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Confidenze dannose: l’incanto e il pericolo delle storie. Il nuovo, coinvolgente romanzo di Luis Landero, "Pioggia sottile"

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Pioggia sottile
di Luis Landero
Fazi, 7 febbraio 2023

Traduzione di Giulia Zavagna

pp. 240
€ 18,50 (cartaceo)
€ 10,99 (eBook)

Ormai sa con certezza che le storie non sono innocenti, non del tutto innocenti. Forse non lo sono nemmeno le conversazioni di ogni giorno, gli inciampi ed equivoci verbali o il parlare tanto per parlare. Forse nemmeno quel che si dice nei sogni è del tutto innocente. C’è qualcosa nelle parole che, di per sé, comporta un rischio, una minaccia, e non è vero che il vento se le porta via facilmente come dicono. […] E capita, ogni singola volta, che le storie o le parole riemerse dagli oscuri anfratti della memoria tornino con intenzioni bellicose, cariche di rimostranze, bramando rivendicazione e discordia. (p. 9)

Nessuna storia è totalmente innocua. Le storie che ascoltiamo sedimentano in noi, lasciano dei residui che si accumulano e spesso ci appesantiscono. Alcune confidenze trovano terreno fertile in qualche angolino dimenticato della nostra anima e rovesciano talvolta la comoda prospettiva che avevamo sul  mondo e sulle persone che abbiamo accanto. Storie di velenosi rancori, di inestirpabile orgoglio, di indicibile gelosia, ascoltate senza sosta, possono attecchire dentro di noi e spegnerci o farci a pezzi, spingerci a gesti imprevedibili. 

Questo accade ad Aurora, la dolce e comprensiva confidente di un’intera famiglia, quella di suo marito Gabriel: tutti vanno da lei a vuotare il sacco della loro coscienza e del loro cuore.

Le sorelle Sonia ed Andrea, Horacio, ex marito di Sonia e la madre, vedova anzitempo e suocera di Aurora: tutti hanno bisogno di lei, di Auri, sempre pronta a prestare orecchio e attenzione a chi ne ha bisogno.

La narrazione procede in terza persona e, dopo una breve parentesi in cui viene raccontato al lettore come Aurora abbia incontrato e poi sposato Gabriel, si salta ex abrupto al presente, alla decisione di lui, non condivisa dalla donna, di organizzare una reunion familiare in occasione del compleanno della madre

Conoscendo i vecchi rancori che le sorelle di Gabriel nutrono verso costei e verso di lui, Aurora non è d’accordo con l’idea del marito: lei è l’unica persona al corrente di tutte le confidenze delle due donne, sa che sepolti sotto la cenere, l’odio e i risentimenti minacciano di prendere fuoco al primo soffio di vento, per cui anche una festa, per quanto possa essere bella, potrebbe trasformarsi nell’ennesimo furioso litigio con conseguenze catastrofiche.
Orfani del padre in tenerissima età, Sonia, Andrea e, in misura molto minore, Gabriel, si trovano catapultati in un’altra realtà: la madre deve stare fuori casa tutto il giorno per lavoro, Sonia prima, Andrea poi, entrambe bambine, dovranno  mettere da parte le bambole ed i pupazzi per pulire casa e cucinare.
Come Andrea amava ripetere in ogni occasione, si avviarono in fretta e furia verso il futuro, come in un fuggifuggi di bestiame che agita i campanacci. La madre trovò nuovi clienti come assistente infermiera e callista, e passava le giornate andando avanti e indietro con la sua piccola valigetta di pelle nera, uscendo e rientrando a casa a qualsiasi ora, […]. L’epoca leggendaria e oziosa del padre era stata abolita e ora su tutto dominava lo spirito della laboriosità e del profitto. (p. 40-41)

Quando anche il lavoro di assistente infermiera e di callista non basta più al mantenimento della famiglia, la madre di Gabriel decide di darsi al commercio ed acquisisce una merceria, mettendo dietro al bancone Sonia che da allora nutrirà verso la madre un folle rancore che ancora le rode le viscere. Andrea ha invece un carattere completamente diverso da quello della sorella: ama chiudersi in camera ed ascoltare la sua musica preferita ad alto volume, sa di non essere slanciata e bella come Sonia e cerca le attenzioni della madre, fino al punto di provare a suicidarsi, ma senza riuscirci. Gabriel, il più piccolo della famiglia, è stato trattato dalla madre sempre come il principino di casa, occupato a giocare con un cowboy di plastica e una macchinina rossa, senza altri pensieri e privazioni. A lui verrà concesso di studiare e andare all’estero, mentre Sonia e Andrea non vedranno mai realizzarsi i loro sogni. La prima desiderava studiare lingue straniere e viaggiare, ma la madre la costringe a sposare Horacio, un uomo che mostrerà sin dai primi mesi di matrimonio di essere affetto dalla sindrome di Peter Pan (e anche da qualche altro serio problema) mentre Andrea, a seconda delle fasi, avrebbe voluto sfondare nel mondo della musica oppure abbracciare la vita monastica. Andrea più della sorella maggiore presenta i sintomi di un trauma dell’abbandono materno e anche da adulta, innamorata di Horacio, nelle sue confidenze alla cognata, lamenta di essere perseguitata dall’infelicità a causa dell’assenza dell’affetto materno sin da bambina. Di tutti i personaggi che incontriamo nel romanzo, solo la madre di Gabriel non ha un nome e questo non è un caso: lei è la matriarca, la donna forte ed autorevole che manda avanti la famiglia da sola, perché vedova e mai risposata. Andrea e Sonia nutrono verso di lei e verso il fratello rancore e gelosia brucianti e li accusano di essere la causa primaria della loro infelicità.

«Voglio dirti una cosa. Ho cominciato a ripercorrere  a ritroso le pagine del mio passato, a rileggerle, e ho capito tutto. La mamma non mi ha mai voluto bene, tu lo sai. Pensa a quando mi sono suicidata. Che cosa ha fatto lei? Ha chiamato il medico? No, non l’ha chiamato, non ha fatto niente per salvarmi, perché in fondo per lei faceva lo stesso, credo perfino che mi volesse morta […] » (p. 60)

 Com’è confortante sapere di potersi aprire ad un’ascoltatrice paziente e comprensiva come Aurora! Che sensazione di leggerezza si prova quando si può condividere un peso con qualcuno che ci porge la sua spalla senza giudicare! Il problema è che poi quelle storie non vanno via di dosso «come le macchie sui vestiti. Si mettono a lavare e via, problema risolto» (p. 40): non è così e a poco a poco, quelle storie stratificate le une sulle altre stuzzicano dubbi e sospetti che in Aurora erano solo in germe. Gabriel viene ora visto da lei con occhi nuovi ed egli ora non le sembra più quell’uomo speciale che aveva amato i primi tempi della loro conoscenza: la coerenza di lui mostra crepe, il loro matrimonio che non aveva mai ricevuto scossoni, è adagiato su una rassicurante routine quotidiana destinata a trasformarsi in desolante noia.

Gelosie familiari, crudeltà, tradimenti, perversioni, lati oscuri sconosciuti delle persone che ci sono accanto: queste le tematiche del nuovo, coinvolgente romanzo di Landero che, con la sua penna scabra, essenziale, scava in profondità sconvolgendo il lettore per la schiettezza e la sincerità con cui affronta realtà scomode, dure da digerire. Un libro che lascia il segno e una sensazione di angoscia e di solitudine profonda.

[…] Aurora le ascoltava un giorno dopo l’altro, guardando la pioggia cadere fuori dalla finestra, guardando il sole calare a picco nelle ore mortali della siesta, guardando fiorire gli alberi e le foglie morte volare nel vento. Le persone non smettono mai, mai di raccontare, anche se non gli succede nulla, e se un inferno esiste, anche lì continueranno a raccontare per  i secoli dei secoli, ricaricando costantemente il giocattolino delle parole, cercando di capire qualcosa del mondo, camminando a tentoni nell’assurdità della vita alla ricerca forse di qualche meccanismo che permetta di aprire la sua cieca chiusura. (p. 199)

Marianna Inserra