di Johanne Lykke Holm
NN editore, aprile 2023
pp. 248 (di storia pp. 172)
€ 18,00 (cartaceo)
Quando si apre Strega, ci si prepara a partire con Rafaela, la protagonista diciannovenne di questo romanzo singolare. La destinazione è Strega, un paesino alpino, dove c'è l'Olympic, un albergo «sorto un'estate, praticamente dal nulla, come un oggetto demoniaco» (p. 34). Qui Rafaela e altre otto ragazze all'incirca sue coetanee devono imparare il lavoro di domestiche, come comportarsi in presenza degli ospiti, come reagire nelle diverse situazioni, come svolgere le più comuni occupazioni di una cameriera. Nessuna di loro, manco a dirlo, vorrebbe essere lì, eppure le ragazze non sembrano quasi avere un passato da condividere o dei desideri: sono a Strega e devono imparare. Come se la loro vita iniziasse lì, di nuovo. Come se non avessero la possibilità di sognare diversamente. Come se non avessero altro luogo dove andare:
Eravamo nove giovani donne con un lavoro stagionale in montagna o nove giovani donne messe al sicuro sul versante più riparato della montagna o nove giovani donne che vedevano le proprie mani messe all'opera, le vedevamo sollevare fino al volto tessuti rinforzarti soltanto per poi farli ricadere a terra, le vedevano versare vino forte da grosse caraffe, come mani di una statua, infilate dritte nella terra arida, come per saziarla. Venivamo da posti diversi, ma avevamo la stessa età e gli stessi pensieri. Nessuna di noi voleva fare la domestica e nessuna voleva diventare moglie. Eravamo state spedite lì per guadagnarci il pane, per diventare parte della società. (p. 33)
A sorvegliare le mansioni quotidiane ci sono tre figure diverse di referenti: la più malleabile Costas; l'autoritaria e a tratti autorevole Rex; e poi Toni, a dir poco imprevedibile. Tra un compito che rovina e invecchia prematuramente le mani e una sigaretta per mandare in fumo i pensieri, la protagonista Rafaela si avvicina alle altre ragazze, tra cui Alba, che, struccata, porta in sé un fascino magnetico, diversa dalla bellezza insignificante che Rafaela attribuisce a se stessa. Ad accomunarle, ancora una volta, non sono le esperienze del passato, ma solo e unicamente questo tempo presente, sospeso tra le montagne. Sospeso nell'attesa, soprattutto: dove sono gli ospiti? Si preparano le camere, le sale da pranzo, danze e ricevimenti, ma tutto in quell'enorme albergo vuoto concorre a un'atmosfera inquietante.
E l'arrivo degli ospiti, in effetti, anziché movimentare le giornate, porta una disgrazia: una delle ragazze, Cassie, scompare. Questo getta panico nella protagonista, che si guarda attorno alla ricerca di un assassino che potrebbe anche essere il proprio. Niente attesta che Cassie sia stata uccisa, eppure le ragazze condividono un turbamento e degli incubi che non possono essere casuali... o si tratta di suggestione? Difficile a dirsi, perché questo romanzo di Johanne Lykke Holm procede in modo sempre più onirico, e basta davvero poco perché il suo andamento impalpabile e ovattato lasci spazio all'incubo. La sensazione di camminare come se, a ogni passo, si potesse incappare in un indizio o addirittura nel cadavere di Cassie condiziona la seconda parte del romanzo, fino a una possibilità nuova che si affaccia nel momento di massima tensione.
Chi di voi sta cercando un libro lineare e "di trama", qui faticherà a procedere, perché Strega è soprattutto un romanzo d'atmosfera, in cui le emozioni di Rafaela e delle altre non sono esplicitate, ma si riflettono nei loro gesti, nelle fantasie talvolta nonsense, talaltra ossessive e simili a visioni. Colpisce, in più punti, quanto il sospetto aleggi con la sua patina viscosa: tutti potrebbero essere responsabili della scomparsa di Cassie. La sensazione è che, non vedendo quello che è successo, restino aperte infinite possibilità: ed è proprio l'immaginazione che si spinge oltre la realtà, la manipola, la plasma sulla scia delle paure di Rafaela e delle altre ragazze.
Strega, che appartiene alla collana "Le fuggitive" di NN, è un romanzo che ho trovato particolarmente enigmatico, a tratti inattingibile perché lontanissimo dal realismo e dalle tendenze narrative contemporanee: pochi dialoghi, molte descrizioni, più gesti che parole. Al tempo stesso con le sue frasi tanto brevi da risultare a tratti sincopate rileva bene le percezioni delle ragazze, in primis dell'io-narrante Rafaela, e dunque tra quei punti fermi a breve distanza il romanzo alimenta la mia ammirazione per alcune scelte stilistiche e lessicali interessanti, ora materiche e altrove sognanti. Nel loro accostamento, spiazzanti.
GMGhioni