di Andrew Sean Greer
Adelphi, 2011
Traduzione di Giuseppina Oneto
Prima edizione: 2008
pp. 224
€ 11 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)
Questa è una storia di guerra. Non doveva esserlo, è cominciata come una storia d'amore, la storia di un matrimonio, ma la guerra le si è conficcata dappertutto come schegge di vetro. Non è la solita storia di uomini che vanno a combattere, ma di quelli che non ci sono andati [...]. La storia di quegli uomini, e di una donna alla finestra capace solo di stare a guardare. (p. 180)
«Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo». Un inizio folgorante, che sembra preludere a un ribaltamento della situazione, non vi pare? Sono queste poche parole che mi hanno convinto a leggere La storia di un matrimonio, romanzo di Andrew Sean Greer uscito per la prima volta nel 2008 e attualmente passato alla collana "Gli Adelphi".
Poi ci si è messa la voce narrante: è Pearlie Cook a raccontare del proprio matrimonio con il bellissimo Holland, un uomo che attira l'attenzione, risultando affascinante quasi con noncuranza. Un uomo che ha passato un forte trauma in guerra, dopo che la sua nave è naufragata. Un uomo che non ha mai parlato davvero di quello che ha vissuto in quelle ore, ma che agli occhi di Pearlie è fragile, e quindi da proteggere. Ecco perché lei, ancora giovanissima, ha scelto di sposarlo, nonostante gli avvertimenti arrivati dalle zie di Holland. Ecco anche perché, convintasi che il marito avesse problemi di cuore, ha deciso di eliminare le possibili fonti di stress: leggere e censurare il giornale prima di lui, ritagliando le brutte notizie; scegliere un cane che non abbaiasse e un campanello non troppo forte; togliere a Holland le responsabilità maggiori nella gestione della casa e nella crescita del loro figlioletto Sonny, colpito dalla poliomielite.
È in questa atmosfera ovattata, quasi surreale perché iper-protetta, che la vita serena di questa coppia nera fa i conti con il dopoguerra americano, pieno di speranze di ripresa, ma anche spezzato dalle notizie relative alla Guerra di Corea in radio e da qualche esclamazione razzista nei confronti dei protagonisti. Se fuori il mondo infuria, pare che i Cook siano al riparo dentro le mura di casa, nella loro modesta esistenza piena di luce. Almeno per i loro primi quattro anni di matrimonio.
Nel 1953, infatti, bussa alla porta Charles Drumer, detto "Buzz", un uomo bianco proveniente dalla Virginia, che si presenta come un vecchio amico di Holland. Pearlie resta un po' colpita da quell'uomo di grande fascino, con un dito mutilato, che porta regali per Holland e per lei. E non ci vuole molto perché Buzz torni nelle loro vite: «Passavamo le serate in questo modo: a cena, con la birra e tante vecchie storie che non spiegavano nulla» (p. 41). Benché Buzz si mostri amichevole con tutti e non fatichi a infiltrarsi nelle loro vite, alcune domande risuonano istintivamente in Pearlie: cosa vuole davvero da loro? Quale segreto porta con sé?
Vorrei tanto a questo punto analizzare ciò che arriva dopo, perché questa è una storia intricata, piena di certezze che si infrangono, che procede scuotendo e sgomentando di continuo il lettore; una storia così ben strutturata da far nascere il desiderio di esplicitare nessi e contrasti, coincidenze e prolessi, ma non è possibile farlo, o farei un grande sgarbo a voi lettori.
Dirò solo che la frase «si sa com'è il cuore: ogni notte mette una spina», che leggiamo a p. 45, lascia intravvedere almeno una minima parte dei dubbi, delle ipotesi e delle scoperte che porteranno Pearlie a rivedere le proprie certezze, vivendo vere e proprie torture psicologiche. Lasciar andare Holland oppure no? Dove, con chi e perché dovrete scoprirlo nelle centocinquanta pagine rimanenti del romanzo, che scorrono a tratti pensose e altrove mosse da episodi rivelatori. Anche quando la quotidianità sembra sempre la solita, agli occhi di una donna sospettosa bastano uno sguardo, un gesto, un minimo dettaglio a suggerire un errore di valutazione o una nuova chiave di lettura («Io non lo avevo salvato: avevo solo mascherato il suo dolore, come la morfina», p. 82).
A tratti struggente, altrove a dir poco surreale, ma nonostante tutto molto verosimile per l'attenzione della voce narrante a rendere tutto ben contestualizzato, La storia di un matrimonio, oltre a un'annichilente storia d'amore e sull'amore, sulle rinunce e sui compromessi in suo nome, è anche un romanzo di non-detti, di mancata comunicazione, dal momento che ognuno dei due sposi si è fatto un racconto privato dell'altro, per anni. Accanto a questi temi, non è meno importante la guerra, che, con le sue dita avviluppanti, si è infilata nelle menti e nei cuori di tanti personaggi: una guerra che è ricordo per Holland e Buzz, ma anche una guerra presente, quella di Corea, che torna a cambiare le vite di tanti giovani americani durante i sei mesi del 1953 in cui è ambientata la maggior parte della narrazione. Una guerra che non dà tregua e che può cambiare per sempre persino il presente.
Se amate quanto me i romanzi psicologici che analizzano e scorticano i rapporti, non potete di sicuro perdervi La storia di un matrimonio, che mi è piaciuto tanto da ripromettermi di leggere al più presto anche gli altri romanzi di Andrew Sean Greer.
GMGhioni
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