Binari
di Giorgia
Tribuiani
Hopefulmonster,
2022
pp. 80
€ 12 (cartaceo)
A questo si aggiunga che suicidi, rallentamenti e disagi tendono a farsi più frequenti durante le feste natalizie: ha a che fare, così gli hanno detto e a lui subito è parso sensato, con la chiamata a essere felici. (p. 29)
Fra le cose che possono capitare a chi va al lavoro la mattina – o da quel lavoro ritorna la sera, che forse è anche peggio – vi è la possibilità che qualcuno, da qualche parte, abbia sentito la necessità di lanciarsi sui binari della metro o del treno, causando un disagio a tutti. È una di quelle evenienze che, accorse in un momento non proprio felice della giornata, invece di far riflettere su “Perché proprio a lui o a lei?” fa pensare “Perché proprio a me?”. Il gesto sconsiderato di uno scellerato, che ha scelto un’esecuzione pubblica a tutto svantaggio della comunità anziché una morte privata con conseguenze nefaste tuttalpiù per i parenti, diventa molto spesso l’occasione per indirizzare l’odio e il rancore accumulati verso quel perfetto estraneo che ha osato recare ulteriori fastidi nella propria giornata nera. Il tutto può venire talvolta liquidato con un’alzata di spalle quando poi il servizio viene ripristinato e il mezzo pubblico passa a prelevarci per condurci verso la nostra destinazione. Potrebbe capitare, forse più tardi, di ripensare all’accaduto e andare a cercare informazioni sui giornali locali, per trovare un nome, un cognome, una causa di quel gesto.
Quello che quasi sempre accade, però, è
che il giorno dopo di tutta questa storia non rimane nulla.
Ciò che contraddistingue uno scrittore è la volontà e il coraggio di mettersi nei panni degli altri, o meglio di porsi nella prospettiva altrui. Essendo un mondo estraneo, tale spostamento richiede non solo uno sforzo di immaginazione ma anche uno, ben più difficile, di empatia. È quel che sa bene Giorgia Tribuiani, che già ci ha abituati a prospettive particolari nei romanzi precedenti (qui potete leggere i due articoli dedicati ai suoi ultimi lavori: Blu, Fazi 2021, e Padri, Fazi 2022). Ora, in questo racconto lungo pubblicato da Hopefulmonster, decide di porsi come osservatrice esterna, ma ravvicinata, della figura che sempre è coinvolta quando capita il suicidio di un essere umano sui binari di una ferrovia, ossia il macchinista alla guida del treno. Ciò che colpisce di Binari è sin da subito lo stile narrativo. Già in Blu, e soprattutto in Padri, potevamo notare un’evoluzione della scrittura di Tribuiani verso una sperimentazione volta a evidenziare certi meccanismi della mente, soprattutto quando si concentra su pensieri ricorrenti e fatica pertanto a concentrarsi su qualcosa di lineare. In Binari, il cui fuoco è un pensiero non tanto ricorrente quanto ossessivo quale può essere quello portato alla luce dal disturbo da stress post-traumatico, troviamo un’ulteriore accelerazione di questo stile narrativo.
Complice la brevità del testo – i racconti sono il luogo giusto per sperimentare perché le impalcature narrative sono meno
ingombranti – Tribuiani fa largo uso del discorso indiretto libero, del flusso
di coscienza, di una forma raffinata di confabulazione che rende la scrittura
ricorsiva, ossessiva appunto, un magma di emozioni in grado di evidenziare il caotico
fluire di una mente in totale collasso. La complessità della scrittura non
comporta mai, però, la perdita di una certa eleganza, anzi, potenzia
ed eleva l’obiettivo di mimetizzarsi fra i pensieri del macchinista e,
soprattutto, di far calare il lettore all’interno dei suoi sensi di colpa, di
tutti quei “se” e quei “ma” che avvolgono la mente di chi ha, pur
involontariamente, posto termine alla vita di qualcuno.
Leggere Binari è un incubo a occhi aperti perché ci costringe a fare i conti con la nostra coscienza, con quella alzata di spalle che facciamo quando, come anticipato, il servizio riprende e siamo infine sollevati dalla necessità di riflettere su quanto accaduto. Durante la lettura del libriccino, noi siamo il macchinista e siamo anche la ragazza che si è suicidata; siamo costretti a fare nostri le loro riflessioni, i loro perché, e soprattutto il loro trauma.
Immergersi nella scrittura di
Giorgia Tribuiani è questo: l’impossibilità di affrontare i suoi testi senza
esserne coinvolti emotivamente.
David Valentini