Una fiaba speciale con protagoniste solidali e coraggiose: “Il cortile delle sette fate” di Nadia Terranova



Il cortile delle sette fate
di Nadia Terranova
Guanda, ottobre 2022

pp. 112
€ 13,00 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)

Il cortile delle sette fate di Nadia Terranova è una favola deliziosa edita da Guada e illustrata da Simona Mulazzani incentrata sull’amicizia femminile con protagoniste una gatta di colore nero di nome Arte, diminutivo di Artemide, e di una ragazzina orfana di nome Carmen. La vicenda è ambientata a Palermo durante il periodo dell’Inquisizione e vede le due personagge costrette a fuggire dalla follia, dall’ignoranza e dalle persecuzioni di uomini che credono di riconoscere nelle azioni delle donne i segni del demonio. 

Provateci voi a essere una gatta nera al tempo dell’Inquisizione. Voglio dire, non è facile. Innanzitutto non è detto che possiate tenere il vostro nome, anzi conviene che ve ne troviate uno buono per salvarvi la pelle. Io per esempio mi presento come Arte ma in realtà mi chiamo Artemide, come la dea della caccia: pensate a che cosa succederebbe se qualcuno sapesse che porto il nome di una divinità pagana… (p. 13)

In un cortile della città, una notte alcune fate cantano e ballano attorno a una bambina vestita di stracci e con i piedi nudi, mentre una gatta nera le guarda di nascosto da una crepa del muro, ma Carmen, rimasta sola, cade sdraiata a terra in un sonno ricco di suoni e colori, caldi e avvolgenti, quando viene catturata e condotta in una cella perché creduta una ciarmavermi. Le ciarmavermi in Sicilia erano delle guaritrici che vennero poi considerate durante il periodo dell’Inquisizione delle streghe. Interrogata e incalzata dalle parole del suo carceriere, Carmen viene soccorsa e liberata dalle fate.

Non ho mai fatto niente di male, né io né le altre donne che vi divertite a perseguitare. […] Per questo odiate le guaritrici, per la loro sapienza: conoscono rimedi e cure che a voi sono ignoti. Potete studiare gemme e piante su tutti gli erbari del mondo, ma vi mancherà sempre un ingrediente: la generosità della cura. (p. 67)        

Nelle pagine si alternano i racconti e i pensieri delle due protagoniste che sono rappresentate mediante una forma grafica distinta: l’uso del corsivo per Arte, alla quale corrispondono sei capitoli con la dicitura miagolio artistico, mentre per Carmen un uso del tondo e la tradizionale accezione del capitolo numerato.

Siamo davanti a un libro denso di particolari, dove si intrecciano leggende e tradizioni in una fiaba contro ogni forma di pregiudizio e di prepotenza, dove i valori della libertà, dell’amicizia e del rispetto per la natura sono fondanti e pongono l’attenzione su quanto sia importante il legame con il pianeta e tutti i suoi abitanti. Il cortile delle sette fate si configura come un racconto contro l’emarginazione e la facile addizione di luoghi comuni che imprigionano ed etichettano. Una storia di unione tra creature speciali, solidali e alleate, pronte a combattere l’ingiustizia di un pensare irrazionale e di credenze intrise di superstizioni

La bambina mi allunga una carezza e mi chiede se voglio essere la sua gatta. Ride. Dice che ogni strega ha diritto a un felino, quindi anche lei. Aggiunge che siamo uguali: sola io, sola lei, entrambe abituate a cavarcela. (p. 88) 

Ma un sole nuovo illumina la città e scalda le spalle di Carmen che scopre la verità sulla sua nascita e che ora può finalmente vedere il suo paio di ali!

Si chinò sul catino e fissò la sua immagine riflessa. Nonostante le disavventure della notte più apocalittica della sua vita aveva i lineamenti distesi e sereni, i capelli scompigliati le incorniciavano il viso con grazia. Un paio d’ali bianche abitavano le sue pupille […] (pp. 93-94)    

Silvia Papa