Che strano che volesse sempre tornare a casa, pensò Sammie - perché quando poi ci arrivava, aveva la sensazione che qualcuno la stesse soffocando con un cuscino. (p. 82)
Già a cominciare dal titolo, Con i denti fatica a rientrare nella definizione di "romanzo meraviglioso sull'amore, il sesso, la coppia, la maternità" che ne dà Emma Straub nello strillo in copertina, parere che suona un po' ingenuo, così estrapolato dal contesto in cui è stato probabilmente formulato. Propongo espressioni di ben altra portata per questo romanzo di Kristen Arnett: inatteso, scartavetrante, angosciante, violento, disperato, estremamente realistico, privo di una qualsiasi edulcorazione e forse proprio per questo estremamente coinvolgente. Se contate che odio i libri sulla genitorialità, troverete ancor più sorprendente che abbia letto questo romanzo con le sue quasi trecento pagine in due giorni, spegnendo device attorno a me e zittendo più volte chi provava a parlarmi.
Dunque, vediamo fin da subito cosa disturba e sconcerta in questo romanzo. Tanto per cominciare, le due madri di Samson, Monika e Sammie, sono effettivamente molto unite nelle prime pagine, eppure pesa fin da subito la differenza tra i loro ruoli all'interno della famiglia: Monika, avvocata di successo, sicura di sé fino all'ostentazione, affascinante e pronta ad attirare l'attenzione di chiunque con i suoi completi dal taglio maschile e i suoi bei capelli, è colei che si occupa finanziariamente della famiglia. Di conseguenza, tutte le responsabilità genitoriali ricadono per gran parte della giornata su Sammie, che è il classico ritratto della madre a tempo pieno, piena di buoni propositi eppure troppo stanca per realizzarli, frustrata per la sua transandatezza a cui non riesce a porre un freno, impegnata com'è a correre dietro a Samson, alla casa e ai bisogni di Monika.
A gravare sulla coppia c'è Samson, il figlio che ha partorito Sammie e che da qualche anno lascia entrambe le madri a fare i conti con la sua annichilente «trasformazione in una palla di energia rabbiosa» (p. 95). Ci vuole coraggio per ammettere che il bambino, amatissimo nei suoi primi anni di vita, è ormai una minaccia alla coppia: «Samson invece era sempre lì, come un grumo minaccioso che le separava. Una barriera fisica» (p. 95); Sammie invece lo ammette, perché nei suoi pensieri non addolcisce la realtà. Semmai, dopo aver confessato tra sé e sé quanto sia difficile essere contemporaneamente madre e moglie, cerca di evitare gli scontri, fingendo che spesso i problemi non esistano. O, perlomeno, sforzandosi di tenerli nascosti a Monika. A convincere Sammie c'è il pensiero che formula in varie situazioni più o meno con queste parole: «Forse l'amore è così [...], Forse l'amore è sempre al confine con la violenza» (p. 85).
Discorso pericoloso, non c'è dubbio, che mina dall'interno un matrimonio e fonda su segreti reciproci, omissioni e ricatti anche il rapporto con il figlio. Ed ecco perché contesto nuovamente lo strillo di copertina: per Con i denti parlerei di un potentissimo romanzo sulla crisi di una famiglia e di un matrimonio, perché persino quando si parla d'amore, Arnett analizza tutto ciò che l'amore è stato in tempi non sospetti; Il presente tuttalpiù offre brevi tregue, in cui Sammie e Monika interrompono la lotta quotidiana per stare l'una nelle braccia dell'altra. Ma anche questi momenti di apparente felicità sono esche avvelenate, sono catarsi e ricerca di ciò che è stato e che, pian piano, bisognerà ammettere che non è più.
Allo stesso modo, persino le sedute di psicoterapia di Samson e di Sammie sono disperanti per noi lettori, perché lasciano percepire a fondo la tensione che caratterizza il loro rapporto: si avvicendano delusione reciproca, frustrazione, rapporto inautentico nonostante il bene reciproco... In questo caso, è spesso Monika a non vedere, troppo presa a sminuire l'autorevolezza di Sammie davanti al figlio, troppo coinvolta da sé e dalla propria professione.
E dunque, è in questo sfaldarsi quotidiano che si muove Kristen Arnett con grandissimo talento: forse ci sarà spazio per la ricostruzione - chissà! Non faccio spoiler -, ma prima il romanzo passa attraverso la distruzione e queste sono forse le pagine più intense, così segnate dall'ossessione del passato, dall'ansia di rifarsi una vita, di riaffermare la propria identità queer, ma soprattutto di riscrivere la propria identità in sé, in un cammino complesso che dovrebbe condurre a vedersi come una persona indipendente da un amore (che resta costantemente una pietra di paragone schiacciante).
Sebbene la focalizzazione sia perlopiù incentrata su Sammie, che seguiamo nelle diverse sezioni del romanzo, dunque accettando anche i salti temporali che l'autrice ha deciso per noi, ci sono mezze paginette in corsivo in cui è il punto di vista di qualcuno di esterno - un passante, la psicoterapeuta, una nuova amante, una cassiera... - a offrirci una lettura alternativa dei fatti. E questa trovata narrativa è veramente efficace per ricordarci che quel che sembra a Sammie è solo uno dei tanti punti di vista, in un mondo che guarda, osserva e, soprattutto, giudica.
Dunque, non leggete Con i denti pensando di tenere tra le mani un romanzo edificante sulla coppia e la famiglia, perché ne resterete delusi; leggetelo invece con la consapevolezza che la famiglia e il matrimonio sono un tempio che può crollare, così come le certezze di chi ha rinunciato a parte della propria vita per qualcun altro. Allora sì che Con i denti saprà "mordere" al meglio i pregiudizi e si potrà prendere tutta l'attenzione che merita nel vostro spazio di lettura. Kristen Arnett sa scrivere e, proprio perché i temi non fanno per me, vince due volte: per il suo stile e per il fatto che, nonostante i dubbi iniziali, mi ha convinta dalla prima all'ultima pagina!
GMGhioni
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