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Torna Susanna Clarke con una magica raccolta di racconti: "Le dame di Grace Adieu" per Fazi Editore

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Le dame di Grace Adieu e altre storie
di Susanna Clarke
Fazi Editore, ottobre 2022

Traduzione di Paola Merla

pp. 276
€ 17 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Già conosciuta per "Piranesi" e "Jonathan Strange & Il Signor Norrell", entrambi editi da Fazi Editore, Susanna Clarke torna in libreria con una raccolta di racconti per la collana Lainya in cui, ancora una volta, la vera protagonista è la magia. Fortemente legato al folclore britannico, il volume mescola le classiche tematiche sociali vittoriane - le donne in età da matrimonio, nomine per ricche canoniche, preoccupazioni per il denaro, descrizione di brughiere e colline verdi - alle leggende e ai racconti sui sidhe, ovvero il popolo fatato. 
Le fate, gli elfi (o come dice una delle protagoniste del racconto, i Guelfi), i folletti e gli gnomi in alcuni racconti si presentano come compagni degli umani, in altri appaiono solo se, per sbaglio, come nel caso del Duca di Wellington, si oltrepassa il velo delle Terre Altre.
I racconti contenuti nel volume sono otto, uno per ogni gusto: troveremo delle fanciulle che in realtà sono delle fate, la costruzione di un ponte magico da parte di un affascinantissimo essere magico, un coraggioso parroco di campagna che cerca di salvare una donna in difficoltà, e persino Maria di Scozia con i suoi "ricami e ricami".
Inoltre, nel racconto che dà il titolo alla raccolta, s'incontrano anche vecchie conoscenze proprio provenienti dai libri precedenti, dunque una bella sorpresa per chi li ha già letti e per chi segue le pubblicazioni dell'autrice.
"Ebbene, signore, vi darò un buon consiglio. Non farete mai progressi in quest'arte finché insisterete nel sostenere idee fuori moda sui Re Corvi e sugli esseri fatati. Non avete saputo? Sono stati tutti eliminati dal signor Strange e dal signor Norrell".
Strange la ringraziò del consiglio.
"Potremmo insegnarvi molto di più...".
"Così pare", convenne Strange, incrociando le braccia sul petto.
"...ma non ne abbiamo né il tempo né la voglia".
"Peccato", si rammaricò Strange. "Siete sicura, signora, di non volerci ripensare? Secondo il mio ultimo maestro, io sono un allievo pronto ad afferrare i principi di qualsiasi argomento".
"Quale sarebbe il nome del vostro maestro?", domandò la signorina Tobias.
"Norrell", rispose Strage a bassa voce. (p. 39)
Si percepisce chiaramente quanto l'autrice abbia fatto ricerca: le credenze britanniche in termini di magia sono parecchio radicate, pensiamo ad esempio ai miti e alle leggende che coinvolgono storie sul mostro di Lochness, sulla Spada nella roccia di Re Artù, sulle colline delle fate, sui pixies, sul gigante irlandese, sulle streghe di Lancaster, su Jack O'Kent che faceva affari col diavolo e così per altre centinaia e centinaia di racconti. Il termine stesso fairies non è così immediato da tradurre, coinvolgendo al suo interno tantissimi esseri fatati e creature fantastiche della mitologia inglese, irlandese, gallese, scozzese, solitamente nascosti nei brugh, le colline fatate di cui la terra britannica abbonda.
A questo proposito, molti sono i posti realmente esistenti che prendono in prestito questi termini per descrivere la propria natura: ad esempio, sull'isola di Skye c'è "Fairy Glen", "la valle delle fate", chiamata così per la sua particolare conformazione paesaggistica di sentieri e collinette smussate, oppure le "fairy pools", piscinette naturali ai piedi di cascate, e ancora il "Fairy bridge", il ponte delle fate, sull'isola di Man.
Tutto ciò per far capire quanto il mondo magico del Piccolo Popolo sia radicato nella cultura nel paese.
Ça va sans dire, le sue leggende e le sue storie sono diventate uno zoccolo duro nella letteratura fantasy britannica e nel volume di Susanna Clarke se ne prendono alcune e si mescolano con la vita quotidiana della gente comune. 
Il tono è leggero, divertente, malizioso, fa sorridere per la sua familiarità, attingendo a piene mani dallo stile della letteratura vittoriana, ma con quel tocco in più donato dalla stranezza delle creature magiche.
Era la creatura più bizzarra che si fosse mai vista. occhi piccoli e praticamente senza colore. Il naso aveva la forma di uno sfilatino di pane e le orecchie, rotonde e rosee, sarebbero state forse graziose in un bambino, ma non certamente in lui. Ma la cosa più curiosa era il modo in cui gli occhi e il naso si ammucchiavano in cima alla faccia, avendo probabilmente litigato con la bocca, che si era messa per conto suo a metà del mento. (p. 208-9) 
Un libro davvero divertente, che si può leggere anche senza aver prima recuperato "Piranesi" e "Jonathan Strange & Il Signor Norrell". Lo consiglio agli amanti dell'autrice, ma anche a chi è appassionato di letteratura fantasy britannica, di fate e del mondo magico dell'isola.

Deborah D'Addetta