Buongiorno a chi ci legge,
se è vero che passiamo un terzo della vita dormendo, è altrettanto vero che passiamo un terzo – e, a volte, anche molto di più – nel nostro ambiente lavorativo. Male necessario, passione monetizzata, luogo dal quale fuggire o che bisogna impegnarsi per cambiare, il lavoro è argomento di riflessione e drammatizzazione in tutti i prodotti narrativi, dai romanzi, ai saggi, al graphic novel. Oggi, 1 maggio, la Redazione è qui per consigliarvi titoli che esplorano l'argomento in tutti i suoi meandri.
Buone letture.
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Cecilia consiglia Yahho Nippon! di Eva Offredo (L'ippocampo)
Perché: perché le otto protagoniste del libro scritto e illustrato da Eva Offredo fanno lavori tanto più belli quanto più particolari, che le rendono felici perché somigliano e rappresentano a perfezione la loro personalità; perché nella simpatia del suo tratto e nella chiarezza delle sue parole l'autrice riesce a ricordare a un pubblico di ogni età come, da Occidente a Oriente, l'unico modo per non lavorare mai nella propria vita sia fare il lavoro che si ama, anche se strano, bizzarro, raro o impopolare.
A chi: a chi non ha mai dimenticato l'avvento, nella sua vita, della domanda: "che cosa vuoi fare da grande?", soprattutto se l'entusiasmo delle prime risposte si è via via trasformato in angoscia, dubbio e perplessità e le proprie scelte sono state condizionate da desideri e ambizioni altrui; a chi ha figli o nipoti e vuole far capire loro come il migliore dei lavori possibili sia sempre quello che più ci piace e ci si addice, e che vale la pena impegnarsi e andare contro le aspettative esterne pur di riuscire a svolgerlo con serietà e passione.
Cecilia consiglia anche Karl di Marie Ottavi (L'ippocampo)
Perché: perché Karl Lagerfeld ebbe innumerevoli vite (di cui nessuna, è bene precisarlo, da "comune mortale"), ma il ruolo del lavoratore infaticabile è senza dubbio quello che meglio lo rappresenta e per cui lo si ricorderà negli anni a venire: Marie Ottavi ha raccontato la lunghissima esistenza del famigerato "Kaiser della Moda" rimarcando a ogni pagina l'importanza del fare quotidiano per uno degli stilisti che, in senso lato, hanno fatto la storia del costume e della cultura del Novecento: parafrasando una nota canzone sanremense "chi non lavora, non fa la moda!".
A chi: a chi, sempre scettico nei confronti dei creativi di ogni sorta e diffidente rispetto al fashion system, vuole cambiare idea ripercorrendo quasi anno per anno le tappe dell'ascesa di un personaggio iconico del settore, le cui grandi fortune ebbero sempre un corrispondente contrappasso in termini di abnegazione; a chi vuole lavorare nella moda, e ha bisogno di motivarsi in un campo così complesso e competitivo prendendo esempio dal work in progress perpetuo di uno dei suoi addetti più simbolici; a chi ha solo bisogno di confermare che il genio e il talento non sono nulla senza l'applicazione e l'impegno.
Cecilia consiglia anche
Il futuro qualunque fosse. Elsa Schiaparelli di Rossella Locatelli
Con amore e con amicizia. Lisetta Carmi di Anna Toscano
La vita è terribile e divertente. Vanessa Bell di Luca Scarlini (Electa)
Perché: perché donne come Schiaparelli, Carmi, Bell (o, se si vuole, Elsa, Lisetta, Vanessa), pur così diverse tra loro, avevano in comune la volontà di realizzarsi nel lavoro, e per giunta in ambiti professionali tradizionalmente dominati dagli uomini; perché ci sono riuscite, e hanno lasciato un segno che è non solo l'autografo sulle proprie creazioni, ma una firma esplicita ed eterna a tutte le rivendicazioni di autodeterminazione e successo femminile
A chi: a chi ancora non conosce i percorsi biografici e artistici di queste tre protagoniste del Novecento e vuole mettersi sulle loro tracce a partire da tre volumetti che si leggono in 45 minuti e a voce alta: il tempo bastevole per una chiacchierata breve ma intensa, tutta incentrata sul modo in cui una professione, se davvero amata, può essere una scelta di vita capace, al contempo, di nutrirsi e di generare un'estetica, una filosofia e un'etica
Debora consiglia Ragazze di città di Elin Wagner (Harper Collins)
Perché: un romanzo del 1908 ancora straordinariamente attuale che mescola ironia e dramma, messaggio politico e leggerezza per raccontare il desiderio di indipendenza femminile che passa anche attraverso il lavoro. E lo scontro con pregiudizi, discriminazioni, difficoltà che ancora possiamo purtroppo riconoscere.
A chi: alle ragazze che si battono per la propria autonomia, a chi insegue il sogno dell'equità salariale, a chi ama i romanzi capaci di fondere insieme tematiche e spunti diversi.
Deborah consiglia La Taverna di mezzanotte di Yaro Abe (Bao Publishing)
Perché: manga best seller. Una taverna giapponese. Piatti che fanno venire l'acquolina in bocca. Personaggi peculiari. Ci troviamo in una classica izakaya, una di quelle taverne defilate a cui non si darebbero due lire, situata nel quartiere Shinjuku a Tokyo, e aperta solamente da mezzanotte alle sette del mattino. L'oste lavora indefesso, accogliendo clienti su clienti, un po' padrone di casa, un po' psicoterapeuta, vi farà piangere, sorridere e riflettere.
A chi: agli amanti dei manga di stampo culinario o a chi ha visto la serie Netflix Midnight Diner – Tokyo Stories ispirata a questo famosissimo fumetto.
Deborah consiglia La libraia che salvò i libri di Kerri Maher (Garzanti)
Perché: chi coltivasse il sogno di aprire una libreria, deve sapere che "Essere proprietari di una libreria è molto più che vendere frasi. È mettere le frasi giuste nelle mani giuste". Seguendo le orme di Sylvia Beach, la libraia fondatrice della Shakespeare & co. nonché la prima editrice dell'Ulysses di Joyce, il lettore assapora l'amicizia, la fiducia, il sogno e anche la folle testardaggine di chi investe sulla letteratura e l'immaginario.
A chi: a chi ha una libreria, a chi la vuole aprire o a chi ne è un assiduo – o compulsivo – frequentatore. A chi crede che i libri creino una comunità, una koiné, un luogo "altro" che però spesso riesce a modificare il mondo. A chi ama Joyce e vuole scrutarlo da vicino.
Giulia consiglia Un'ottima annata di Peter Mayle (Garzanti)
Perché: Max Skinner è un rampante broker londinese che passa al lavoro molto più tempo di quanto non passi nel suo appartamento che nemmeno ha finito di arredare. Il perfezionamento di un affare per lui è tutto, ma quando viene ingiustamente licenziato, scopre che la sua vita non è finita perché si aprono nuove possibilità. Gioca molto la fortuna, certo, ma il passaggio dal grigio e frenetico mondo londinese a quello più lento, a tratti stereotipato, della Provenza è ciò che serviva a un uomo convinto di vivere solo per il suo lavoro.
A chi: a chi si sente un po' oppresso dal proprio lavoro e ritiene che non ci sia altra possibilità al di fuori di quello che sta facendo. Per quanto romanticizzate e semplificate nel romanzo, altre vie sono sempre davanti a noi.
Gloria consiglia La buona fortuna di Rosa Montero (Ponte alle grazie)
Perché: l'inizio di questo libro è uno dei più enigmatici che ho letto in questi ultimi anni: il protagonista, Pablo Hernando, si trova a scendere trafelato da un treno in una stazione ferroviaria quasi dimenticata. Il suo obiettivo è quello di comprare immediatamente un appartamento macilento che si affaccia sui binari, dove giganteggia il cartello "in vendita". Per quale motivo? Il suo, è un cambio di vita radicale, dal momento che è un architetto di fama mondiale. Viene da pensare che ci sia qualcosa di losco, ma la verità è molto più complessa e il romanzo riserverà molte sorprese.
A chi: per i lettori che cercano un cambio di rotta, il coraggio di cambiare vita e ricominciare, anche se qualche volta occorre farlo dal basso, come fa Pablo. Gli appassionati di misteri di sicuro si troveranno a girare pagina ansiosamente, pieni di curiosità, e così anche coloro che cercano un tocco d'amore nei romanzi.
Gloria consiglia anche Non è questo che sognavo da bambina di Jolanda di Virgilio e Sara Canfailla (Garzanti)
Perché: con la leggerezza solo apparente di una commedia, questo esordio narrativo a quattro mani racconta quanto sia difficile il precariato culturale: una giovane stagista, ancora con la speranza di proseguire con la ricerca accademica, deve imparare a venire a lavorare in team in un'agenzia di comunicazione a Milano. Tra un bicchiere e l'altro, qualche bacio rubato e una chiacchierata con la sua migliore amica, dovrà chiedersi se patti con i suoi sogni. A quali compromessi occorre arrivare per vivere perlomeno sereni (e precari)?
A chi: a chi è passato per uno stage ma anche a chi deve ancora passarci: vedrete, vi sentirete capiti. E poi lo consiglio a chi non ha mai fatto stage e tende a storcere il naso davanti alle lamentele dei giovani: c'è gavetta e gavetta...
Marianna consiglia Il copista di Marco Santagata (Guanda)
Perché: Il copista è uno degli ultimi lavori del grande e compianto studioso della letteratura italiana, il professor Marco Santagata. Si tratta di un racconto lungo in cui ci imbattiamo in un Petrarca ormai anziano, colpito da terribili lutti e tormentato dagli acciacchi dell’età, specialmente dall’ulcera allo stomaco (e l’autore indugia, soprattutto nelle prime pagine, nel descrivere impietosamente i particolari del decadimento fisico del poeta).
La perdita del caro figlio Giovanni e del nipote Francesco, uccisi dalla peste del ‘61, quella di Laura, morta tempo addietro anch’essa per la pestilenza, nel 1348, hanno segnato per sempre la vita del sommo. L’evento recente che però lo tormenta forse più di tutti è l’abbandono dell’amato copista: Giovanni Malpaghini, detto anche Giovanni da Ravenna.
A chi: a chi si diverte, senza storcere il naso, a una scrittura un po’ dissacrante del ritratto del sommo poeta, ormai anziano, ma rigorosamente fondata su fatti storici e sull’opera petrarchesca.
Sabrina consiglia L'inventario delle nuvole di Franco Faggiani (Fazi)
Perché: perché grazie alle pagine di questo romanzo, torna alla luce un lavoro antichissimo, quello del "caviè", il raccoglitore di capelli femminili, tanto ricercati, tra fine '800 e inizio '900, per la realizzazione delle parrucche di moda. Faggiani, gran narratore di terre alte, racconta di come Giacomo, l'ultimo rampollo dei Cordero, commercianti moderatamente benestanti, sia avviato dal nonno al mestiere, che lo porta, negli anni della Prima Guerra Mondiale, su e giù per le montagne in cerca di donne dalla capigliatura folta disposte, per qualche soldo o per qualche utensile da cucina, a farsi tagliare la bella treccia.
A chi: a tutti coloro che hanno già letto i romanzi precedenti di Faggiani e attendevano con impazienza questa nuova prova e a tutti coloro che ancora non lo conoscono perché lasciarsi trasportare dalle sue narrazioni è una gran bella scoperta.
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