di Janina Ramirez
Il Saggiatore, marzo 2023
Traduzione di Roberta Zuppet
pp. 546€ 35 (cartaceo)
€ 14,99 (ebook)
Se pensiamo al Medioevo, difficilmente
ci sovverranno nomi di sovrane, artiste e guerriere; al contrario, anche
chi non è un appassionato di Storia saprà elencare re e condottieri. Tuttavia, le donne erano parte
integrante della società medievale, in primis come madri e mogli. Sebbene sia stato difficile, se non impossibile, tenere traccia del genere femminile
dei ceti meno abbienti, ci dovrebbe essere almeno qualche indizio sulle regine
e sulle mogli dei condottieri. Ciononostante, ci rimane, quando presente, solo
qualche notizia biografica, che però non riesce a dipanare la nebbia intorno
alla storia femminile medievale. A contornare queste scarse informazioni c’è
anche l’estesa, e quanto mai diffusa, concezione che questo lungo periodo
storico fosse di soli uomini, eppure non è così.
Abbiamo bisogno di un nuovo rapporto inclusivo con il passato. Rintracciando queste straordinarie donne medievali è un primo passo, ma ci sono altre voci che sono state zittite e che aspettano di far sentire le loro storie. (p. 40)
Dall’altra parte viene da
chiedersi: è mai possibile che, nell’arco di mille anni, nessuna donna abbia
ricoperto un ruolo di potere o sia stata a capo dell’esercito o un’artista
rinomata? Nell’arguto saggio Femina
di Janina Ramirez, scopriamo numerose figure femminili, spesso dimenticate o
trascurate dalla Storia, che sono state nondimeno protagoniste del loro tempo, come
Cynethryth, regina dei merciani, che «godeva di rispetto a livello
internazionale» (p. 96). Questa
donna straordinaria impose il proprio potere in una società in cui pareva impensabile che una donna governasse. Oggi, forse, è più noto suo marito –Offa –, di
cui si conservano numerosi reperti archeologici e a cui è stata eretta una
statua in Inghilterra. Cynethryth però governò insieme al marito per più di
vent'anni, eppure della sua persona non sappiamo quasi niente e sarebbe ancora
sconosciuta, se non fossero state ritrovate alcune monete con la sua effigie. Del
resto, come si evince dalla lettura del saggio di Ramirez, la Mercia, regno anglosassone dell’ VIII secolo, era un’officina di menti ben pensanti, che
offrì un ruolo di primo piano al genere femminile. Qui, le donne potevano ricoprire ruoli politici e
possedevano libertà che altrove erano inimmaginabili.
E così come il Medioevo è, nella
concezione comune, un’epoca oscura, di carestie e pestilenze; così i popoli
antichi sono oggi considerati misogini e guerrafondai. E tra tutti i popoli,
quello dei vichinghi è quello che si è visto costruire attorno false leggende e altrettanto falsi miti.
Sono molte le falsità che permeano e plasmano la nostra percezione della storia. […] I vichinghi erano uomini barbuti che indossavano elmi con le corna e uccidevano indiscretamente. Tutte queste affermazioni si basano su inesattezze. (p. 144)
Dopo che i vichinghi sono stati considerati brutali e aggressivi per lungo tempo,
le recenti scoperte, invece, offrono un quadro ben più ampio e diverso da come
lo abbiamo sempre immaginato: infatti, è stata ritrovata una tomba che
apparterebbe addirittura a una guerriera vichinga, una donna sepolta con vari
oggetti, compresi quelli da guerriero. La scoperta ha destato un certo clamore
perché, fino a questo momento, nessuno storico aveva mai ipotizzato che le donne vichinghe potessero combattere.
Come poteva questa persona, sepolta con tutti gli orpelli della guerra, delle razzie e dei saccheggi, essere di sesso femminile? Questa teoria non corrispondeva alla visione tradizionale dei vichinghi e lo scetticismo mise in evidenza pregiudizi patriarcali che, purtroppo, persistono tuttora. (p. 135)
Ed è qui che entra in gioco una
disciplina che lascia ben pochi dubbi: l’archeologia. L’autrice, infatti, si
avvale delle più recenti scoperte per tracciare un Medioevo ben poco conosciuto
o, per meglio dire, un altro Medioevo: altro perché ripercorrere quest'epoca attraverso queste
figure femminili dona sicuramente un senso diverso all’intera visione storica,
sociale e culturale di ognuno di noi. E “incontrare” questi personaggi storici chiarisce anche il contesto in cui si muovevano, abbattendo finalmente tutte le
false credenze su questo denso periodo storico.
Politicanti, artiste, combattenti
e religiose: tutte donne che sono riuscite a cambiare il loro destino in un mondo
dominato da maschi. Janina Ramirez ci propone una storia medievale alternativa,
che non ha nessuna intenzione di avvalersi dell’etichetta “femminista”, ma che
vuole offrirci un altro punto di vista, spesso ignorato, dimenticato o
volutamente omesso. L’autrice conduce un’indagine che, attraverso un ricco
apparato iconografico, racconta donne che «hanno scelto uno stile di vita
alternativo, allontanandosi volutamente dai classici abiti femminili» (p. 37). Allora non rimane che chiedersi: quante altre donne sono state
cancellate dalla Storia? E quali altre scoperte ci aspettano ancora?
Queste donne medievali cambiarono i tempi in cui vissero e lasciarono una traccia della loro vita che abbiamo scoperto secoli dopo. Ciascuno di noi è parte del mutevole passare della storia. È nostro compito riflettere su come vogliamo che sia documentata e ricordata. (p. 421)
Giada Marzocchi