Il proustografo. Proust e la Recherche in infografica
€ 25,00 (cartaceo)
Alla ricerca del tempo perduto è un fenomeno di portata cosmica, un prodigio assimilabile alle aurore boreali, al passaggio delle comete, alle eclissi, un fenomeno che oltrepassa la condizione umana e che è necessario ridurre alla nostra scala mediante infografiche, grafici, diagrammi, per poter cominciare a percepirne l'immensità. (p. 5).
In effetti, l'opera di Ragonneau non ha pretese critiche o ermeneutiche, ma vuole mostrare l'immensità del fenomeno Proust, in maniera grafica e in effetti con un solo colpo d'occhio riusciamo ad avere le informazioni più disparate in merito ai tre filoni in cui sono ordinate le infografiche: I. Bio-grafici; II. In sala macchine; III. Proust dopo Proust.
Partiamo dalla prima sezione: Marcel Proust in numeri è la prima infografica, che ci rende edotti sul fatto che mai Marcel prese il metrò, che una sola volta si è battuto in duello, che 14 sono gli anni trascorsi fra la pubblicazione del primo volume della Recherche e quella del settimo, che in vita egli pubblicò 3284 pagine, e che nel 1919 spese la sorprendente cifra di 6000 franchi per l'acquisto di medicinali vari. Passando dall'immancabile albero genealogico, apprendiamo nelle infografiche successive anche notizie demografiche e culturali della Francia di Proust, con l'immancabile approfondimento sul caso Dreyfuss. Il libro di Ragonneau risponde non solamente a tante domande che i proustiani incalliti si erano fatti, ma anche a quelle che non avevano attraversato neppure le nostre menti, ad esempio il tema natale di Proust (Cancro con ascendente Ariete), i diversi stili dei suoi baffi, i ristoranti frequentati. Proprio in questa "tuttologia proustiana" vi è la cifra divertente oltre che interessante di questa originalissima opera. Prima di entrare in sala macchine, segnalo interessanti infografiche sulla biblioteca personale di Proust e sulla mappa di Parigi in cui vengono segnalati i vari appartamenti in cui visse Proust, sempre nella Rive droite.
Entriamo In sala macchine, dicevo, ossia nell'officina del capolavoro proustiano. Grande merito a Nicholas Ragonneau di essere riuscito in meno di mille parole a offrire una convincente sinossi dei sette volumi che costituiscono la Recherche. Un aerogramma ci informa della divisione in pagine della Recherche (la parte più corposa, 712 pagine, spetta a La parte di Guermantes, quella più breve è Albertine scomparsa, 332 pagine). Con il suo milione e duecentomila parole l'opera proustiana si trova all'ottavo posto nella classifica dei romanzi più verbosi - a dispetto delle tante accuse di prolissità che gli vengono tutt'ora rivolte! - ma se vi siete mai chiesti quali modi e tempi verbali Proust abbia prediletto, sappiate che è ovviamente l'imperfetto, il tempo della memoria per eccellenza, a vincere la partita. Il sostantivo più usato è "Signora", l'aggettivo più usato è "grande", la frase prustiana più lunga contiene 931 parole (!!!) in Sodoma e Gomorra.
Vi è una categoria molto folta di lettori che sono coloro che tengono in casa l'opera di Proust, ma non hanno ancora trovato il coraggio di iniziarla. Il Proustografo li informa che occorrono da 127 ore e 47 minuti a 133 ore per leggere tutta la Recherche, in formato cartaceo, ancora di più in quello digitale. Per consolarli, però, ricorda che per leggere La Commedia umana di Balzac ne occorrono da 435 a 492. Del resto, si incontrano circa 2500 personaggi leggendo la Recherche. Se il lettore volesse sapere in numero di pagine chi sono i più rappresentati, Il Proustografo risponde anche a questo: Albertine vince a mani basse (2385 pagine), seguita a distanza da Swann (1696) e dal Barone di Charlus (1363).
A proposito di questi due personaggi - contrapposti proprio come recita la dicotomia Du côté de chez Swann e Du côté de guermantes - Ragonneau mostra attraverso un diagramma cartesiano
Chi tra l'affascinante Charles Swann e il cinico e umorale Charlus, vince la tenzone della biblio-notorietà (studi, articoli, edizioni del romanzo?) Le due curve sono molto mosse, ma anche tenacemente parallele, come se nei decenni la comparazione fra l'ebreo e l'antisemita, il dongiovanni e l'omosessuale, fosse stata costante. (p. 96).
Abbiamo inooltre una sorta di scheda di identità, ma anche di personaggi ispiratori, dei più importanti personaggi della Recherche, giusto per ricordare che Albertine è costituita dal 45% di Alfred Agostinelli, dal 30% di Henry Rochat e solo da un 10% femminile. Se per caso non vi bastasse l'albero genealogico dei Guermantes e il numero di duchesse, baroni, arciduchi e l'intero Gotha presente nell'opera del Nostro, il Proustografo ci indica anche che l'animale più presente nella Recherche è il cavallo e la pianta è la rosa, che sorprendentemente sorpassa il biancospino, che sta in seconda posizione.
Nella terza sezione Proust dopo Proust, con limpidezza introdotta dal radicale interrogativo di Virginia Woolf: «Be' - cos'altro resta da scrivere dopo di lui?», entriamo nella storia della critica, delle traduzioni, dei fumetti, dei film, perfino della sorte delle Madeleine, dolce assolutamente "lanciato" dagli effetti mirabolanti che ha avuto su Marcel. La prima traduzione dell'opera proustiana è stata fatta in spagnolo, poi in inglese e poi in tedesco. Il nostro paese è stato il nono a tradurre Alla ricerca del tempo perduto, nel 1948 grazie a Natalia Ginzburg. La notorietà di Proust, rispetto a suoi celebri connazionali, è andata crescendo, tanto che nel 2000 si assetsa allo stesso livello di Hugo e Balzac e ben al di sopra di Flaubert e Stendhal. Ha invece decisamente surclassato i suoi contemporanei (Maurice Barrés, Paul Bourget e perfino il premio Nobel Anatole France) ma sta in vantaggio anche su due classici del romanzo francese moderno, Gide e Céline. Alla fine di dicembre del 2020 l'opera di Proust nella sola Francia aveva venduto quasi sette milioni di copie.
Si conclude la lettura del Proustografo frastornati non solo da ciò che la fantasia di Marcel Proust ha generato - e dalla sua storia degli effetti - ma anche da ciò che la mente cartesiana di Nicolas Ragonneau è riuscita a fare: misurare l'incommensurabile.
Il libro edito in Italia dalle Edizioni Clichy è un gioiello, uno strumento di lavoro ma anche di diletto che non può mancare nella libreria di nessun proustiano (o di chi si avvia a diventarlo). Divertente, mirabolante, metodologicamente serissimo (alla fine Ragonneau spiega le fonti e l'uso delle statistiche) ma ironico nello spirito smaccatamente idolatrico con cui si accosta all'opera di Proust, Nicolas Ragonneau ci ha fatto compiere una circumnavigazione meravigliosa di un continente che dopo un secolo continua a rivelare sorprese.
Deborah Donato
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