Socrate Express - Quattordici lezioni di saggezza portatile
di Eric Weiner
Bompiani, gennaio 2023
Traduzione di Stefano Chiapello
pp. 400
€ 22 (cartaceo)
€ 22 (cartaceo)
€ 14,99 (e-book)
Mi domando. Due parole semplici che tuttavia contengono il seme di tutta la filosofia, e non solo. Tutte le grandi scoperte e le conquiste personali sono iniziate con queste due parole: mi domando. (p. 32)
Questo di Eric Weiner, autore statunitense, ex corrispondente radio, giornalista e filosofo contemporaneo, è uno di quei libri che potrebbe essere trattato come vademecum nonostante le sue quattrocento pagine. Si tratta di "quattordici lezioni di saggezza portatile", come dice il sottotitolo, vale a dire che l'autore sceglie solamente una manciata di filosofi, dai più antichi a quelli più moderni, per eleggerli quali guide, un po' come Dante con Virgilio, solo che in questo caso a fare la parafrasi è proprio l'autore stesso.
Non abbiate paura, non è un libro di filosofia vero e proprio: non parla per astrusi concetti o sibillini paragrafi pieni di citazioni senza senso. Adotta invece un approccio ludico e cristallino e ci fa empatizzare con nomi altisonanti che, ammettiamolo, abbiamo sempre visto con un po' di scetticismo e persino di odio. Pensiamo a Schopenhauer: chi di noi non l'ha preso in antipatia alle superiori? Beh, io certamente sì.
Il testo è diviso quindi in quattordici capitoli, tanti quanti i filosofi scelti dall'autore, ognuno dei quali portatore di un messaggio, di un insegnamento: è proprio quest'ultimo il fulcro della narrazione, la decodifica in termini semplici di concetti complicati come daimon, attenzione, saggezza folle, indifferenza stoica, Eterno Ritorno, epicureismo. Ecco, se a scuola non ci avevo capito nulla, grazie alla scrittura e allo stile dialogico e umoristico di Weiner, ho capito tutto. E non solo: sono riuscita anche ad applicare ciò che ho dedotto nella vita reale, sono riuscita a farmi delle domande.
Ho una domanda per Confucio: se la natura umana è intrinsecamente buona, perché il mondo appare così crudele? (p. 237)
In questo libro i nostri maestri sono Socrate, Rousseau, Gandhi, Simone De Beauvoir, Nietzsche, giusto per citarne alcuni, maestri non solo di filosofia, ma anche di simpatia, ma questo grazie a delle chicche che l'autore ci svela su ognuno di loro: Marco Aurelio era un dormiglione, Simone de Beauvoir era terrorizzata dalla vecchiaia, Rousseau mostrava le chiappe in pubblico, Epicuro non era quel gran viveur che tutti pensiamo fosse.
Allora, ad esempio, mentre l'autore ci prende per mano e ci porta a conoscere Thoreau, ci svela anche cosa vuol dire sospendere il proprio giudizio, guardare le cose per davvero, vederle davvero, ci svela cosa vuol dire trascendentalismo in termini facili e comprensivi; oppure, mentre sceglie di far parlare Epicuro, capiamo cos'è l'empirismo e che il filosofo, con il concetto di "piacere", non intendeva godimento fisico, ma assenza di preoccupazione e di dolore; e ancora, andando indietro nel tempo, Sei Shonagon che non era una filosofa accademica ma la serva di un'imperatrice, ci insegna a dare importanza alle piccole cose, a circondarsi di cose belle, di cose di vero valore.
Tutto il testo è un insegnamento in forma di conversazione intima tra l'autore, noi e i filosofi scelti: ci interroghiamo come Socrate, ascoltiamo come Schopenhauer, siamo gentili come Confucio, smettiamo di avere rimpianti come Nietzsche, e ci sentiamo anche intelligenti, come quando da piccoli riuscivamo a risolvere un problema di matematica dopo ore e ore di arrovellamenti.
Allora, ad esempio, mentre l'autore ci prende per mano e ci porta a conoscere Thoreau, ci svela anche cosa vuol dire sospendere il proprio giudizio, guardare le cose per davvero, vederle davvero, ci svela cosa vuol dire trascendentalismo in termini facili e comprensivi; oppure, mentre sceglie di far parlare Epicuro, capiamo cos'è l'empirismo e che il filosofo, con il concetto di "piacere", non intendeva godimento fisico, ma assenza di preoccupazione e di dolore; e ancora, andando indietro nel tempo, Sei Shonagon che non era una filosofa accademica ma la serva di un'imperatrice, ci insegna a dare importanza alle piccole cose, a circondarsi di cose belle, di cose di vero valore.
Tutto il testo è un insegnamento in forma di conversazione intima tra l'autore, noi e i filosofi scelti: ci interroghiamo come Socrate, ascoltiamo come Schopenhauer, siamo gentili come Confucio, smettiamo di avere rimpianti come Nietzsche, e ci sentiamo anche intelligenti, come quando da piccoli riuscivamo a risolvere un problema di matematica dopo ore e ore di arrovellamenti.
Lo scopo di "Socrate Express" non è tanto farci amare la filosofia come materia pura, ma quello di incoraggiarci a mettere in dubbio ciò che sappiamo, ciò che pensiamo di sapere, di costringerci a farci delle domande, a capire profondamente noi stessi.
Non è un libro che si legge come un romanzo: ci vuole tempo e pazienza, ma d'altra parte la filosofia stessa non è un campo d'azione e di pensiero che richiede pazienza? Credo per questo che sarebbe un ottimo testo da usare delle scuole, perché spiega la filosofia in modo pulito e divertente.
A me è piaciuto molto, per cui lo consiglio a quelle persone che spesso si interrogano sui massimi sistemi senza mai venire a capo di nulla, e anche a chi sente che una lettura dedicata possa chiarire alcuni dubbi esistenziali su tematiche come la noia, la morte, l'amore, la natura e la cura di sé, e anche agli studenti delle scuole superiori che vorrebbero approfondire la materia, ma non sono ancora soddisfatti dai testi in proprio possesso.
P.s.: e anche a chi ama i viaggi in treno.
Deborah D'Addetta