di Steven Conte
traduzione di Alessandro Zabini
Harper Collins, 2023
€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)
Bauer era sconcertato. Durante l'ultima guerra, quindicenne, aveva letto in traduzione Guerra e Pace, un impresa di sei settimane che aveva ispirato un decennio di fascinazione per i romanzi di Tolstoj, nonché per le opere di Dostoevskij, Turgenev, Lermontov, Gogol'. Nella speranza di leggerle in originale aveva tentato di imparare il russo, uno sforzo vanificato infine dagli obblighi del suo apprendistato medico. Inoltre, era stato costretto a riconoscere che l'intensità dell'anima russa l'aveva sfinito, almeno com'era rappresentata nella narrativa ottocentesca, soprattutto dopo aver saputo della malattia di sua moglie Clara. (p. 23)
Il fatto di trovarsi in quella casa appare a Bauer come un inquietante segno del destino dell'Operazione Barbarossa, delle cui affinità con l'impresa napoleonica qualche avveduto militare si è già accorto. Su questa affinità insiste in modo martellante e provocatorio Katerina Dmitrievna Trubeckaja, che si oppone con coraggio all'arroganza dei conquistatori. La donna, che parla correttamente tedesco, si rifiuta di lasciare Jasnaja Poljana e accoglie i soldati con le seguenti parole: «La Russia è grande e i suoi inverni sono gelidi». Testarda, volitiva, sarcastica: Steven Conte traccia il profilo di un personaggio femminile forte e sincero, rappresentativo dell'epoca storica in cui agisce.
Ben centrati, del resto, appaiono anche gli altri personaggi. Non solo il protagonista, Paul Bauer - un uomo buono e leale, che indossa con disagio la divisa nazista e che esercita la professione di medico secondo i valori del giuramento di Ippocrate, non negando aiuto e medicine anche agli avversari -, ma anche i personaggi secondari vengono tratteggiati con acume psicologico e attenzione da miniaturista. Ne emerge uno spaccato di tragica umanità, ma anche di fratellanza. Quest'ultima si manifesta sotto l'egida dell'amore per lo stesso romanzo: Guerra e pace. Non solo un romanzo che anticipa profeticamente quanto i tedeschi patiranno nella Seconda guerra mondiale, ma un romanzo epico, nel quale l'opposizione delle parti in guerra, lo scontro e le rivalità della Storia sono relativizzate dal baluginare di un altro piano (quello del cielo di Andrej Bolkonskij, quello della risata di Pierre Bezuchov prigioniero), che indica al lettore una più alta dimensione in cui riporre la ricerca del senso della vita.
Paul e Katerina sono accomunati dall'amore per quelle pagine, che divengono riparo contro la barbarie del presente. Situarsi all'ombra di Tolstoj significa dunque credere nella alta funzione della letteratura che cura le anime, così come la medicina di Bauer cura i corpi e, proprio per questa cura e indirizzo, è eterna.
Nel romanzo si affacciano anche delle anticipazioni: delle lettere che i due protagonisti si scambiano nel 1967 e che lasciano scoprire la vita post-bellica di Katerina e Paul. Allo stesso tempo, come ogni buon romanzo storico che si rispetti, il cambiamento dei personaggi nel tempo serve a riflettere il mutamento dei tempi: la destalinizzazione nel caso di Katerina e la ripresa della Germania dell'Ovest per Paul. Ancora una volta i due personaggi si trovano sulle sponde opposte della Storia: la Guerra Fredda li divide anche con un muro.
Non posso svelare in che modo i due anziani innamorati trovino il modo di tessere la loro storia d'amore anche nel nuovo scenario storico, ma le parole che Paul scrive a Katerina sono una gemma di amore prezioso e nobile, che emozionano.
Senza retorica e senza ricercare uno stile complesso o artificioso, Conte riesce a fare quanto auspica alla sua eroina: sedersi sulle spalle di un gigante per narrare ancora una volta i grandi temi della letteratura: l'amore, la guerra, il cuore pulsante dell'essere umano.
Deborah Donato
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