri e dati per tentare di farceli comprendere più a fondo; ma come possiamo anche solo provare a immaginare un incendio tanto grande da ridurre in cenere tre regioni italiane nel giro di un mese? È l’ennesima riprova del fatto che la California non si può comprendere con i nostri schemi percettivi, cosa su cui Costa ritorna spesso, distanziandoci e allo stesso tempo avvicinandoci di continuo alla California contemporanea in tutta la sua complicazione.

E sono numerosi gli argomenti toccati dal libro: i numeri delle persone in entrata e in uscita dalla California; il rapporto con il Texas, altro gigante americano; la nascita della Silicon Valley; la questione caldissima della brutalità da parte della polizia; gli atteggiamenti e filosofie sinistrorse definiti dalle destre come “woke” (questione, questa, così complicata che forse meriterebbe un altro libro per essere sviscerata in tutte le sue sfaccettature). Mille questioni che, assommate, definiscono un paese cruciale non solo dal punto di vista dello sviluppo degli Stati Uniti contemporanei, ma anche per le enormi differenze rispetto alla nostra realtà che possiamo cogliere a pieno nel ritratto preciso operato da Costa. E tra le differenze, forse, qualche risonanza; e qualche caveat per il nostro futuro. 

Marta Olivi