Perdersi e ritrovarsi grazie ai libri: incontri, novità e retroscena del mondo dell’editoria.



Da romana, scrittrice e redattrice di CriticaLetteraria e di varie riviste culturali, è diventata ormai per me vero e proprio must la fiera Più libri più liberi dedicata all’editoria indipendente, dove ogni anno circa cinquecento editori, provenienti da tutta Italia, presentano al pubblico il loro catalogo. In una maratona di ben cinque giorni tra incontri, reading, presentazioni di libri e dibattiti sulla letteratura e non, Più libri più liberi non è soltanto una fiera ma una fucina d’idee, un momento di scambio, di condivisione, di confronto. 

Quest’anno la scrittrice iraniana Azar Nafisi, autrice di Leggere Lolita a Teheran, e Pilar del Rio Gonçalves, moglie del Nobel per la Letteratura José Saramago hanno partecipato assieme a tantissime voci della narrativa italiana contemporanea, da Nicola La Gioia, a Nadia Terranova a Michela Murgia.

Le mie aspettative non sono state deluse. Anche il pubblico romano l’ha pensata allo stesso modo; quando ho visitato i vari stand, ho dovuto farmi largo tra una folla attenta e curiosa. Non c’è piacere più grande per noi lettori che girovagare tra bancarelle ed espositori carichi di libri, sfogliargli, toccarli, annusarli perfino e avere l’opportunità di incontrare gli autori.

Lo stand di Adelphi, la casa di autori come Bernhard, Marai, Kundera, Canetti e Nabokov, di libri inconfondibili sia nella forma, sia nei contenuti, sia nella veste grafica, con le loro iconiche copertine che occhieggiano raffinate i visitatori, è la terra promessa di tutti gli amanti della grande letteratura. «Una buona casa editrice è quella che pubblica solo libri di cui l’editore tende a essere fiero piuttosto che a vergognarsene,» queste sono le parole di Roberto Calasso che hanno contraddistinto e continuano a contraddistinguere l’impronta di Adelphi. Il catalogo di quest’anno ci ha regalato dei veri e propri must, e se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di recuperare: Non si fruga nella polvere di Faulkner, La fornace di Bernhard e La ragazza dagli occhi d’oro di Citati, per non parlare di vere e proprie chicche come Masenka di Nabokov e il racconto Il coccodrillo di Dostoevskij.

L’inconfondibile blu Sellerio mi ha accolta e piacevolmente affascinata con il suo ricchissimo catalogo che non può non conquistare anche il lettore dal palato più schizzinoso. Tanti libri, tante storie, tanti racconti che spaziano dalla Parigi del XIX secolo di Madame Vitti, ambizioso romanzo storico a quattro mani di Marco Cosentino e Domenico Dodario che racconta la storia di Maria Caira che fondò una scuola di disegno per soli donne al Kosovo degli Invisibili di Pajtim Statovci fino alle atmosfere sonnolente di un piccolo paesino del nord Italia, Colle San Martino dove Antonio Manzini ambienta il suo ultimo romanzo, La mala erba che oscilla tra il noir e il romanzo corale.

Gli amanti della saggistica hanno avuto l’imbarazzo della scelta visitando lo stand di Quodlibet. Da vera russofila non ho potuto non acquistare“Nikolaj Gogol’ nei ricordi di chi l’ha conosciuto” a cura di Giovanni Maccari, un libro che raccoglie testimonianze di letterati, medici e altri contemporanei di Gogol’ entrati in contatto con il grande scrittore russo, mentre nello stand di Voland, una casa editrice che ha sempre brillato per la qualità dei testi proposti, (e se non lo avete ancora fatto, leggetevi: Autoritratto con pianoforte russo di Wolf Wondratschek) ho finalmente acquistato il mio primo Amelie Nothomb, scrittrice che da anni mi riproponevo di leggere. Sono stati in realtà tantissimi i cataloghi degli editori che andrebbero letti, scoperti: da Fandango alle Edizioni Clichy alla meravigliosa Utopia, che consiglio a chi cerca letture di grandissima qualità letteraria.

Una tappa imperdibile in questo itinerario tra i libri è stata per me lo stand Iperborea che ci catapulta nei paesaggi ghiacciati, nelle aspre valli delle terre del Nord. Quando Emilia Lodigiani nel 1987 fondò Iperborea rese finalmente accessibile in Italia una geografia letteraria fascinosa e scandalosamente poco conosciuta. Solstad, Lagerloff, Jansson e Paasilinna sono solo alcune delle grandi penne, di casa Iperborea, che vi trascineranno nel loro universo narrativo. Non potevo perciò perdermi la presentazione de Il faraone d’Olanda, il dodicesimo romanzo di Kader Abdolah, un libro che racconta di una grande storia d’amicizia ma parla anche dell’identità, delle radici, della memoria, temi assai cari allo scrittore che dialogando con Nadia Terranova ha affascinato il pubblico.

Toccante e denso di emozioni è stato l’incontro con Azar Nafisi autrice di Leggere Lolita a Teheran, un romanzo autobiografico, ma definirlo romanzo è riduttivo. Mentre il paese cade preda del fondamentalismo islamico, Nafisi decide di organizzare delle lezioni clandestine con le sue alunne. Lolita, Il grande Gatsby, Daisy Miller sono l’argomento delle loro lezioni. La letteratura nelle pagine della Nafisi è ciò che dovrebbe essere: una forma di resistenza, di ribellione, d’indipendenza conoscitiva, immaginativa, morale. Ascoltare la Nafisi raccontare a voce la sua storia in dialogo con Michela Murgia, ascoltare questa donna minuta, dall’aspetto apparentemente fragile ma dai modi immancabilmente gentili mi ha commossa, lo ammetto.

Altrettanto intenso è stato l’incontro con i miei di lettori. Vivere Più libri più liberi come scrittrice è molto, molto diverso. Vi confesso che il mio romanzo Clodio (edito nel novembre 2021 dalla Navarra editore) ha avuto un inizio assai difficile: lo stile introspettivo, il carattere controverso del mio protagonista fecero aggrottare le sopracciglia di parecchi editori che non avevano davvero idea come inquadrare Clodio, un romanzo storico che strizzava l’occhio al romanzo filosofico, al romanzo psicologico, figlio di una scrittrice cresciuta a pane e letteratura russa.

Ecco perché invece mi ha commossa incontrare di persona tanti lettori che lo hanno amato. Per chi scrive la gioia più grande è sapere di aver trasmetto qualcosa ai propri lettori. Emozionarli, turbarli, commuoverli e perché no indurli a riflettere anche.

Guendalina Middei