Se Spike Lee avesse scritto un romanzo sarebbe stato "Il diacono king kong" di James McBride per Fazi


 

Il diacono king kong
di James McBride
Fazi Editore, gennaio 2023

Traduzione di Silvia Castoldi

pp. 464
€ 20 (cartaceo)
€ 9,99 (e-book)


Eppure New York continuava a dare a te la colpa di tutti i suoi problemi. E tu a chi potevi darla, la colpa? (p. 331)
Ci sono libri che, per natura o stile narrativo, fanno pensare subito a una sequenza cinematografica. Io stessa in varie recensioni mi sono ritrovata ad affermare "questo libro sembra un film", ma devo ammettere che questo romanzo di James McBride edito da Fazi Editore, osannato negli Stati Uniti niente meno che da Barack Obama (per citarne uno solo), grida da tutte le pagine "portatemi a Hollywood!". Ce lo vedo benissimo trasposto su pellicola da qualcuno come Spike Lee, sulla scia della sua serie di successo "She's gotta have it", il quale spesso nelle sue opere tratta tematiche come i conflitti della comunità afroamericana negli States, la droga, la violenza, le relazioni interrazziali.
Ebbene siamo a New York nel 1969 in un complesso di case popolari chiamato Causeway, un micromondo di persone di colore che si riuniscono intorno alla chiesa di Five Ends. Protagonista di questo piccolo pezzo della periferia di New York è Sportcoat, un ubriacone molesto e bruttissimo che però ha dalla sua un fiuto eccezionale per il baseball e una passione smodata per un liquore fatto in casa dal suo amico Rufus dal nome "king kong".
Dico protagonista, ma in realtà non si tratta di uno di quei romanzi che centralizzano una sola figura come fulcro della trama, vi sono presenti molti altri personaggi altrettanto peculiari, tutti più o meno devoti alla Chiesa e raccolti intorno al culto: ad esempio, Hot Sausage, uno dei migliori amici di Sportcoat, oppure lo stesso Rufus, e ancora Tommy L'Elefante (il mio personaggio preferito in assoluto) un traffichino italoamericano di seconda generazione che conquisterà di sicuro il vostro cuore, e ancora Sorella Gee e tutte le diacone della chiesa, chiacchierone e impiccione.
Sul distretto aleggiano vari problemi: il primo, Sportcoat ha sparato a Deems, uno spacciatore nato e cresciuto nelle Causeway, talento del baseball, e gli abitanti del quartiere danno il vecchio per spacciato; due, la droga stessa, l'eroina in particolare, che in quegli anni farà il botto e che nel libro verrà presentata in forma di lotta tra bande per il suo controllo; e tre, due indagini misteriose, una nei confronti di un misterioso lotto di formaggio "di Gesù" che puntualmente arriva a Five Ends, non si sa mandato da chi, e la seconda nei confronti di una scatolina molto preziosa che contiene un oggetto da tre milioni di dollari.
"Signore, lei viene qui a cantare indovinelli. Dice che quell'affare - qualunque cosa sia - ha bisogno di essere portato in camion in aeroporto, anche se è grande come una saponetta. Che deve essere pulito come una saponetta, che potrebbe perfino essere una saponetta. Le sembro così stupido da mettermi  a correre in giro per una saponetta?"
"Con quella ci può comprare tre milioni di dollari di saponette. Dollaro più dollaro meno. Se è ancora in buone condizioni" rispose l'irlandese. (p. 80)
La comunità ci viene presentata come un gruppo di persone povere e disperate che cercano di sopravvivere: il popolo degli immigrati, dei "negri" degli stati del Sud, degli italiani in cerca di fortuna che hanno creduto nel sogno americano, degli ispanici che per tirare a campare piazzano scommesse, dei vecchi e delle signore anziane che si arrabattano tra alcool e sussidi sociali per un pezzo di pane. Da una parte abbiamo loro, la sporcizia, come la chiamerà Sorella Gee, dall'altra il mondo dei narcotrafficanti, dei soldi facili, dell'arroganza, impersonificato proprio da Deems Clemens. Ma perché Sportcoat gli spara? E perché, nonostante qualcuno abbia mandato un sicario a farlo fuori, quel vecchio è così duro a morire? Esilaranti e tragicomiche le descrizioni degli attentanti e di come, ogni volta, riesce a scamparla.
Poi si interruppe e si zittì, con gli occhi sgranati fissi su un punto al centro del pavimento [...] si ritrovarono tutti e due fermi vicino al corpo [...] Era sdraiato di schiena, completamente KO, col giubbotto di pelle nera bruciacchiato a partir dal punto in cui l'elettricità gli era passata attraverso. [...] (p. 212-3)
Esilarante, a dire il vero, è tutto il romanzo. Nonostante la tragicità di alcune scene e la durezza della vita degli abitanti delle Cause Houses, l'autore ci fa ridere, adottando un stile spigliato e frizzante, riuscendo a smussare ad arte quelle vicende che, senza ironia, sarebbe state davvero tragiche e basta. Il romanzo è magnetico, un Romanzo con la R maiuscola, tiene incollati alle pagine in modo magistrale e ci si affeziona tantissimo a ogni personaggio, a quel rimbambito di Sportcoat e all'adorabile Tommy, ci si ritrova a fare il tifo per Sorella Gee e l'agente Potts, e a fare anche il tifo per Deems, perché esca dal giro della droga e torni a "spaccare i culi" in campo coi suoi lanci a centoquaranta all'ora.
Lo consiglio tantissimo agli amanti della letteratura afroamericana, a chi vuole approfondire la vita delle comunità immigrate nella New York a cavallo tra gli anni '60 e '70 e a chi ama i personaggi in stile "I Soprano".

Deborah D'Addetta