L'autostrada
di Luc Lang
Edizioni Clichy, novembre 2022
Traduzione di Tommaso Gurrieri
pp. 136
€ 16,15 (Cartaceo)
pp. 136
€ 16,15 (Cartaceo)
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Il protagonista di questo romanzo è Fred, un lavoratore stagionale, con la passione per il sassofono, che si trova catapultato in una vicenda dai contorni poco nitidi, raccontata in prima persona e che miscela, in un'unica storia, sentimenti, fatti, sensazioni e bugie. Il lettore ne resta affascinato e spaesato al tempo stesso e come avvinghiato all'interno della narrazione e del suo ritmo.
Fred arriva in una stazione della Francia per la raccolta autunnale delle barbabietole e, mentre sta aspettando un treno in ritardo, viene avvicinato da una strana coppia di mezz’età, che gli offre fiumi di birra e ospitalità per la notte. Fred si lascia convincere dalla loro generosità, resta come ammaliato dalla vitalità prorompente di lei, contrapposta all'atavica rassegnazione di lui. Quella che doveva essere l'ospitalità di una notte diventa una lunga sequenza di giorni e notti, che trattengono Fred, che non riesce più ad andarsene da quel palazzo e da quelle vite in rovina, consapevole prigioniero della loro tentacolare umanità.
Nelle vite di questi tre irrompe, all'orizzonte, l'infinita autostrada, che rappresenta insieme l'illusione e la fine di tutto. Qualche notte capita che i camionisti vedano lo spettacolo gratuito della danza di una donna prorompente e nostalgica, nei suoi vestiti di scena.
È un'umanità fuori tempo massimo, quella che ci racconta Lang, che arriva in ritardo rispetto ai propri desideri, alle aspirazioni, ai sogni di gloria e anche rispetto agli stessi ricordi, che corre veloce sul filo delle proprie inquietudini, come un'autostrada che irrompe tra i campi di barbabietole, e che tra un fuori tempo e una velocità forsennata riproduce quei suoni gracchianti del jazz, per cui occorre fiato e forza e che restano incompiuti anche loro, in un senso di tragico già prestabilito che conduce ad atmosfere gotiche e spesso horror.
Il senso di ciò che poteva essere e che non è stato e di ciò che potrebbe avvenire ma non ha la forza per svilupparsi è il filo conduttore magnifico e terribile di tutta la vicenda,
Per la critica è "un thriller psicologico in cui niente è ciò che sembra e tutto si rivela diverso, ricco di una grande pietà verso le debolezze umane, pieno di jazz e con dentro il cinema di Joseph Losey e David Lynch, che ricorda Harold Pinter e i più maturi romanzi di Stephen King".
Per i lettori di Luc Lang, abituati ai suoi mondi distorti e paralleli, è un ritratto allucinato della società di oggi, che compensa, con le sue strane articolazioni la mancanza di umanità che spesso ci circonda e crea una strana visione realistica di quelle passioni e quelle nostalgie che spesso ci dominano e ci guidano. Un libro sulle manipolazioni sentimentali e sul senso dell'abbandono che spesso prende il sopravvento sulle azioni razionali dell'uomo e lo inchioda ad un passato da cui non ci si può più liberare.
Samantha Viva