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"Radio Magia" di Valerio Aiolli: a volte è solo questione di trovare la frequenza giusta per trasmettere chi siamo

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Radio Magia
di Valerio Aiolli
Minimum fax, 2023

pp. 139
€ 16 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


La notizia iniziò a diffondersi. C'era una radio, una nuova radio libera in città. Ed era proprio nel quartiere. Eravamo noi. Era Radio Magia. (p. 53)

Sentirsi provvisori, in bilico continuo tra ciò che si vorrebbe essere e le infinite possibilità di fallimento, per alcuni ragazzi è paralizzante. Nel 1978, in un periodo particolarmente teso della storia italiana, i protagonisti di Valerio Aiolli vorrebbero emergere, ma sono tutti in età da scuola superiore e hanno le idee piuttosto confuse: sono una "generazione di scazzati", come verrà detto loro. Poi, il protagonista e alcuni suoi amici (i nomi sono tanti, specialmente all'inizio creano un po' di confusione, ma poi trovano il loro giusto posto nel romanzo) sembrano finalmente trovare un loro posto in città e, quasi, nel mondo: aprono una radio, grazie all'idea di Caputo, perché «a Caputo venivano idee. E se ne annunciava una nuova, era degno di attenzione» (p. 19). 

Non sempre, va detto, le idee di Caputo erano buone, come l'idea di mettere un bidet da smaltire, visto fuori da un palazzo, in mezzo alla strada, per poi appostarsi e vedere quale automobilista ci si sarebbe scontrato. Una ragazzata, stando a Caputo e al suo amico, l'io narrante della storia; una mezza tragedia, nella realtà: Marta, giovane automobilista, resta gravemente ferita, al punto da dover affrontare un'operazione alla gamba e una complicata riabilitazione. Come non sentirsi in colpa? 

La costruzione della radio, che verrà poi chiamata Radio Magia, e l'articolata organizzazione del palinsesto, la ricerca di un modo per diventare concorrenziali, trovando anche i giusti sponsor, va di pari passo con la presa di coscienza da parte del protagonista del proprio senso di colpa per quanto ha fatto a Marta. Eppure prendersi la responsabilità e autodenunciarsi pare lontanissimo dall'avverarsi. Invece, decide di infiltrarsi in ospedale con la scusa di essere un volontario della Misericordia e conoscere la vittima dell'incidente provocato da lui, arrivando addirittura ad accudirla. Quello spiare il dolore altrui di sghimbescio, costruendovi sopra l'ennesima menzogna, non fa che acuire il senso di colpa, perché è come se il protagonista assistesse alla rabbia, alla frustrazione, alla sofferenza di Marta con angoscia crescente. L'angoscia di un inetto che non ha neanche il coraggio di prendersi le sue responsabilità. 

Intanto, però, Radio Magia cresce: in quello scantinato non a norma si trasmettono programmi, si radunano giovani che ascoltano musica, discutono di quanto sta avvenendo fuori di lì, tra Brigate Rosse e sconvolgimenti politici. Il tutto, tra una sigaretta e una pomiciata, illudendo il protagonista e i suoi amici di poter un giorno realizzare anche quel sogno: trovare una ragazza. 

Ecco allora che la radio si fa galeotta di incontri, di nuove amicizie, di flirt e discussioni, mentre i dischi aumentano alle pareti, si avvicendano le richieste di dedica, gli sponsor si fanno avanti. E in poco tempo la radio smette di essere qualcosa di inavvicinabile e astruso: 

La radio, in quel momento, mi apparve come quel quasi-miracolo che è: una magia, non più come una scatola che chissà come emetteva parole e musica in arrivo da chissà dove. (p. 88) 

Si fa quasi in tempo ad abituarsi all'atmosfera analogica e polverosa, ai cavi della radio, all'antenna che trasmette su frequenze che in città non si prendono, ma in provincia sì, che un colpo di scena di grande impatto spazza via tutta quell'atmosfera tardo-adolescenziale sospesa nel tempo. Ed è proprio col finale che il romanzo corale di Valerio Aiolli assume un valore aggiunto, meno generazionale e più esistenziale: l'originalità della svolta arriva un po' tardi, sì, ma ci permette di rileggere in tutt'altra luce quanto è stato detto e fatto prima. 

GMGhioni