Mattatoio n. 5,
ovvero La crociata dei bambini
di Kurt Vonnegut
con Ryan North e Albert Monteys
Bompiani /
Graphic Novel, 2022
Traduzione di Vincenzo Mantovani
pp. 192
€ 22,00
Ci
vuole sicuramente una bella dose di coraggio quando ci si rapporta con un
maestro del calibro di Kurt Vonnegut, soprattutto se si intende mettere mano
alla sua opera e tradurla non solo da una lingua a un’altra, ma addirittura da un linguaggio a un altro, da un codice
puramente scritto a uno che implica canali
comunicativi parzialmente differenti. È subito chiaro, quindi, che nella
realizzazione di un graphic novel
tratto da Mattatoio n. 5 (di cui
abbiamo parlato anche qui) non sarà possibile fare un’operazione didascalica,
applicativa. Serve un’ottima conoscenza
del testo di partenza, e la capacità
di restituirne lo spirito.
Gli
autori scelgono intelligentemente di abbandonare la focalizzazione interna, pur
mantenendo la segmentazione strutturale che rende così originale il romanzo. Se
l’inizio e la fine sono i medesimi, all’interno del volume North e Monteys si prendono qualche libertà in più, per rendere l’opera decifrabile anche a chi
non conosce l’ipotesto. Viene creata inizialmente una tavola che presenta gli
attori non protagonisti, e i lettori di Vonnegut ritroveranno con piacere,
anche in questa veste nuova, alcuni personaggi ricorrenti: lo scrittore di
fantascienza geniale e fallito, Kilgore Trout, di cui vengono proposti in forma
di parentesi narrativa alcuni romanzi; il nazista americano Howard W. Campbell
Junior, la cui storia è narrata in Madre
notte (recensito qui); il milionario sognatore Eliot Rosewater, di cui si
racconta in Perle ai porci (potete
leggerne qui)… oltre agli eroi e antieroi che affollano nello specifico Mattatoio n. 5. All’ultima categoria
appartiene anche il protagonista Billy
Pilgrim, uomo assolutamente mediocre, non fosse per la sua capacità di
spostarsi casualmente attraverso il tempo e per l’attenzione suscitata negli alieni di Tralfamadore, che dopo averlo
rapito lo trattengono per un certo tempo per esibirlo in un museo sulle usanze
umane destinato alla popolazione tralfamadoriana.
Per
aiutare il lettore a orientarsi, gli autori realizzano una utilissima cronologia visiva della vita di Billy,
che permette anche di esplorare la filosofia esistenziale di Tralfamadore, l’idea
che un individuo stia contemporaneamente vivendo in diversi momenti della
propria esistenza e che quindi ogni stato del sentire sia assolutamente
relativo, e la condizione della vita e della morte assolutamente reversibile:
Quando vede un cadavere, tutto quello che pensa un Tralfamadoriano è che il morto è in cattive condizioni in quel particolare momento, mentre la stessa persona sta benissimo in tanti altri momenti. Quando vedono un morto, i Tralfamadoriani alzano le spalle e dicono: “È la vita.”(I Tralfamadoriani non c’entravano col fatto che Billy si staccava dal tempo. Erano solo capaci di fargli intuire cosa stava succedendo veramente.)
“È la vita” è quindi il leitmotiv del
fumetto come del romanzo: ricorre ogni volta che si nomina una morte, reale o
figurata, e del resto, quando si parla di guerra, questo accade parecchio. Al
centro dell’opera si trova, come nel romanzo, il bombardamento della città di Dresda. A questa, nella sua versione
integra e animatissima, “il regno di Oz”
per chi arriva e ne scorge le intatte meraviglie, e poi nel momento della sua
riduzione a un cumulo di macerie fumanti, sono riservate due raffigurazioni a
doppia pagina, a rivelare la tragicità
sempre presente dietro alla narrazione, anche nei momenti in cui lo spirito
sagace dell’autore rischia (ma solo per un attimo) di farcela dimenticare.
Nel
dramma della guerra, continuamente evocata grazie ai movimenti ondivaghi di
Billy attraverso il tempo, si aprono però a tratti scorci differenti, in cui
North e Monteys danno sfoggio del loro virtuosismo
artistico, come quando immaginano di riprodurre un libro tralfamdoriano,
inventandone visivamente la lingua, o simulano la visione a ritroso di un film
sui bombardieri americani durante la seconda guerra mondiale; si osserva quindi
il retrocedere delle fiamme all’interno dei contenitori cilindrici che le hanno
sprigionate, il loro risalire dapprima fino alla pancia degli aerei, e poi alla
loro genesi, che mostra il metallo di cui sono costituiti al sicuro nel ventre
della terra, mentre l’esistenza stessa dell’uomo pare orientata a uno stato di
purezza originaria, lontana da ogni male, nel giardino dell’Eden (e il percorso
logico è quello che da Hitler conduce ad Adamo ed Eva, non il contrario). La
stessa citazione con cui si conclude il volume, d’altronde, è un inno al processo creativo:
“Credo che voi ragazzi dovrete tirar fuori un sacco di nuove meravigliose bugie, o la gente non avrà più voglia di vivere.” (Eliot Rosewater)
Nella capacità di mescolare reale e
immaginario, concretezza e sogno, sfrenata immaginazione e cinica concretezza
sta infatti uno dei motivi per cui Kurt Vonnegut attrae e stupisce a ogni sua
opera. Lo stesso impasto ripropongono Ryan North e Albert Monteys, omaggiando
in maniera esplicita il maestro, fin dalla dedica iniziale: “Per Kurt. Per le vite perdute. Per quelli
che si sono staccati dal tempo”. Staccarsi dal tempo per proiettarsi in un
altrove è proprio l’esperienza che vive il lettore rileggendo ogni volta Mattatoio n.5, così come la sorprendente
versione a fumetti che gli dà nuova vita.
Carolina Pernigo
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