Fino a quando non saremo in grado di riconoscere collettivamente i danni causati dal patriarcato e la sofferenza che provoca, non possiamo affrontare il dolore maschile. Non possiamo pretendere per gli uomini il diritto di essere integri, di essere donatori e sostenitori della vita [...] Il patriarcato come sistema ha negato ai maschi la possibilità di godere del pieno benessere emotivo, che non è la stessa cosa di sentirsi gratificati, avere successo o potere grazie alla propria capacità di esercitare il controllo sugli altri. Per affrontare veramente la sofferenza e la crisi maschile dobbiamo essere disposti ad accettare la dura realtà che il patriarcato ha danneggiato gli uomini del passato e continua a danneggiarli nel presente. (pp. 47-49)
"... ho cominciato a pensare che tutte le donne avessero paura di parlare apertamente degli uomini, paura di esplorare in profondità il proprio legame con loro...".
Siamo solo alla prima pagina de La volontà di cambiare - alla Prefazione - ed ecco che bell hooks inserisce quella che, letta anche da sola, appare come una delle frasi più potenti di tutto il libro.
Fa riferimento al fatto che le donne hanno a lungo avuto il timore di parlare apertamente di un'esperienza che le riguarda sempre e da sempre, dall'inizio della loro vita. Un rapporto complicato e stratificato che si lega a quanto loro vivono come figlie, sorelle, nonne, madri, amanti, e anche come giocattoli sessuali. Rendere l'uomo oggetto d'indagine è quello che ha fatto bell hooks (pseudonimo volutamente minuscolo di Gloria Jean Watkins), scrittrice, attivista e femminista americana che dalla fine degli anni Settanta si è dedicata soprattutto alle tematiche di genere, capitalismo e razza in un'ottica intersezionale, scrivendo con le sue oltre trenta opere pagine fondamentali della storia del pensiero femminista. A un anno dalla sua scomparsa (dicembre 2021), Il Saggiatore ha avviato la pubblicazione dei suoi testi dando così nuovo vigore a una voce dall'attualità profonda e necessaria.
Per molto tempo il femminismo ha messo al centro dei suoi studi le sole donne nella convinzione che parlare degli uomini fosse un'occasione sprecata, non fosse a fuoco rispetto alla propria ricerca di cambiamento. Nel fare degli uomini un oggetto di indagine potenziale e mancato, li si è resi alla lunga meno conosciuti e quindi temuti perché minacciosi. Dialogando con scrittrici e scrittori che le hanno teso la mano in questo ideale percorso, una tra tutti Phyllis Chesler con il suo audace About men (1978), bell hooks si ferma a riflettere sui diversi aspetti che definiscono l'esperienza degli uomini in una società patriarcale, un'esperienza che possiamo genericamente definire di predominio ma che in realtà è connotata da sfumature molto più controverse.
Lo fa perché solo attraverso un'analisi accurata di questi aspetti le donne possono entrare in rapporto con gli uomini scardinando un sistema che le pone in una posizione di subordinazione di partenza. E soprattutto lo fa nella certezza che il patriarcato faccia del male a entrambi impendendo alle une di ricoprire un ruolo paritario nel mondo, agli altri di entrare in contatto con le parti più emotive e profonde di se stessi, tenendoli schiavi di una rabbia e di una violenza pericolosamente diffuse, soffocando una serie di istanze personali alla luce di un ideale di mascolinità che predilige storpiare il sentimento per mandare avanti il potere. Reagire a questa violenza implica non rifiutarsi di analizzarla e non rintanarsi nel ruolo di vittime sacrificali che altri hanno disegnato per noi.
Lo scarto di pensiero che sta dietro il lavoro di bell hooks è coraggioso ancora oggi: il femminismo radicale di cui anche lei faceva parte allontanava gli uomini allontanando così anche le donne da parti importanti di se stesse. Spaziando tra l'espressione dell'amore e i percorsi di crescita degli adolescenti, tra il fenomeno della violenza di genere e l'ossessione per le performance lavorative, tra la sessualità vigorosa e la mascolinità mediatica, il saggio passa in rassegna manifestazioni decisive della vita maschile e del rapporto uomo-donna disegnando al contempo una serie di rivoluzioni che, cresciuti in una società patriarcale, spesso ci appaiono impossibili:
... siamo così ben integrate nella cultura patriarcale da dover tacere sull'argomento. Ma più che messe a tacere, siamo state educate a essere le custodi di importanti segreti, in particolare di quelli che potrebbero rivelare le strategie quotidiane del predominio maschile, come il potere maschile viene esercitato e mantenuto nella nostra vita privata. (pp. 9-10)
Alla chiave di tutto c'è l'educazione alla gestione aperta e serena delle relazioni.
La bramosia dell'amore maschile come fonte di legittimazione, la virilità guerresca come identità unica, il conformarsi alla rigidità degli schemi sessisti sono segni evidenti di una resistenza comune al cambiamento. Il movimento femminista è riuscito nell'obiettivo di ridurre tante forme di disuguaglianza ma il sessismo continua a influire sul modo in cui la maggior parte delle persone vede l'altro ed entra in rapporto con lui.
Quando un testo ha un'accesa forza ideale diciamo spesso: "Andrebbe letto nelle scuole."
La volontà di cambiare andrebbe letto ovunque: nelle scuole, in famiglia, in coppia, nei luoghi di lavoro, negli studi dei terapeuti, nelle piazze. Quello che di questo saggio dovremmo imprimerci addosso è il rifiuto della resa, la resistenza che incoraggia a modificarci.
Le poste in gioco sono tante: il nostro benessere emotivo, prima di tutto, e poi il futuro delle generazioni che verranno e lo stato di salute complessivo delle nostre società. Bloccati nei ruoli che ci hanno dato, amare diventa è complicato, amarsi ancora di più.
Direttamente e indirettamente possiamo diventare i protagonisti di un processo di recupero relazionale alla fine del quale troveremo nuovi sé, integrità spezzate da ricucire, nuove case da abitare.
bell hooks chiama uomini e donne a diventare compagni di lotta: "Dobbiamo immaginare alternative alla mascolinità patriarcale. Tutti dobbiamo cambiare."
Claudia Consoli
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