L'Attesa
di Remo Binosi
La Nave di Teseo, marzo 2022
pp. 148
€ 14,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
CORNELIA Così siamo in due...E quando verrà al mondo il tuo?
ROSA A ottobre, se ghò contà ben...
CORNELIA Come il mio!
Si abbracciano ancora ridendo e piangendo. (Scena 2, p. 30)
La contessina Cornelia è costretta dalla famiglia a vivere reclusa in una villa nelle campagne veneziane per nascondere un segreto inaccettabile: porta in grembo un figlio illegittimo, venendo meno così al contratto matrimoniale con il Duca di Francia, che la pretende vergine.
La sola presenza della nutrice non riesce ad alleviare il dolore e il rifiuto di quella condizione che l'ha condannata alla solitudine.
A irrompere nella sua esistenza è la serva Rosa, anche lei incinta dopo un rapporto occasionale extraconiugale, inviata alla tenuta dalla famiglia di Cornelia per assisterla e supportarla.
La condizione comune di padrona e serva trasformerà la convivenza forzata in una complicità sempre più tangibile, caratterizzata da confidenza e comprensione: sarà in questo clima di affetto e affinità che le due giovani scopriranno che a sedurre entrambe è stato lo stesso uomo, Giacomo Casanova, che in quest'opera ritrova il suo ruolo di seduttore per eccellenza, simbolo di erotismo e virilità.
Il rapporto tra Cornelia e Rosa si trasformerà gradualmente in una forma di amore: la contessina racconterà nelle sue pagine di diario la sua infatuazione e ammirazione per l'innata grazia e la saggezza popolare di quell'«animale selvatico che ha imparato tutto dalla natura» (p. 104).
Alle pagine di diario (in teatro «lette nel buio assoluto») si alternano scene con dialoghi serrati dai toni goldoniani, da cui emergono il contrasto tra l'italiano manieroso di Cornelia e il dialetto aspro di Rosa e scene mute, dove lo spettatore assiste allo scorrere del tempo che trasforma fisicamente le due protagoniste e ne stravolge il rapporto.
Sarà proprio una di queste scene mute, quella in cui «Rosa piange seduta sul letto, come per un segreto dolore guardando Cornelia dormire» (Scena 16), che confermerà al lettore-spettatore la sensazione sempre più palese che un'aura nefasta avvolge le due protagoniste.
«...Rosa è strana. Colgo a tratti una distrazione in lei, che mi lascia amara. Parla con me e di colpo si interrompe, rimane con gli occhi sospesi, si dimentica come di esistere, per un momento. Poi riprende a parlare scusandosi d'essersi persa. Come se una nuvola grave d'ombra avesse attraversato il sole dei suoi pensieri.» (p. 110)
Quale piano si cela dietro l'arrivo di Rosa?
L'attesa della nascita si sovrappone così all'attesa di un evento tragico annunciato in piccole tracce disseminate tra le pagine: la scoperta delle vere intenzioni di Rosa sarà solo un'introduzione al coup de théâtre finale, drammatico e inaspettato.
Leggere una sceneggiatura teatrale ambientata nella metà del '700 e per giunta in dialetto veneto potrebbe apparire ardua impresa. Ma quando si è davanti a una grande opera l'universalità dei temi e la contemporaneità dei contenuti riescono a oltrepassare qualsiasi barriera temporale e linguistica.
La maternità, o più precisamente la possibilità di sceglierla liberamente, è sicuramente il delicato tema principe che viene affrontato ne L'Attesa: per la società la gravidanza è un dovere della donna, ma solo se affrontata al momento giusto e con la persona giusta, altrimenti si trasforma in vergogna, solitudine, peccato.
Tema di un'attualità spiazzante in una realtà dove nei secoli non hanno cessato di coesistere discriminazioni e predomini del più forte sul più debole: la gravidanza non voluta assume quindi i contorni di metafora di una situazione di costrizione a cui uomini e donne sono sottoposti ogni volta che subiscono ruoli e condizioni che non hanno scelto.
Non ci stupisce quindi che le due protagoniste siano in qualche modo più libere dentro la villa-prigione che fuori: l'inaccettabile confidenza tra serva e padrona, che sfocia in un'attrazione delicata e sensuale e nell'esternazione di desideri fisici e psicologici, annienta ogni barriera di classe, ogni canone.
Remo Binosi, giornalista e autore di teatro veronese prematuramente scomparso nel 2002 a 53 anni, con la sua commedia ottiene il Biglietto d'oro Agis come migliore novità italiana nel 1994.
Nel 2000 L'Attesa diventa un film, Rosa e Cornelia, diretto da Giorgio Treves con la sceneggiatura dello stesso Binosi.
L'attuale versione teatrale del testo pubblicato da La Nave di Teseo nel marzo 2022 (vanta al suo attivo una produzione del Teatro Due di Parma diretta da Cristina Pezzoli e interpretata da Maddalena Crippa ed Elisabetta Pozzi) è in scena oggi con la regia di Michela Cescon e le sue interpreti Anna Foglietta e Paola Minaccioni.
Non resta quindi che sedersi e godersi lo spettacolo che inizia, molto prima che il sipario si apra, tra le pagine di questo racconto di donne scritto da un uomo: come la storia del teatro ci insegna, almeno sul palcoscenico si può essere chi si vuole.
Elisa Pardi