E se Samantha del film "Her" fosse stata una sex doll? L'esordio di Lavinia Mannelli per 66thand2nd


 

L'amore è un atto senza importanza
di Lavinia Mannelli
66thand2nd, marzo 2023

pp. 160
€ 15 (cartaceo)


Il desiderio: grande motore costruttivo e distruttivo che tanto spesso è protagonista di racconti e romanzi. Un sentimento che risulta preponderante anche tra le pagine nel romanzo d'esordio di Lavinia Mannelli, pubblicato da 66thand2nd
Un desiderio però che non è solo covato da personaggi, per così dire, "reali", in carne e ossa, ma anche da una donna che donna non è, da una persona che persona non è: Tamara difatti è una sex doll, una bambola del sesso di ultima generazione, di quelle che paiono vere, non i pseudo-palloni con seno floscio e bocca più spaventosa che eccitante che volano in aria agli addii al celibato; Tamara è una bambola la cui pelle sintetica si scalda a comando, con un viso realistico, capelli setosi e un repertorio di frasi e citazioni che, in teoria, dovrebbe incanalare il desiderio dei suoi proprietari verso di lei.
[...] era davvero elastica e morbida e che tutto, sotto la leggera pressione delle dita, si comprimeva con un invidiabile effetto di realtà. Gli innumerevoli sensori che avrebbero ammortizzato la carezza, tra gli strati di polimeri plastici del suo involucro e gli organi del suo funzionamento, l'avrebbero a poco a poco riscaldata. Per qualche motivo era piuttosto facile, per lei, scovare i desideri più profondi di chi la frequentava - esaudirli con naturalezza, senza impaccio. (p. 17)
I suoi proprietari sono Giulia, dipendente Ikea, e Guido, insegnante, una coppia che vive a Milano e che si sforza di emergere dal pantano dell'anonimato, riuscendo solo a fare il verso ai veri intellettuali e artisti della città. Forse questa voglia (e anche qui, parliamo di desiderio) non appagata fa pensare a Giulia di vivacizzare un po' le cose comprando per Guido Tamara. Ciò che non possono aspettarsi è l'esistenza di una volontà, di un giudizio, di gioie e sofferenze persino, che si aggirano tra i circuiti sofisticatissimi della loro nuova compagna di vita. Tamara prova dei sentimenti: gioia, dolore, noia e, ovviamente, desiderio. Anche lei vuole essere amata, ma non importa da chi.
Parallelamente, seguiamo le vicende di David, avvenente ragazzo di Firenze che per vivere fa la statua vivente del David di Michelangelo per le strade della città. In realtà, sarebbe un'artista, e pure bravo. Nel romanzo, è amico intimo di Giulia e Guido e sarà proprio a casa loro che incontrerà Tamara.
Qual è il suo, di desiderio? Ovviamente sfondare nel mondo dell'arte. Ci ha già provato una volta, con la performance "La Cura" che coinvolgeva la madre malata di Alzheimer. Un vero successo, ma David non vuole più farlo, anche a costo di essere escluso per sempre da quel mondo tanto agognato.
Il mondo non lo interessava affatto o, addirittura (come giurava e spergiurava quando lei glielo chiedeva); gli faceva ribrezzo. Lui e la madre erano un'unica cosa e sarebbero rimasti insieme per sempre. (p. 113)
Peccato che tutti i buoni propositi costruiti dai personaggi, Tamara compresa, andranno in fallimento: Guido e Giulia sembreranno stranamente non interessati a fare sesso con la bambola; David sarà costretto a fronteggiare un'emergenza che lo distoglierà (o forse no?) dalle sue ambizioni; Tamara imparerà l'amore grazie alla tv, ascoltando le parole di Maria De Filippi e Barbara D'Urso, i gemiti della straziante passione di Can e Sanem in Daydreamers, illudendosi di trovarsi anch'essa in una sorta di reality e aspettandosi da un momento all'altro di essere portata sotto i riflettori.
"L'amore è un atto senza importanza": Lavinia ci dice che è un aforisma dello scrittore Alfred Jerry, e io aggiungo che prosegue con "perché lo si può fare all'infinito". Ma è così? L'amore non ha significato se reiterato ancora e ancora, a costo di divenire una "operazione meccanica" senza peso e senza sostanza?
Il romanzo ci dà una risposta, forse proprio nelle battute finali.
Lo stile narrativo di Lavinia mi è piaciuto moltissimo: elegante, raffinato, molto evocativo e al tempo stesso divertente, soprattutto nei passaggi in cui regala voce a Tamara. Tuttavia, l'elemento che ho apprezzato maggiormente è stato il garbo con cui ha trattato un argomento come quello del desiderio: cadere nella trappola di parlare di una coppia che si porta a casa una sex doll con scurrilità e "perversione" era altamente probabile, e invece Lavinia ci accompagna con delicatezza, senza esagerare, senza calcare la mano su aspetti che avrebbero potuto rivelarsi grotteschi o imbarazzanti. La trovo una scelta saggia, soprattutto perché, per parlare di desiderio, si può anche non dire tutto, si può lasciare qualcosa all'immaginazione. 
Consiglio il romanzo a chi ha visto il film "Her" con Joaquin Phoenix (lì Samantha era un'AI, qui Tamara è una sex doll), a chi scorge nel titolo del romanzo un quesito filosofico più che un'asserzione, a chi si chiede se l'anima e il desiderio di essere amati siano un prerogativa solo dell'essere umano.

Deborah D'Addetta