di Monica McInerney
Fazi editore, febbraio 2023
Traduzione di Sabina Terziani
pp. 366
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Succedeva spesso che una delle madrine si palesasse – al telefono o di persona – proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno. Il giorno della sua laurea Olivia era tra il pubblico e si era alzata per applaudire a incoraggiarla proprio quando l'avevano chiamata a salire sul palco. Maxie le aveva mandato un bel mazzo di fiori quando per mail le aveva annunciato di aver trovato lavoro, e Olivia le aveva spedito un buono regalo da spendere in un grande magazzino per rifarsi il guardaroba. (p. 25)
Eliza ha due madrine fuori dall'ordinario. Olivia e Maxie, rispettivamente una esperta di arte che gestisce un hotel di lusso in Scozia e l'altra una stella della televisione, ci sono sempre state per lei. Non solo da quando la madre, Jeannie, è scomparsa: sono una presenza costante, pronte a portarla in vacanza in luoghi favolosi e a non lasciarla sola nei momenti decisivi della sua vita. Uno di questi momenti si verifica quando Eliza perde il lavoro e viene sfrattata dall'appartamento in cui vive. Con tutti i punti saldi della sua esistenza mandati a gambe all'aria, Eliza decide di partire per la Scozia per rivedere le sue madrine e per mettersi finalmente alla ricerca di una risposta negatale con la morte della madre: la vera identità di suo padre.
Una volta le aveva detto che abitava in una piramide in Egitto, un'altra volta che era una spia russa che lavorava sotto copertura – «significa in segreto» – e che sarebbe stato pericoloso cercare di contattarlo. Le aveva persino raccontato che faceva la controfigura di un famoso attore di Hollywood.«Quando mi dirai la verità?», le chiedeva spesso Eliza.«Quando compirai diciotto anni. Te l'ho promesso, lo sai». (p. 8)
Autrice australiana di lungo corso, Monica McInerney con Le madrine – suo tredicesimo romanzo – esplora un complicato triangolo di relazioni femminili e lo fa partendo da uno degli avvii più classici: la perdita del lavoro e della casa da parte della protagonista, lo scardinamento di tutti i punti fermi e il trasferimento dall'altra parte del mondo per capire parte del suo passato. Se la meta più lontana a cui si riesce a pensare è l'Australia, in questo caso abbiamo un rovesciamento del globo perché l'Australia è il punto di partenza. Come ogni cosa in questa storia assistiamo a un gioco agli antipodi in cui la verità sembra chiara, ma c'è sempre un dettaglio d'ombra che cambia del tutto il significato.
«Non voglio due madrine insulse», aveva detto il giorno dopo la nascita di Eliza, in un ospedale fuori città. «Niente bambole né vestitini rosa, solo tante avventure e coccole, con voi due che la proteggete come possenti guerriere in ogni momento della sua vita». (p. 42)
I triangoli, sia amorosi che amicali, presentano delle difficoltà perché c'è sempre un vertice che finisce per sentirsi escluso. Olivia, Maxie e Jeannie sono amiche sin dai tempi del collegio cattolico, ma le prime due hanno intrapreso carriere di successo mentre Jeannie, dopo un pazzo periodo di avventure in Europa, non è andata all'università e ha avuto una figlia. Olivia e Maxie non sono diventate madri e hanno preso molto seriamente il compito di madrine, sia per l'affetto per l'amica che per una reale preoccupazione per il futuro della bambina. Perché Jeannie è una madre affettuosa, allegra e che ha riempito il mondo di Eliza di amore; ma l'ha anche funestato con il problema dell'alcol, con condizioni economiche disastrose e con il rifiuto sistematico di dirle la verità sulla sua nascita nonostante l'insistenza della figlia che teme di essere frutto di una violenza. Così come ci sono due versioni di Jeannie, così ci sono due versioni di Olivia e Maxie che sono convinte di aver agito per il meglio, ma che con il loro rifiuto di vedere la realtà e con delle omissioni importanti hanno contribuito allo sviluppo del destino di Eliza e Jeannie, nel bene e nel male. "L'inquisitrice Olivia e la crocerossina nazi Maxine" le chiama Jeannie in un momento di sincerità; Alex, figlio delle prime nozze del marito di Olivia, descritto come un uomo arrogante e disinteressato nei confronti della salute del padre affetto da demenza, ricorda a Eliza di considerare che ci sono sempre due punti di vista di ogni storia. Non è mai detto che la storia raccontata da chi ci vuole bene sia la versione corretta: è solo quella architettata per difendere se stessi e chi amiamo.
Il romanzo mostra la quotidianità affettuosa tra Eliza e Jeannie, fatta di liste di cose da fare, giochi e fantasia; racconta il rapporto tra vecchie amiche d'infanzia non tralasciando gli screzi, i momenti di allontanamento e le intolleranze che si sviluppano tra persone che si conoscono da tutta una vita: Olivia non può non provare fastidio per la tendenza al melodramma che Maxie, l'amica attrice, ha da sempre usato come scusa per sottrarsi alle incombenze spiacevoli della vita. Mostra come la lealtà – o il senso di colpa – nei confronti di Jeannie travalichi anche la morte costruendo quindi un ritratto molto veritiero di una triade di amiche.
Ci sono momenti, soprattutto nella seconda parte e nei tira-e-molla per la scoperta dell'identità del padre di Eliza, in cui il ritmo viene meno perché la collana di depistaggi e di mezze verità si allunga e, in alcuni casi, cede alla tentazione dei cliché. Le pagine conclusive, scritte come una sceneggiatura teatrale, sono però chiarificatrici e potenti nel far cadere anche l'ultimo brandello di menzogna. Davanti al pubblico le protagoniste restano davvero nude.
Le madrine è un romanzo tenero e scorrevole che fa desiderare di aver avuto delle figure para-materne come quelle di Olivia e Maxie. O forse no. Perché ci sono occasioni in cui i dolori più grandi ci vengono inflitti proprio dalle persone che dicono di amarci di più.
Giulia Pretta