Buoni sentimenti e sincera solidarietà nel terzo volume dei racconti di Natale di Louisa May Alcott


Storie di Natale. Terzo volume - Racconti inediti
di Louisa May Alcott
Traduzione e cura di Giovanni Maria Rossi e Francesco De Luca
Firenze, Edizioni Clichy, 2022

pp. 216
€ 14,00 (cartaceo)
€ 3,49 (ebook)

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Se Piccole donne è un classico intramontabile, immancabile in ogni lista di libri da rileggere ed elenco di film da rivedere nel periodo natalizio, sarà un'ottima notizia, per tutti i fan del romanzo e gli accaniti estimatori della pellicola, sapere che Clichy sta pubblicando in Italia le Storie di Natale di Louisa May Alcott, una serie di volumi in cui sono state riuniti diversi racconti dell'autrice a tema natalizio. Ora, dopo i primi due volumi, giunge in libreria il terzo, pubblicato postumo nel 1889, il quale si prefigura anche come un regalo perfetto per le fan di Piccole donne

Regalo che sarebbe sicuramente apprezzatissimo poiché, nelle storie di questa raccolta, sembra sempre presente quello spirito dolce e sentimentale che ha fatto la fortuna del romanzo. Ragazze e ragazzi ritratti nelle loro difficoltà, in contesti talvolta problematici, oppure con qualche sfortuna da dover affrontare: tutti dimostrano buon cuore e dedizione alle questioni familiari, intraprendendo spesso delle imprese destinate ad aiutare il prossimo. Proprio questa volontà di ispirare buoni sentimenti e sincera solidarietà sembra essere la cifra stilistica della Alcott e non manca nemmeno qui il chiaro tentativo di trasmettere delle lezioni morali. Queste ultime, tuttavia, non risultano mai pedanti, poiché ad ispirarle è la volontà pulita e autentica di ispirare sentimenti di fratellanza e aiuto comune. Pur senza svelare troppo delle trame dei racconti, possiamo citare un paio di esempi: in Un tacchino di Natale, l'avvento della festività porta alla redenzione un padre assente e dipendente dall'alcool, mentre i piccoli della famiglia, capitanati dalla vivace e ostinata Kitty, la maggiore, si offrono come piccoli lavoratori per racimolare un gruzzoletto e poter così comprare un tacchino da porre sulla povera tavola almeno quel giorno. E ancora, in L'allodola cieca, la giovane Lizzie, dopo aver perso la vista da bambina, offre il suo aiuto in casa, cercando, come può, di curare il fratellino e aiutare la madre, oberata di lavoro. Sarà la solidarietà di coloro che le stanno intorno a cambiare la sua vita e a farle finalmente intraprendere un percorso virtuoso in cui sarà lei stessa, alla fine, ad aiutare gli altri.

Come è evidente già solo da questi due esempi, spesso nella Alcott si fa strada una predilezione per le figure femminili caparbie e in grado di prendere da sole la strada del loro futuro: una visione decisamente affine allo spirito americano, che vede imperante il mito del self-made man, che si mescola ad una attenzione alla condizione femminile, che quasi potremmo definire femminista (non c'è bisogno di citare la celeberrima Jo March, di Piccole Donne). A tal proposito, in Il segreto di Sophie, viene messa in scena ancora una volta la caparbietà della protagonista: una ragazza di Ginevra si trova in America per trascorrere le vacanze estive assieme alla propria famiglia, ma, invece che perdere tempo con le ragazze del posto, interessate più a divertimenti fugaci e superficiali, si avvicina a Tilly, una giovane che si guadagna da vivere faticosamente, vendendo pesci e crostacei, per mettere da parte i soldi per i suoi studi. Insomma, una rivendicazione chiara e forte dell'autodeterminazione femminile e dell'importanza dello studio, in un quadro che diventa non solo ispiratore di buoni sentimenti, come già detto, ma anche di progresso sociale.

La giustificazione di tale intenzione pedagogica sta sicuramente nel fatto che Lulu, prima destinataria di questi racconti, figlia della sorella minore May, scomparsa prematuramente, era ormai grandicella e le si confacevano delle narrazioni di questo tipo, ovvero storie in cui si vedessero rappresentati degli insegnamenti morali che la Alcott voleva trasmetterle. Quindi, vengono ormai lasciati da parte personaggi fantastici come folletti, elfi, gnomi e fate - inclusi nelle raccolte precedenti - e vengono messe in scena, invece, le prime difficoltà della vita. Il contesto in cui le storie hanno luogo, peraltro, è talmente realistico, che ben rappresenta, possiamo dire, la realtà americana degli anni Ottanta del XIX secolo (si veda a tal proposito l'accenno al problema del lavoro minorile nel racconto Un tacchino di Natale, citato precedentemente) e ciò rende sicuramente più viva e urgente la sua lezione.

La prima storia, la quale sembra ispirarsi alla stessa vita dell'autrice e si configura - come scrive il curatore Rossi nell'Introduzione - come un "innesto postumo" (p. 7). Infatti, diversi spunti autobiografici la attraversano (a tal proposito, desta grande interesse il racconto del gioco del teatro, e anche qui, come non citare Piccole donne?) e desta particolare curiosità e interesse leggere le riflessioni e le volontà, nonché le aspirazioni, della piccola Louisa.

Insomma, un altro gioiellino targato Clichy, casa editrice sempre attenta a pubblicare volumi interessanti e particolari, è pronto per arricchire la vostra libreria.

Valentina Zinnà