pp.768
€ 24 (cartaceo)
€ 12,99 (ebook)
Non nascondo che ho fatto fatica a finire questo libro di quasi 800 pagine, sia perché la tematica trattata è particolarmente sconvolgente, in quanto si parla di sette omicidi di bambini, sia perché gli eventi sono intervallati dalle vicende personali dei poliziotti che indagano sul caso. Nonostante tutto, ritengo ne sia valsa la pena, perché il connubio Läckberg - Fexeus funziona e la vicenda appassiona; il ritmo invece è lento, le indagini proseguono incappando in una serie di vicoli ciechi e la verità, sebbene la si possa immaginare dall’inizio, forse con una tecnica da mentalista, si nasconde bene in evidenza.
Parto con un breve cenno alla vicenda e alla genesi del libro, così da inquadrare il contesto. Siamo al secondo libro che vede protagonisti l’agente Mina Dabiri e il mentalista Vincent Walder. Nel primo Il codice dell’illusionista abbiamo imparato a conoscere più da vicino il duo, abbastanza insolito, che indaga su omicidi e questioni personali, della poliziotta e del mentalista, che una volta insieme si scoprono molto affini, sebbene non abbiano il coraggio di ammetterlo e, che dopo aver risolto il caso precedente, collegato alla vita di Vincent, si sono persi di vista.
Almeno fino a quando a Stoccolma non sparisce un bambino da una scuola materna. Due anni dopo i drammatici eventi che li hanno fatti incontrare, ecco che Mina torna a chiedere aiuto a Vincent Walder, finendo per coinvolgere il celebre mentalista in un'indagine che questa volta la toccherà molto da vicino. L'esperto coglie alcune analogie con un caso di qualche anno prima, dal tragico epilogo. E mentre la squadra si interroga se sia la pista giusta ne fanno le spese altri bambini. I rapimenti sembrano seguire uno schema logico e folle allo stesso tempo. La domanda che gli inquirenti si pongono, scomodando anche un’altra esperta del settore, Nova, è se dietro tutto questo non ci sia una setta.
I personaggi. Mina Dabiri è la poliziotta che ha dovuto fare i conti con la dipendenza e l'abbandono della madre Ines, e poi con il suo analogo comportamento, dettato da dipendenza e paura, che l'ha allontanata dalla figlia Nathalie, che non sa nemmeno della sua esistenza. Ha sviluppato una misofobia (paura per germi e batteri) che la condiziona nella vita e nei rapporti con gli altri, ma nello stesso tempo crea una barriera verso il mondo esterno, che solo Vincent è in grado di capire e scalfire.
Vincent Walder è un mentalista, specializzato in psicologia e linguaggio non verbale, ha già lavorato ad un caso con Mina per la polizia di Stoccolma e ha un rapporto conflittuale con alcuni membri del distretto, inoltre la relazione molto stretta con la collega ha messo a dura prova il suo matrimonio e rischia di compromettere la sua lucidità di pensiero.