Quel che resta del giorno
di Kazuo Ishiguro
Einaudi, 2005
Traduzione di Maria Antonietta Saracino
pp. 296
€ 11,87 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)
Il terzo romanzo dello scrittore inglese di origini nipponiche, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2017, racconta le vicende di un integerrimo maggiordomo che ha prestato onorato e devoto servizio presso Darlington Hall, prestigiosa residenza di un ricco e potente lord inglese, durante gli anni Venti e Trenta del secolo scorso.
Mr Stevens - questo è il nome del maggiordomo -, protagonista e narratore interno, durante un viaggio in auto che da Darlington Hall, presso Oxford, lo porta in Cornovaglia, a incontrare l’ex governante, Miss Kenton, passa in rassegna alcuni momenti salienti della sua carriera accompagnati da interessanti riflessioni sul concetto di “dignità” di un maggiordomo.
La dignità: una qualità, un valore dal prezzo veramente alto.
È valsa la pena dedicare i migliori anni della propria vita al servizio di un uomo che egli considerava eccezionale?
La storia è stata immortalata dall’omonimo film di James Ivory nel 1993 che ha avuto quali interpreti magistrali Antony Hopkins ed Emma Thompson, nei panni rispettivamente di Mr Stevens e di Miss Kenton.
Il romanzo presenta una trama lenta, con un percorso a doppio binario, quello del passato e quello del presente, mai completamente paralleli, dove lo scambio, posizionato con sapienza nel punto giusto dallo scrittore, mantiene viva e vigile l’attenzione del lettore. Descrizioni meravigliose della campagna inglese e della costa sud occidentale, curiosi personaggi incontrati durante il tragitto in auto si alternano ai momenti in cui Mr Stevens racconta l’apice della sua carriera, quando la residenza di Lord Darlington diventava la sede degli incontri tra i capi di Stato e dove si decideva il destino dell’Europa del “secolo breve”.
Il titolo, Quel che resta del giorno, riassume in un binomio antitetico, un accenno di rimpianto per ciò che si è perso in gioventù per rincorrere l’ideale della perfezione professionale, e una coraggiosa speranza per ciò che ancora ci rimane da vivere. Ci sarà ancora posto per l’amore?
Una prosa dallo stile controllato, elegante e garbato, senza eccessi. Veramente British.
Ecco alcuni passi tratti dall'opera:
“D’accordo, nessuno di noi due si trova esattamente nel rigoglio della giovinezza, però è necessario continuare a guardare avanti –. Ed io credo che debba essere stato in quel momento che disse: – Bisogna essere felici. La sera è la parte piú bella della giornata. Hai concluso una giornata di lavoro e adesso puoi sederti ed essere felice. Ecco come la vedo io. Domandate a chiunque e vedrete che vi diranno tutti la stessa cosa. La sera è la parte piú bella della giornata”.
“Miss Kenton tornò a farsi silenziosa per un istante. Poi continuò: – Ma questo non vuol dire, naturalmente, che non vi siano momenti di tanto in tanto – momenti di estrema tristezza – quando pensi fra te e te: «Che terribile errore è stata la mia vita». E allora si è indotti a pensare ad una vita diversa, una vita migliore che si sarebbe potuto avere. Ad esempio io mi scopro a pensare al tipo di vita che avrei potuto avere con voi, Mr Stevens. E immagino che mi accada in quei momenti nei quali mi arrabbio per qualche cosa senza importanza e me ne vado. Ma ogni volta che lo faccio, ben presto mi rendo conto che il mio posto è accanto a mio marito. Dopotutto ormai non si può piú mettere indietro l’orologio. Non si può stare perennemente a pensare a quel che avrebbe potuto essere. Ci si deve convincere che la nostra vita è altrettanto buona, forse addirittura migliore, di quella della maggior parte delle persone, e di questo si deve essere grati”.
“(…) nella nostra professione, seppure non avevamo occasione di conoscere gran parte del paese, nel senso di avere l’opportunità di viaggiarvi e visitare luoghi pittoreschi, in effetti eravamo in grado di «vedere» piú Inghilterra della maggior parte delle persone, collocati come eravamo in dimore nelle quali si radunavano le piú illustri signore e i piú insigni gentiluomini del paese. Ma naturalmente non mi sarebbe mai stato possibile esternare una simile opinione a Mr Farraday senza imbarcarmi in quello che avrebbe potuto apparire come un discorso alquanto presuntuoso. Pertanto mi contentai di dire semplicemente: – Ho avuto il grande privilegio di vedere quanto vi sia di meglio in Inghilterra nel corso degli anni, e proprio fra queste mura, signore”.
“Si usa dire a volte che i maggiordomi esistono davvero solamente in Inghilterra. Altri paesi, quale che sia il termine effettivamente usato per definirli, hanno unicamente dei domestici. Io sarei propenso a credere che ciò sia vero. Gli europei non sono in grado di fare i maggiordomi, perché come razza non sanno mantenere quel controllo emotivo del quale soltanto la razza inglese è capace.”.
Marianna Inserra