I frutti di Jalna
di Mazo de la Roche
Fazi editore, marzo 2023
Traduzione di Sabina Terziani
pp. 414
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
In loro compagnia Renny era felice. Si accomodò in una poltroncina rivestita di chintz e si accese una sigaretta con Patience seduta sul ginocchio. Improvvisamente pensò a quanto era ricca di benedizioni la sua vita. Pensò a Clara e Pauline, alla sua lunga amicizia con loro e al senso di protezione che gli ispiravano. Pensò a Wakefield, per cui era stato padre e madre: presto il matrimonio con Pauline avrebbe rinsaldato quel legame. Pensò a Piers e Pheasant e ai loro tre figli. La visione dei vecchi zii nella loro casa nel Devon nascose per un momento tutto il resto [...] Pensò a suo fratello Finch, sposato da sei mesi. [...] Poi la sua mente si rivolse a Jalna, a sua moglie e alla sua bambina. Pensò ad Alayne e alla loro vita travagliata e appassionata, come una sorgente che sgorga dalla terra scura. (p. 34)
La popolazione di Jalna cresce. La nuova generazione sta piantando radici nella magione di famiglia mentre la vecchia guardia Whiteoak (dal cognome acquisito o meno) non riesce a starne lontana. Renny e Alayne lottano sul loro matrimonio con la burrascosità che è sempre stata loro e che nemmeno la nascita di Adeline, la figlia che assomiglia così tanto alla bisnonna, riesce a placare. Finch, nonostante il successo ottenuto in Europa come pianista, non può raggiungere l'equilibrio che da sempre brama e incolpa Sarah, la moglie, di esserne la responsabile. Su Jalna e Vaughland si estende ancora l'ombra dell'ipoteca e le due tenute continuano a lottare per la loro sopravvivenza. Renny, capofamiglia incontrastato, cerca di far fronte a tutto e a dimostrare che, nonostante le apparenze, lui ha ragione e la stirpe dei Whiteoak non potrà interrompersi né trovare rifugio fuori dai confini di Jalna.
La saga di Jalna giunge al suo quinto capitolo (qui le recensioni ai precedenti volumi). I fiocchi di crespo nero per i lutti che hanno funestato la famiglia vengono sostituiti da fiocchi rosa e azzurri. Il senso familiare, nonostante una parziale diaspora costituita dagli zii Nick e Ernest e Finch che si trovano in Europa, è più saldo che mai nella mente di Renny.
Che razza di tribù! Ma quello era il modo di vivere corretto: la propria carne e il proprio sangue sotto il proprio solido tetto! (p. 78)
Così riflette il capofamiglia proprio mentre tutto intorno a lui sembra sfaldarsi. Non si parla solo dei problemi economici che sono sempre presenti e pressati, sin dal primo romanzo, e che ora stanno per fare i conti con il crollo del '29; si parla di un vero e proprio tentativo di sovvertimento dell'ordine familiare costituito.
Wakefield, a un passo dalle nozze con Pauline, sorprende tutti – compreso chi legge – con una decisione che mai ci si sarebbe aspettati dal suo personaggio; Clara è pronta a lasciare Jalna ora che il suo amore per Renny non ha avuto lo sbocco che sperava; Alayne scopre il tradimento del marito e capisce che la sua appartenenza al clan è sempre stata una facciata.
Ma non puoi fare di me una Whiteoak, o una Court, non dopo dieci anni! Sono figlia dei miei genitori. Credi che se mia madre avesse scoperto che mio padre si vedeva con un'altra donna nel bosco e tra loro c'era intimità... oh, che diritto ho di fare i nomi dei miei genitori in questo contesto! (p. 94)
Lei che di Whiteoak ne ha sposati addirittura due è rifiutata anche dalla figlia che preferisce di gran lunga la compagnia del padre. Finch, al suo ritorno, non è in grado di far parte della famiglia a causa di un grave esaurimento mentre la moglie Sarah, la cui esuberanza sessuale è per lui ingestibile, ricatta economicamente la famiglia.
Fino a questo capitolo, Renny è sempre stato, sì, l'incarnazione perfetta di un Court e un Whiteoak, l'uomo che tutte le donne desiderano e che gli uomini in parte stimano e in parte invidiano, ma, a conti fatti, uno poco capace nella gestione quotidiana: rozzo e primitivo, per Alayne, troppo accondiscendente, per Piers, poco abile con il denaro, a detta di tanti. Tutte le sue decisioni sembravano inutili e, nonostante le aspettative, Renny non riusciva a reggere il ruolo che gli spettava in quanto primogenito. Nei I frutti di Jalna assistiamo a un rovesciamento e ci rendiamo conto come l'autrice, con grande abilità, abbia sempre messo un filtro che ha falsato la nostra visione. Perché, vuoi per abilità, vuoi per fortuna, le decisioni e le opinioni di Renny appaiono in una luce vincente.
Nonostante l'accusa di debolezza da parte di Piers, Renny sa come trattare sia con Finch che con Wakefield e riesce là dove personaggi più energici e acculturati falliscono; la sua visione del mondo, patriarcale, in una certa misura, e con concezioni molto nette su ciò di cui un Whiteoak ha bisogno ("perché tutti sanno che un Whiteoak non può vivere senza donne") finisce per premiarlo; la consapevolezza che nessuno del clan possa stare fuori da Jalna si rivela sensata. Fa onore al suo ruolo capendo anche chi sono le figure degne di entrare nel circolo allargato e chi invece, anche se di sangue, non riesce a inserirsi. Nella sua storia d'amore appassionata con Alayne iniziamo a vedere come l'intelligente newyorkese non sia quella virtuosa tra i due, mancandole la capacità di perdonare non solo Renny, ma anche Eden, nonostante il tempo e la tragedia, e di abbracciare il grande quadro d'insieme.
Su ogni figura, su ogni vicenda grande e piccola, la tenuta giganteggia e domina la scena.
Jalna aveva un'aria orgogliosa, consapevole di proteggere e amare le persone che vivevano al suo interno. Assorbiva con ogni fibra il sole di inizio estate, incurvava i suoi frontoni contro i temporali estivi. Di notte contro le sue pareti echeggiava il richiamo del caprimulgo, le sue finestre riflettevano fulmini. Al mattino dai suoi camini s'innalzavano gioiose spirali di fumo. (p. 404)
Per ora bisogna fermarsi qui, in attesa del prossimo capitolo di questa grande saga canadese. I bambini di oggi cresceranno e si vedrà se saranno o meno adatti alla pesante eredità che li aspetta e se la lealtà verso Jalna sopravvivrà anche nei decenni a venire.
Giulia Pretta
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