È da poco giunta la conferma: l’edizione 2022 di Più libri più liberi, la fiera romana tutta dedicata alla piccola e media editoria che da anni ormai si svolge in zona Eur, è la più visitata di sempre. Si contano infatti oltre 100.000 affluenze in cinque giorni: 100.000 persone che, complice un ponte dell’Immacolata insolitamente lungo, hanno attraversato i corridoi del Nuovo centro congressi progettato da Massimiliano Fuksas, la cui Nuvola troneggia imponente, visibile anche dalla distanza.
La giornata di venerdì 9 dicembre inizia quasi in sordina, con un cielo plumbeo che minaccia più volte temporali, e una coda quasi inesistente. Dentro tuttavia è tutto un fervore, un andirivieni di addetti stampa, librai, relatori, autori. Come nelle precedenti edizioni, poi, fa sempre bene vedere le scolaresche interessate al mondo della cultura.
Al di là delle polemiche, in ogni caso, Di Gennaro ribadisce il ruolo vitale delle librerie indipendenti: «I librai indipendenti hanno un ruolo di stimolo» afferma, «di ricerca e di recupero di classici. Avvicinano il lettore alla lettura». Ma quanto è complicato far convivere questo ruolo “formativo” all’interno di un mercato dominato dalle librerie di catena? Quanto è rischioso, per il piccolo libraio, selezionare solo una manciata di opere di qualità? La risposta arriva da Ribaldi: «La libreria indipendente deve fatturare e dunque vendere anche i grandi nomi e i grandi editori. Quello che si prova a fare è proporre una miscela di mainstream e opere di valore ma meno conosciute». Poi punta il dito contro quegli editori che, a prescindere dalla qualità, immettono sul mercato diversi testi al mese (o a settimana): «È fondamentale» afferma, «avere libri che restino in libreria due o tre mesi; non è possibile che ogni settimana esca qualcosa di nuovo, perché altrimenti non ho neanche il tempo di venderlo che già devo pensare ai resi». Anche Luciani conferma il carattere imprenditoriale delle librerie di catena, e aggiunge: «Io compro meglio soprattutto se il promotore mi convince maggiormente», vale a dire che anche l’editore deve impegnarsi affinché il libro non soltanto arrivi fra gli scaffali, ma soprattutto convinca il libraio a consigliarlo, a parlarne ai lettori… insomma, il suggerimento è che sia l’editore in primis a credere e puntare su ciò che pubblica. Luciani prosegue affermando che «Nella mia libreria non si fa distinzione fra editore indipendente e grande editore, però è inevitabile che sotto le feste si vendano perlopiù i grandi nomi».
A chiudere è Raffaello Cortina, che si scaglia con veemenza contro il circuito della grande distribuzione. Doppiamente coinvolto, in quanto editore e proprietario a sua volta di una libreria, sente due volte il peso di una rivalità che si fa sempre più ostica: «Le librerie di catena mortificano il libraio» afferma. Mentre il libraio indipendente ha ancora la libertà e la fantasia per fare il proprio mestiere, nelle librerie di catena i direttori «Sono persone che lavorano come al supermercato» e hanno come unico obiettivo la vendita del maggior numero possibile di articoli.
Interessante è quanto emerge in merito ai gusti dei lettori
e alle motivazioni che li spingono a scegliere un canale piuttosto che un altro.
Innanzitutto, spesso la scelta del canale di vendita avviene prima della scelta
del libro stesso. Ad esempio, chi si trova in libreria sarà portato ad
acquistare un libro presente fisicamente nel locale, mentre quando ci si trova
negli store online (non solo Amazon ma anche siti di e-commerce come IBS,
Mondadori o laFeltrinelli) ci si fa a volte trascinare dalle promozioni attive.
I top driver stessi sono diversi: laddove nella libreria a contare sono l’atmosfera,
l’esplorazione e la possibilità di consultare i libri esposti, online
prevalgono appunto le promozioni, la possibilità di spedizione a domicilio
anche in assenza del libro fisico nel magazzino e, soprattutto, tempistiche. In
altre parole, nella libreria fisica contano maggiormente gli aspetti emotivi legati
all’acquisto, mentre online prevalgono quelli più razionali.
Formiga interviene evidenziando un dato interessante: ci si
aspettava che dopo il Covid l'online continuasse il suo trend positivo, invece
no. Il suggerimento è che l'online abbia avuto ruolo decisivo in questi due
anni di non completa libertà, mentre oggi torna l'esigenza di informarsi
diversamente ed esaustivamente, senza contare il bisogno di nuova socialità che
ha fatto esplodere fiere, festival e incontri dal vivo. L’online è utile quando
si tratta di informare ma «è un ambiente forse troppo rumoroso per i lettori»,
laddove invece le librerie hanno acquisito modelli nuovi in grado di soddisfare
i clienti. La grande distribuzione sta perdendo quota. Molti lettori arrivano
al libro tramite i social, sebbene poi l'acquisto avvenga prevalentemente dal
vivo. Questo perché la rete è diventato un ambiente in cui ci si conosce e ci
si confronta, e questo ha influito molto sulle vendite. In merito invece al
rapporto libreria di catena/libreria indipendente, si conferma quanto detto
nell’intervento precedente: «Il libraio che consiglia, tipico delle librerie indipendenti,
è considerato un benefit rispetto alla libreria di catena».
Durante la pausa pranzo si scatena quel temporale che le nuvole
(quelle vere, grigie ed enormi che sono là fuori dalla Nuvola di Fuksas)
promettevano da qualche ora. Ma dura poco, per fortuna: il tempo di mangiare
qualcosa al volo e prima delle 15 il sole torna a far capolino.
Esserci non basta, afferma: bisogna coltivare la propria
presenza e il rapporto con il pubblico. Per questo esistono tre pilastri
essenziali, ossia tre domande che bisogna sempre porsi prima di creare e condividere
un qualsiasi contenuto online: a chi ci rivolgiamo? Cosa scegliamo di
condividere? Come proponiamo i nostri contenuti? La risposta alle tre domande
riguarda sempre lo stesso tema: individuare il proprio target e costruire un
linguaggio che sia al contempo personalizzato per quel pubblico e indicativo
dell’immagine che si vuole trasmettere di sé.
Il messaggio di Giansoldati è chiaro: in un’epoca in cui tutto è comunicazione, la qualità del prodotto non è sufficiente a garantire la sopravvivenza anche del miglior editore. È necessario saper interagire col pubblico, coccolarlo, farlo passare dalla propria parte.
All’uscita dalla Sala Aldus ci ritroviamo ad approfittare di
un piccolo aperitivo offerto dalla Nuvola. Completiamo il giro di acquisti
mentre fuori si è fatta notte e una giornata dedicata interamente all’editoria
e ai libri si avvia verso la conclusione.
È un anno speciale, questo, per chi scrive, perché per la
prima volta si affaccia a questa fiera anche in veste di autore. Camminando fra
le corsie, gettiamo spesso uno sguardo là, dove la nostra copertina ci lancia
un’occhiata.
Ma questa, come si dice, è un’altra storia.
David Valentini
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