di Georges Simenon
Adelphi, dicembre 2022
Traduzione di Lorenza di Lella e Maria Laura Vanorio
pp. 281
€ 15,20 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)
All'inizio degli anni Cinquanta Simenon decide di far scrivere al proprio commissario, ormai in pensione, le sue memorie, grazie a un divertente espediente letterario. Nel primo capitolo Maigret racconta di essere stato invitato, in una piovosa giornata del 1927 o forse 1928, dal capo della polizia, a fare un giro negli uffici parigini, in compagnia di un certo Sim, che poi sarebbe proprio lo stesso Simenon, che sotto mentite spoglie si approprierà della sua identità di commissario per scriverne e farlo diventare un personaggio. Siamo dunque alla meta-letteratura, in un divertente gioco al ribaltamento che cede il passo alla verosimiglianza.
Così nasce questo quarto libro di reportage dello scrittore, che include articoli apparsi su diverse testate fra il 1933 e il 1937, dai quali emerge uno spaccato della Parigi dell’epoca.
Come nei precedenti tre volumi di reportage: Il Mediterraneo in barca (2019), Europa 33 (2020) e A margine dei meridiani (2021), tutti usciti per Adelphi spesso il romanziere sparisce dietro il giornalista. In Dietro le quinte della polizia troviamo i quartieri parigini malfamati, gli immigrati delle periferie, i ricchi borghesi delle strade eleganti, i piccoli artigiani degli arrondissement più poveri: una città che già allora cominciava a cambiare profondamente e che oggi è quasi del tutto scomparsa. Così com'è scomparsa quella polizia di cui Simenon ci mostra all'opera gli ultimi esemplari e della quale non nasconde di rimpiangere i metodi sbrigativi ma efficaci, ma anche il lavoro di allestimento, ad uso e consumo giornalistico, dei grandi arresti.
A corredo dell'opera anche un interessante apparato fotografico, che ci mostra alcuni dei luoghi descritti nei vari articoli. Ma, tornando al libro, in questa raccolta di articoli Simenon ha la possibilità di portarci nel mondo in cui ambienta i suoi gialli. Sono periferie di una Parigi che non c'è più e varie sezioni della polizia di un tempo, esaminate con l'animo del cronista e lo spirito dello scrittore.
Una cartina delle varie anime parigine, attraverso le categorie di criminali che la affollavano, ci restituisce uno spaccati di vita autentico, sempre raccontato con maestria dallo scrittore che più di tutti si appassionò al mondo piccolo borghese e ai suoi misfatti.
Parigi è grande, ma è formata da un'infinità di piccoli mondi. Dirò di più: ogni caffè, ogni bistrot, con la sua specifica clientela, rappresenta uno di questi mondi. (p. 115)
È lo stesso scrittore che ci mette in guardia dunque, passando poi in rassegna i criminali e i metodi ingegnosi e oggi sicuramente considerati spesso poco ortodossi dei poliziotti per incastrarli. È come se lo scrittore si proponesse di far conoscere alla gente comune il duro lavoro investigativo che si cela dietro un mestiere non sempre ben visto. Allo stesso modo Simenon ci porta nel suo mondo, ci regala l'intuizione, il dettaglio, la cura per l'indagine che poi sono gli stessi stratagemmi, usati nelle sue pagine, per farci scoprire quel tic, quell'imperfezione, quella mania, attorno a cui lui stesso riesce a creare mondi e personaggi convincenti.
Attingiamo così a una sorta di catalogo dello scrittore, che ci indica cosa bisogna guardare con attenzione, quando siamo in un contesto reale e cosa bisogna amplificare, dentro la pagina di un romanzo, perché la sempre vorace attenzione del lettore venga stuzzicata e catturata, fino alla fine.
Samantha Viva