di Rossella Locatelli
Electa, 2023
pp. 96
€ 12,00 (cartaceo)
di Luca Scarlini
Electa, 2023
pp. 96
€ 12,00 (cartaceo)
Improntitudine. Voce. Potenzialità. Si chiudono rispettivamente con queste parole le prime tre uscite di Oilà!, la nuova collana di Electa a cura di Chiara Alessi e in libreria dallo scorso 8 marzo, con una coincidenza affatto casuale per un progetto editoriale interamente dedicato a quelle donne che hanno saputo distinguersi in settori da sempre ritenuti di pertinenza maschile. Così, sul finale, è la temerarietà quella che ci resta della stilista Elsa Schiaparelli (1890-1973) raccontata da Rossella Locatelli (Il futuro, qualunque fosse); è la possibilità di rappresentazione quella che caratterizza il percorso della (non solo) fotografa Lisetta Carmi (1924-2022) secondo Anna Toscano (Con amore e con amicizia); ed è, infine, l’energia, tanto espressa quanto inespressa, a definire il caso dell’artista Vanessa Bell (1879-1961) nella narrazione fattane da Luca Scarlini (La vita è terribile e divertente). Senza contare che di tutte loro, in aggiunta, ci è dato contemplare anche una minima selezione di scatti in bianco e nero: restituzioni ulteriori e sempre intense negli sguardi perduti, vivaci, pensosi, di donne che seppero guardare oltre, attraverso, lontano.
La scelta di partire dall’explicit non paia pretestuosa, per questi volumetti sotto le cento pagine concepiti apposta per una fruizione veloce – «un viaggio breve» – calcolata in circa 45 minuti di lettura a voce alta, e in cui la pagina finale, dunque, non disti molto da quella iniziale, sigillando presto e con efficacia i vari ritratti. Altrettanto appropriato, d’altra parte, sarebbe stato accennare alle tre aperture di sipario, alle rispettive pagina 9, in cui la scena si rivela occupata fin da subito dalle protagoniste femminili: ecco Elsa in medias res, nell’incontro determinante con Aroosiag Mikaëlian (detta amorevolmente Mike), l’artigiana rifugiata armena con cui intrecciò il fondamentale sodalizio che le permise di avviare la prima linea di maglieria di successo («Le due donne si osservano»); ecco Lisetta al culmine della sua maturità, in un’immagine quasi sapienziale che ben corrisponde alla profonda ed empatica comprensione del mondo e degli esseri umani alla base del suo impegno, inteso a tutto tondo («C’è una donna anziana, molto anziana»); ed ecco, infine, Vanessa “al negativo”, in un enunciato che chiarisce subito come colei di cui si sta per leggere reclami – e certamente la reclama l’autore in sua vece – un’identità a sé, scissa dagli obbligati legami e confronti professionali, amicali e, più di tutto, parentali («Vanessa non è Virginia»).
Elsa, Lisetta e Vanessa, nella confidenza con cui a poco a poco viene spontaneo rivolgersi loro – e nel caso della seconda è la stessa Anna Toscano e instaurarvi un dialogo diretto in differita, con interrogazioni mirate e ricorrenti – rappresentano le perfette apripista per un progetto come quello che si propone la nuova collana: destinate a brillare (chi ante e chi soprattutto post mortem) nel rispettivo campo d’elezione – che alla fine si rivela sempre uno e molteplice, come una grande casa che abbia numerosi affacci e ambienti comunicanti: la moda, la musica, la fotografia, la pittura, le arti applicate, l’artigianato d’autore – è come se tutte e tre rubassero il fuoco per metterlo a disposizione dei propri contemporanei, ora ammaliati, ora spaventati, ora scandalizzati da tanta luce e tanto calore, pronti e parimenti impreparati a lasciarsi guidare da stelle così nuove e luminose. A fare da comune denominatore dei loro percorsi biografici sono sempre la curiosità, l’apertura all’altro da sé, l’avventura: ancora e irresistibilmente ci si perde nel labirinto delle intuizioni schiaparelliane riguardanti il corpo, la sua rappresentazione, il suo rivestimento vestimentario all’incrocio tra maschera e radiografia, iperrealismo e illusione ottica; ancora non si può fare a meno di seguire le vie tracciate da Lisetta Carmi, l’eredità delle sue dita intesa come musica prodotta dalle falangi su un pianoforte e come rumore di un apparecchio fotografico che ha appena immortalato un’umanità fino a poco prima inedita, inosservata, nascosta; ancora e volentieri ci si mette sui passi di Vanessa, si entra nei mondi dei suoi quadri, degli ambienti concretamente e costantemente modellati e rimodellati in ossequio a una personale interpretazione dell’esistere e dell’abitare, nella condivisione di un credo estetico come anche nell’affermazione di un’impronta esclusiva, personale, di una firma che come tale determina l’attribuzione a dipinti e manufatti. Storie sempre attuali, le loro, che ci ricordano la distanza della meta quando questa – per le donne, e in fin dei conti non solo per esse – vorrebbe ancora coincidere con ogni forma di libertà esteriore e interiore, con la tolleranza, la rappresentazione, l’autodeterminazione e l’insubordinazione.
Una collana come Oilà! avrebbe potuto correre il rischio della sempre temuta restituzione in pillole, spicciola o banale, configurandosi come una mera somma di editio minor rispetto a biografie, monografie e testi critici assortiti sui relativi argomenti (e sì che ne sono stati scritti di innumerevoli, come le note bibliografiche in coda non mancano di ricordare, selezionando i principali e imprescindibili). Se questo non accade, e dunque se i volumetti hanno piena dignità e compiutezza pur nella loro misura ridotta, lo si deve senz’altro all’apporto autoriale, che nelle differenze di prospettiva, nella varietà di sguardi e soprattutto nella peculiarità degli stili non solo non annoia ma anzi sorprende a ogni pagina: incalzante e brioso quello di Locatelli per l’esuberante “Schiap”; ispirato e poetico, con frequenti rimandi e “ritornelli” interni che fanno somigliare la prosa quasi a un canto in memoria, quello di Toscano per Lisetta Carmi; appena più aggrovigliato, con continui riferimenti incrociati a contesti, atmosfere, circoli e temperie quello di Scarlini per la sua “Vanessa-che-non-è-Virginia”, quasi a sottintendere come la figura in questione necessiti pur sempre del mezzo di contrasto dell’irripetibile humus culturale in cui visse immersa per essere compresa al meglio nella sua complessità. Una varietà di voci, toni e registri che rende questa prima triade tutt’altro che appiattita rispetto a presupposti ideologici o esigenze commerciali: per questo, nell’attesa che le nuove uscite della collana vengano date alle stampe, Schiaparelli, Carmi e Bell hanno dalla loro un omaggio e un “saluto” in più, davvero quell’oilà! che (arrivando fino a oggi dalla canzone popolare socialista La lega da cui è intenzionalmente tratto) accoglie con curiosità e stupore, e che, in una rinnovata confidenza, invita a sostare in compagnia di donne che, a partire dalla propria, diedero il via a innumerevoli emancipazioni e rivoluzioni.
Cecilia Mariani