di Enrico Fovanna
Giunti editore, 2023
pp. 312
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Quando ho iniziato Lunedì mi innamoro, mi aspettavo di incontrare quello che avevo letto nel risvolto di copertina, ovvero la storia di un mistero che deve essere risolto, e invece mi sono trovata davanti qualcosa di completamente diverso: un romanzo che deve essere letto su più piani e che soprattutto è in grado di catturare il lettore in maniera decisamente forte.
È una mattina di metà dicembre a Milano e Giorgio, giornalista e protagonista di questa storia, riceve su Facebook una richiesta di amicizia: niente di nuovo o di particolarmente strano, se non fosse che questa notifica proviene da una persona che non può averla inviata, in quanto morta da circa trent'anni. Le ipotesi si affollano confuse nella mente, alla ricerca di una possibilità, una spiegazione: forse Febo è ancora vivo? Magari non è mai morto ma è solo scappato, per motivi che ancora non gli sono chiari? O forse si tratta di uno scherzo, certamente di pessimo gusto, da parte di qualche suo amico? In preda ad una sensazione strana, inquieta, Giorgio accetta la richiesta: da giornalista qual è, vuole andare a fondo, scoprire cosa si celi dietro questa storia, ma soprattutto capire chi si nasconda dietro il nome del suo amico. Quindi scrive a Febo, o perlomeno a chi si sta spacciando per lui, e, incredibilmente dall'altra parte giungono delle risposte, con delle informazioni che solo il vero Febo può conoscere. Così Giorgio inizia un'indagine, sguinzagliando le sue conoscenze da giornalista e ripescando dalla sua memoria nomi, luoghi, conoscenze, vecchi amici che credeva perduti per sempre e che invece sono ancora lì, legati a lui dagli anni più formativi della sua vita. Giorgio vuole capire, e per farlo deve tornare indietro nel tempo e guardare in faccia eventi che credeva aver messo da parte per sempre.
Siamo a Pavia, è il 1981 e Giorgio è un giovane studente di Economia che ha appena ottenuto la possibilità di alloggiare presso il Collegio Fraccaro: ancora non lo sa, ma lì trascorrerà anni bellissimi e spietati, fatti di amicizie profonde e sincere ed eventi che lo cambieranno per sempre e che lo renderanno l'uomo che è oggi.
Chiusi di nuovo gli occhi, stringendo le chiavi nel palmo della mano. Respiravo già una libertà nuova, carica di futuro e di possibilità. Da lì in avanti, sentivo, sarebbero venuti strani giorni di incontri, fatica, sogni, lotte interiori o mutamenti. Comunque vita: una vita diversa, indipendente, da riempire come volevo. [...] Da quella notte mi sembrò di rifiorire in un giardino nuovo della mia esistenza (p. 15)
Tra questi eventi, l'incontro con uno dei ragazzi del collegio, Febo Molini, occupa un posto speciale: colto, carismatico, ottimo sportivo, piace alle donne, che rispondono ai suoi corteggiamenti, e ai ragazzi, che trovano in lui una piacevole compagnia. Una strana sensazione pervade Giorgio, rustico e introverso montanaro, dal passato sofferto, il quale è attirato da questo ragazzo che sembra emanare un'aura di autorevolezza e sicurezza, e quando lo conosce effettivamente trova in lui una sorta di fratello, capace di comprenderlo fino in fondo.
Alzai lo sguardo e ancora una volta lo vidi quasi sorridere. Era un po' come alle medie o al liceo, quando mi imbattevo in qualcuno da cui sentivo di poter imparare parecchio. Stessa fascinazione, con una punta di timore reverenziale. (pp. 63-64)
I giorni al Fraccaro scorrono allegri e sereni, tra feste e primi amori, tenerezze che il tempo ha sbiadito e batticuori indimenticabili, fino a quando si scopre che quello che Febo mostrava non era altro che una patina splendente ma illusoria, e che il ragazzo nasconde un segreto inconfessabile e una fragilità molto più profonda. Da lì le cose cambieranno e prenderanno una piega che non vogliamo svelare per lasciare al lettore il piacere della lettura.
La narrazione procede lungo due piani temporali, il passato e il presente, alternati, e se all'inizio sembra di leggere un delizioso e nostalgico memoir degli anni universitari, ben presto ci si accorge che - senza che mai venga meno la dolcezza del racconto - la narrazione vira verso messaggi ben più profondi e mette in scena la rappresentazione di viaggio all'inferno senza ritorno. Infatti, sempre senza svelare troppo, si può dire che questo libro è un vero e reale monito verso quelli che sono i pericoli di una eccessiva fiducia nella propria capacità di controllare situazioni che in realtà sono pronte a divorare chi cerca di gestirle e nel contempo una ricostruzione di quegli anni Ottanta, tanto sfolgoranti quanto crudeli. E la copertina, che inizialmente potrebbe essere di difficile comprensione, trova la sua spiegazione e rappresenta in maniera decisamente netta ed efficace la situazione.
Giorgio, protagonista delineato magnificamente, nella sua purezza e introversione ("Fin da bambino, quando cercavo l'infinito nei fiori e mi immalinconivo per una nuvola"), nella sua tenerezza e lealtà, vede l'amico crollare e cerca, nei modi che gli sono possibili, di frenare quella che ormai è una deriva senza scampo.
Il doppio mistero, la vera identità della persona che ha inviato la richiesta di amicizia e il segreto di Febo, proseguono in parallelo, fino a giungere ad una risoluzione comune degli interrogativi sviluppatisi fin lì.
A colpire, in questo libro, è la forza e l'autenticità che si sente leggendo le pagine: è un'opera potente e commovente (non in senso figurato), in più punti e nella sua totale interezza, e giunti alla fine, nei ringraziamenti, si capisce che questa grande intensità che si avverte chiaramente lungo tutta la lettura è originata da un sentimento reale e profondo e dalla volontà di dedicare un tributo sentito e onestamente condotto.
Di uguale impatto è la scrittura di Fovanna: bella, poetica, delicata e toccante. Procede liscia, morbida, senza troppi fronzoli ma tutt'altro che scarna: si dipana con precisione, non lasciando nulla all'immaginazione, ma in alcuni punti si eleva su un piano più elevato, toccando punte di vero lirismo.
Ed era arrivata quella fase dell'età adulta che somiglia ai primi giorni di settembre, quando di fatto non è più estate ma nemmeno vero autunno, quei giorni in cui è un lusso avere del tempo di oziare, in cui si crede di avere il mondo in mano, in cui si comincia a prendere qualche libertà, fare quello che ci piace. (p. 97)
Il percorso di Giorgio è prima di tutto uno scavo dentro sé stesso. E ad un certo punto, quando, innamoratosi di Elisa, una ragazza di Lettere con cui vivrà un amore intenso e tenero , dirà che le sue scelte sono sempre state condizionate dal timore e dalla paura, in realtà, quello che traspare è che Giorgio possiede delle radici salde e un altrettanto solido buon senso, ma soprattutto, quello che impariamo da queste pagine, senza se e senza ma, è che è l'amore a salvare, sempre e comunque.
Lei mi abbracciò piano e restò così , per qualche minuto, con la testa sulla mia spalla, e io fui vinto da un'innaturale tenerezza che non conoscevo, o che in parte avevo assaporato in embrione nei miei primi amori, efebici e acerbi. Continuava a diluviare e, giurando di non approfittarne, le chiesi se voleva venire da me. Le avrei dato una polo di ricambio. Sorrise baciandomi ancora e fui certo che qualcosa di nuovo e di vero fosse cominciato. [...] Elisa mi accompagnò per mano nell'autunno. Mi stimolava di continuo a uscire da me stesso, ad appassionarmi a qualcosa. Qualche volta, in giornata, staccavo dai libri e andavamo insieme in treno a Milano, per un cinema di pomeriggio, per vedere qualche mostra o un museo, i monumenti che non conoscevo, o anche solo per passeggiare ai giardini di Porta Venezia. Ci fermavamo sulle panchine vicino al laghetto delle oche e delle tartarughe, poi si tornava alla stazione. Speravo che quella routine andasse avanti per sempre. (pp. 174-175)
Viaggio nel tempo e al contempo scavo interiore, il percorso che Giorgio fa a ritroso dentro di sé è un conciliarsi coi suoi dolori e farci pace, in un certo senso esorcizzarli, per ricercare, in ultimo, un lieto fine.
Valentina Zinnà
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