Prima Proust ci descrive una certa impressione, poi l’approfondisce cercando di trovare le parole per formularne un’equivalente verbale. Siamo ancora una volta dalle parti di un’idea cara allo scrittore, quella secondo cui l’intelligenza deve collaborare (umilmente) con le sensazioni, per estrarre da esse il senso latente di cui sono latrici. Proust sviluppa questa tesi servendosi di una similitudine in un passo de Il tempo ritrovato: “Si prova, ma ciò che è provato è come certi negativi in cui si vede solo del nero finché non lo si mette contro una lampada, e che bisogna guardare, anch’essi, alla rovescia; non si sa che cosa sia finché non lo si avvicina all’intelligenza” . La Recherche è piena da un capo all’altro proprio di queste operazioni mentali. Continuamente il narratore ci riporta fatti, parole, azioni che lo hanno colpito (“impressionato”) e a volte sopraffatto, per poi cercare di dedurre da quel materiale grezzo delle leggi, delle conoscenze di carattere generale, universale, vale a dire degli “equivalenti intellettuali”. (p. 26)
Per questo motivo la Recherche - secondo il Brugnolo - a differenza di un’altra opera monumentale come L’uomo senza qualità di Musil divisa in parti saggistiche e parti narrative ben individuabili dal lettore, può essere paragonato ad un armonioso progetto che più si avvicina <<al sogno ultrawagneriano della melodia infinita>> (p.26) cui si ispira il romanzo modernista del Novecento, ma che nessun autore è riuscito a raggiungere così pienamente quanto Proust, che avrebbe addirittura tolto gli a capo, per creare un’unica, immensa voluta di azione, pensiero e suggestione.
Oltre a Musil, Brugnolo paragona Proust al nostro Dante Alighieri nella Divina Commedia. Nella prima cantica, in particolare, il nostro sommo poeta non giudica le anime dannate, egli prova una sorta di simpatia verso alcune di loro: ricordiamo certamente il canto di Paolo e Francesca, condannati per adulterio, dove Dante, è così emotivamente coinvolto per compassione da perdere addirittura i sensi. Anche Proust, proprio come Dante, verso i suoi personaggi non si mostra come un dio lontano e talvolta sprezzante (atteggiamento tipicamente flaubertiano), ma è uno di loro.
Di questo tratta dunque la Recherche : della rivelazione del senso della vita generalmente inteso attraverso il senso della propria! Qui ancora una volta ci viene in soccorso l’esempio di Dante: come lui, anche il personaggio Marcel in qualche modo sta per l’everyman, e dunque per un peccatore o un errante come tanti, sta per qualcuno che ha fatto un cattivo uso della sua vita, ma che alla fine si riscatta e il suo riscatto è un po’ dunque anche quello dei lettori: se la sua vita è degna di interesse e considerazione, se è degna di essere ricordata, narrata e dunque salvata, anche la nostra per analogia lo è.
Interessante l’approccio tematico alla Recherche portato avanti da Brugnolo: il tema della memoria, arma per resistere al disfacimento del tempo, il sogno, il denaro, lo snobismo, la morte, l’affaire Dreyfus che si impose anche tra i letterati del tempo e il delicato argomento dell’omosessualità. Ogni capitoletto del saggio offre spunti di riflessione molto interessanti e la sua struttura permette di fruire del testo anche per una veloce consultazione. Dalla parte di Proust vuole favorire un approccio più immediato all’opera proustiana e dimostrare ai lettori curiosi che un’opera monumentale come la Recherche , a distanza di un secolo non ha mai perso il suo splendore ed ha ancora da dire a noi uomini e donne del XXI secolo.
Marianna Inserra
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