testi di Sébastien Perez
illustrazioni di Fatemeh Haghnejad (alias Bluebirdy)
L’Ippocampo, 2022
traduzione di Vera Verdiani
pp. 64
€ 19,90 (cartaceo)
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Un’altra storia sconosciuta ai più è quella della bellissima Lilith, nel folklore ebraico la prima vera compagna di Adamo (sì, quello di Eva e della mela), che stufa dell’uomo-padrone avrebbe preferito abbandonare il Paradiso terrestre e rifugiarsi tra le fiamme dei peggiori demoni. La bella strega è una donna indipendente, amante dei libri e dell’amore, se solo quell’Adamo l’avesse accolta come sua pari. «Adamo la vedeva solo come un ventre in cui far crescere la sua dinastia, ma lei, Lilith, voleva essere libera» (p. 8 da Le Streghe). Ed è a causa di quella anelata libertà e indipendenza che nell’immaginario popolare ebraico Lilith è diventata il demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile, è diventata la strega delle origini, e in fondo madre di tutte quelle donne libere «che muoveranno il mondo con girotondi festosi, e che, come lei, sopravviveranno a tutto» (p.8 da Le Streghe). Insomma, contrariamente alla gelosia malefica di Campanellino e di altre creature alate (solo per citarne alcune: le Teugghia della Valle D’Aosta, le Marte francesi o le Sluagh dell’Irlanda) in cui vendetta e malignità sono intrinseche, le streghe sono quasi sempre donne anticonformiste e acculturate, che nel corso dei millenni sono state etichettate negativamente dagli uomini e da altre donne che hanno avuto la presunzione di considerarsi migliori di loro (trama circolare e antichissima da cui non si esce nemmeno adesso che siamo arrivati al 2023).
Le Streghe
testi di Cécile Roumiguière
illustrazioni di Benjamin Lacombe
L’Ippocampo, 2022
traduzione di Silvia Bre
pp. 80
€ 19,90 (cartaceo)
“Sei proprio una streghetta”, mi diceva mia mamma in dialetto pugliese con l’occhio divertito e fiero, quasi fosse un complimento, a cui io credevo e di cui ero particolarmente orgogliosa, perché offriva un qualcosa in più all’immagine che avevo di me stessa da bambina: femmina e strega. Del resto, tv e cinema aiutavano in tal senso, almeno, e alla fine degli anni ‘90 in Italia andava fortissima la serie tv americana Sabrina, vita da strega con il suo gatto nero parlante di casa Salem, tanto simpatica, impacciata e a suo modo rassicurante. Tuttavia, la vera scoperta è arrivata quando, passata al liceo, la professoressa di Storia ha aperto il sipario su uno dei palcoscenici più sanguinolenti della memoria collettiva, la caccia alle streghe, incendiando per sempre lo sguardo fiero di mia madre, e gettandomi in una confusione tale da reputarmi quasi un’outsider della piccola società pugliese in cui vivevo. Una cosa però rafforzava quel mio acerbo orgoglio di femmina e strega: si trattava di tutte donne in carne e ossa, non figure soprannaturali o inventate da chissà quali dicerie popolari (almeno finché non ho udito tossire le tre streghe del Macbeth, ma questa è un’altra storia).
Riprendiamo posto su una di quelle poltrone rosse di fronte a quel palcoscenico di urla e fiamme. La professoressa di Storia parla di guaritrici, di streghe di Salem, di donne libere e anticonformiste, di “sabba”, adunanze di streghe e stregoni che si ritrovavano di notte in luoghi deserti, che prendevano parte a cerimonie demoniache, e dei conseguenti demonologi. Poi arrivano i massacri, con cifre da capogiro: tra i 50.000 e i 100.000 morti di cui l’80% erano donne uccise nell’arco di cinque secoli. Una stima parecchio raccapricciante, e per un’adolescente una storia misteriosa da investigare con maggiore attenzione. Eppure, mai nessun timore ha fatto capolino nella mia vita quando si è trattato di incontrare streghe nell’immaginario letterario o nella quotidianità.
Al contrario, gli esseri fatati e alati regalati in qualità di bomboniera a un qualsivoglia battesimo, matrimonio o compleanno, hanno sempre disturbato la pace della mia fantasia. Non aveva importanza quanto la Disney si affannasse per rendere Trilli più carina e affidabile nell’immaginario dei piccini, o di quanto fossero materne e rassicuranti la Fata Azzurra e la Fata Smemorina. Queste creature leggendarie, originarie delle Parche, dal latino Fatae, coloro che presiedono il fato, e che con incantesimi soprannaturali ci terrebbero in pugno, non hanno nulla di rasserenante, e non vorrei mai incontrarle durante un meritato trekking tra i boschi del Lazio.
Ma per poter prendere decisioni nei confronti di queste creature spaventose e straordinarie è sempre meglio essere informati a riguardo. L’Ippocampo, casa editrice con l’occhio e l’interesse rivolto alle novità più ammalianti per grandi e piccoli, ha pensato bene di presentare al pubblico italiano una nuova collana ideata dall’illustratore Benjamin Lacombe, L’Enciclopedia del Meraviglioso, che conta già due pubblicazioni, Le streghe e Le Fate, con le strabilianti illustrazioni di Lacombe stesso per le donne perseguitate, e i disegni di Fatemeh Haghnejad (alias Bluebirdy) per gli esseri fatati.
I due volumi sono un florilegio chiarificatore e accattivante delle streghe e delle fate più influenti del panorama storico e leggendario, con un focus dettagliato su alcune delle figure più rinomate, oltre a una mappa visiva e didascalica su tutti gli oggetti e i simboli che hanno accompagnato e accompagnano tali creature. Inoltre, il lettore, in entrambi i volumi, è affiancato nel suo viaggio di scoperta da una piacevole narrazione con protagonisti due sinistri e inquietanti adolescenti che provano, come la mia professoressa di Storia, ad aprire il sipario su un mondo ormai impensabile.
Tra le rivelazioni più sconcertanti, degna di nota è certamente la personalità della già citata Trilli, che se nel film Disney è la spalla magica di Peter Pan sorridente e innocua, nei racconti popolari, sotto il nome di Campanellino, è di fatto innamorata perdutamente del protagonista bambino e dunque gelosissima di Wendy, la ragazza dagli occhi verdi, tanto da architettare un incidente-omicidio:
«Aveva trovato la soluzione! Bisognava uccidere la ragazza. L’improvvisa passeggiata intrapresa dalla nuova amica di Peter era un colpo di fortuna. Campanellino ritrovò il sorriso vedendola dirigersi verso il burrone dei coccodrilli. La ragazza si fermò sull’orlo del precipizio e attese. La fata le si avvicinò e fu accolta da due occhi vivaci. Si stava alzando il vento. Campanellino volò tutta scintillante intorno alla rivale. Strofinandosi le mani, fece cadere su di lei una pioggia di polvere dorata. La ragazza si sollevò da terra e cominciò a fluttuare. Il suo voltò si illuminò. Campanellino applaudì silenziosamente e le fece segno di attraversare il burrone. Sapeva bene che la polvere fatata l’avrebbe tenuta in aria solo per due metri, non di più…» (p. 28 da Le Fate).
Lilith da Le Streghe |
Tuttavia, nonostante il dibattito infuocato che potrebbe nascere da argomenti che sono tizzoni ancora ardenti, Le Fate e Le streghe sono un buon punto di partenza per avere un’informazione generale su questi esseri inconsueti e a tratti orribili, con la piacevole e potente leggerezza del colore e del tratto delle illustrazioni - forse anche loro un po' "stregate" - di Lacombe e Bluebirdy.
Olga Brandonisio