Oltre la periferia della pelle
di Silvia Federici
D Editore, febbraio 2023
Traduzione di Patricia Badji
pp. 224
€ 17,90 (cartaceo)
Chi dice che il
corpo è superato, chi dice che bisogna tornare alla sua biologia essenziale,
chi dice che è necessario concentrarsi sulla sua performatività e
sull’autodeterminazione: è ormai chiaro che oggi, all’interno dei movimenti
femministi, il corpo sia diventato un vero e proprio campo di battaglia su cui
dibattere. Non dobbiamo commettere l’errore di pensare al femminismo
contemporaneo come un femminismo post-corporeo: quelle sul corpo femminile sono
rivendicazioni quantomai attuali e dibattute su cui è giusto riportare
attenzione critica. E se da una parte questi dibattiti potrebbero dare adito al
ritorno di opinioni essenzialiste ormai superate, dall’altro ci danno
l’importantissima possibilità di osservare con occhi nuovi le moderne
declinazioni di un elemento fondamentale delle battaglie femministe sin dagli
albori del movimento: il corpo delle donne. Il libro di Silvia Federici si pone
proprio questo obiettivo: recuperare il corpo femminile dalla genealogia
teorica che lo accompagna, risemantizzarlo, e darci gli attrezzi per
riappropriarcene in modo costruttivo, per capirne finalmente forze e debolezze,
e per comprendere il suo ruolo all’interno del femminismo contemporaneo.
Il libro consta
di dieci capitoli, ispirati ad altrettante lezioni tenute da Federici. Ciascun
capitolo costituisce una disamina breve ma intensissima di argomenti specifici,
in una progressione che va dal generale al particolare; inoltre il volume –
curatissimo dal punto di vista tipografico, un piccolo gioiello tutto da
maneggiare – crea anche un’organizzazione in “parti” che contribuisce a creare
un vero e proprio mosaico concettuale, confondendo le delimitazioni tra teoria
e pratica, tra vita vissuta e esperienza politica del corpo femminile, tra
storia del capitalismo e istanze contemporanee e vivissime di come il corpo
femminile venga utilizzato come merce atta a (ri)produrre un guadagno.
Se infatti
Federici mantiene sempre il suo posizionamento di femminista marxista, e
recupera molte delle teorie già esposte nelle opere precedenti, toccando
temi come la schiavitù, la famiglia come istituzione economica, la nascita
della psicologia, e il lavoro da una prospettiva di genere, questi elementi
vengono utilizzati per analizzare il mondo in cui viviamo, anche negli esempi
più controversi, come l’alimentazione, le tendenze transumane del capitalismo
avanzato, la maternità surrogata, l’aborto, e così via: tutti i numerosissimi
modi in cui il corpo umano, e in particolare quello femminile, stabilisce una
relazione profondamente politica con il mondo che lo circonda, accennando così
una possibile visione del corpo femminile come un corpo che rifiuta ogni
binarismo, che sia tra dentro e fuori, tra personale e politico, tra identità e
comunità. Un corpo utopico, “danzante”, come recita il titolo del capitolo
finale, che nasce dall’agency individuale e che costituisce un vero e proprio
slancio verso un futuro migliore.
Marta Olivi