di Enrico Pellegrini
La Nave di Teseo, 2023
Cosa? Per un istante non capì. Non poteva essere...Cercò di seguire le note perché non ci credeva. Cosa suonava? La musica era così violenta che forse anche le abat-jour sui tavoli provavano un senso di vertigine. Era il Rach. 2, una delle più difficili composizioni di tutti i tempi. Solo l'avvocato più schizofrenico di tutti i tempi poteva suonare il pianoforte in quel modo. I migliori pianisti del pianeta, ogni morte di papa, si cimentavano con il Rach. 2 nelle più famose sale concerto al mondo. Nessuno lo aveva mai eseguito al Carlyle. Richiede un allenamento perfetto tra tecnica, resistenza fisica e rabbia per trasmettere la stessa rabbia che Rachmaninov provò scrivendo la sonata mentre si rimetteva da una grave depressione. Si racconta che alcuni musicisti siano scivolati nella follia cercando di eseguire il Rach. 2. Eppure lui lo suonava senza sforzo. (p. 133)
Dopo avere informato il lettore, come con una didascalia sul concerto 2 di Rachmaninov, il fatto che venga suonato da Ray, poco dopo aver dato il classico astuccio con diamante per chiedere in sposa Paloma, resta una informazione di cui non sappiamo cosa farcene, attaccata al personaggio senza riuscire a dirci qualcosa di lui.
In tutto il romanzo, a mio parere, difetta la visibilità dei personaggi. Non si riesce mai a vedere non solo un loro gesto o un'espressione, ma anche un loro minimo lineamento, al di là di un piccolo testo descrittivo che accompagna la loro entrata in scena. I drammi, se ci sono, restano talmente in superficie che sia l'essere sfrattata e squattrinata di Paloma, che l'essere un padre in lotta per vedere la sua bimba di tre anni di Chris, sono etichette attaccate su due sagome che agiscono in modo abbastanza inconsapevole e fatuo nelle pagine.
Chris riusciva a essere al tempo stesso il tipico adolescente americano, L'idiota di Dostoevskij e Kurtz di Cuore di tenebra. Aveva fan in tutte le fasce di età e le donne (e gli uomini) tra i venti e i trent'anni avevano completamente perso la testa per lui. (p. 66).
Guarda caso, l'unica donna che non perde la testa è quella per cui lui perde la testa. Commedia non proprio imprevedibile. Se vi è qualcosa di imprevedibile sono i dialoghi, nel senso che non si può proprio prevedere che delle persone parlino a questo modo:
"Non hai una bella famiglia?" "La famiglia è come la barca a vela. È bella solo quella del vicino". (p. 87)
Tra l'altro, questa similitudine sarà anche la chiave di volta del finale, quindi se avessimo voluto dimenticarla, siamo costretti a ricordarla.