Promemoria per il diavolo
di Paolo Regina
SEM, Società Editrice Milanese, 2022
pp. 231
€ 18,00 (cartaceo)
Un nuovo caso per Gaetano De Nittis, il capitano della Guardia di Finanza di origini pugliesi che vive e lavora a Ferrara, già protagonista di altri tre romanzi di Paolo Regina (scrittore pugliese, trasferitosi da anni nella stessa città, con un passato, a sua volta, nella Finanza... ebbene sì, ogni somiglianza è fortemente voluta). Chi ha già letto le prime tre storie (Morte di un antiquario, Morte di un cardinale, Da quanto tempo non piangi, Capitano De Nittis?) ritroverà un personaggio familiare, il finanziere atipico, un po' ribelle alle regole, con una grande passione per il blues, dotato di un certo ascendente sul genere femminile, ma un po' complicato nel rapporto di coppia. Chi, invece, come me, lo incrocia per la prima volta non potrà fare a meno di incuriosirsi e desiderare di recuperare i gialli precedenti.
La vicenda narrata si svolge nell'arco di una settimana e mentre la città da giorni si trova nella stretta di un gelo insolito, avvolta dal turbinio della neve, dalla nebbia e da un freddo che gela il respiro, quattro morti eccellenti vengono a sconvolgere la tranquilla pacatezza e la vita ordinata tipica della città di provincia. Uno dopo l'altro, a distanza, di pochi giorni o poche ore, vengono ritrovati, barbaramente uccisi, un ricco commercialista, un imprenditore edile in pensione dal lavoro, ma non dal suo ruolo di seduttore, un allevatore molto noto in città e il presidente della Cassa Estense. De Nittis, che si muove a proprio agio in quella Ferrara che ormai è casa (e che Regina si diverte a rappresentare nel ciclo delle quattro stagioni, questa volta d'inverno), viene chiamato a collaborare con la polizia intorno a un caso più complicato del previsto.
La città è nella morsa del gelo e del terrore: chi mai può avere interesse a eliminare i cittadini più in vista? Accanto ai cadaveri vengono trovati oggetti che con i personaggi uccisi non hanno niente a che fare, almeno apparentemente: una manciata di monetine, un frammento di specchio, un secchio di sterco e un cuore di coniglio. Sono messaggi in codice lanciati dall'assassino? Indizi? La polizia, come si dice sempre in questi casi, brancola nel buio e il Capitano De Nittis parte con le indagini. Della trama non dirò niente di più. Come ogni giallo che si rispetti, dopo iniziali difficoltà e depistaggi vari, l'assassino viene individuato, con una buona dose di sorpresa, e giustizia viene fatta. Oppure no? Al lettore la sentenza.
Tra i punti di forza del romanzo, oltre all'architettura "pulita" e corretta, che contiene tutti gli elementi e le dinamiche del genere, spicca la felice rappresentazione dei personaggi. Oltre alla coprotagonista, Uta Keller, la gelida vicequestora, fredda come la neve e pungente come il ghiaccio, ideale controcanto a De Nittis, si muovono diverse figure che bilanciano, come punti di fuga e di decompressione, la trama serrata del giallo, scandita dalla serie di ritrovamenti dei cadaveri. Perché una città di provincia come Ferrara, dove tutti conoscono tutti, è fatta anche di gente come Nives, la bella barista simpatica e accogliente dalla quale si va sempre volentieri a mangiare un boccone, innamorata senza speranze (e chissà se è davvero così...) del fascinoso investigatore, di gente come Bonfatti, giornalista di cronaca del quotidiano locale che, grazie ai suoi ganci, aiuta l'amico finanziere a muoversi nell'ambiente cittadino. Poi c'è Rosa, la fidanzata calabrese di De Nittis, che insegna in una scuola, e Chantal, l'amica, un po' svitata, di Nives. Tutti i protagonisti entrano in sintonia con il lettore grazie alla vivacità dei dialoghi e alla capacità dello scrittore di renderli vivi con pochi e incisivi tratti. Frutto di una scrittura che può dirsi cinematografica, ai confini con la sceneggiatura. Ogni situazione è resa concretamente agli occhi del lettore tramite descrizioni ambientali, dialoghi stretti e intermittenti e rappresentazioni di movimenti in scena. Al punto che leggere diventa un po' come accomodarsi in poltrona e seguire le indagini di De Nittis al cinema o alla tv.
Tra gli elementi principali del libro c'è un personaggio che persona non è, ma che, nell'economia della trama, ha un ruolo fondamentale: Ferrara. In qualche modo amata, a volte anche detestata, la città assume un ruolo chiave nel dipanarsi del giallo, al punto che può quasi identificarsi tra i mandanti delle uccisioni. Appartenere profondamente a Ferrara oppure no, esserci nato, essere riconoscibile come suo cittadino può fare la differenza tra la vita e la morte.
E tra i protagonisti c'è, ovviamente, l'assassino che si presenta già nella prima parte del romanzo, ombra inquieta e inquietante che, in capitoli alterni, viene a dialogare con il lettore. Pagine queste che virano verso il thriller psicologico grazie a riflessioni tutt'altro che scontate: quanto è disposto un uomo a soffrire pur di vendicarsi? Quanto può il rancore, nutrito e coccolato per una vita intera, armare una mano? E tutto questo può dirsi follia?
A parte qualche elemento che ritorna un po' troppo spesso, sparso qua e là al fine di confondere il lettore (in maniera un po' troppo smaccata), Promemoria per il diavolo è un libro che ha dalla sua vari elementi: un piano ben congegnato, una struttura portante plausibile, qualche dettaglio originale, un'ambientazione suggestiva, una scrittura incalzante. Il lettore è sapientemente portato a seguire determinate piste per poi sorprendersi sul finale. Insomma, c'è tutto ciò che ci si aspetta da un buon romanzo giallo.
Sabrina Miglio
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