La quarta parte della saga HoMe di Tolkien: "La formazione della Terra di Mezzo" per Bompiani


 

La formazione della Terra di Mezzo
di di J. R. R. Tolkien, a cura di Christopher Tolkien
Bompiani, maggio 2023

Traduzione di Stefano Giorgianni e Edoardo Rialti
Edizione italiana a cura dell'Associazione Italiana Studi Tolkieniani

pp. 464
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Come promesso, Bompiani sta portando avanti la pubblicazione dei dodici volumi che fanno parte de "La storia della Terra di Mezzo", curata dal figlio di Tolkien, Christopher. 
Questo quarto volume, di grande importanza e contenente il materiale scritto (o meglio, riscritto) da Tolkien negli anni '30, passa nelle sapienti mani dei traduttori Giorgianni e Rialti, presenta questo indice:
I. Brani in prosa successivi ai "Racconti perduti"
II. Il primo "Silmarillion" (L'abbozzo della mitologia")
III. Il Quenta
IV. La prima mappa del "Silmarillion"
V. L'Ambarkanta
VI. I primi Annali di Valinor
VII. I primi Annali del Beleriand
Andiamo allora a spiegarli brevemente:
Per il primo capitolo, Christopher ci illustra e cerca di decifrare qualche frammento di racconti, poi abbandonati, dal titolo "Turlin e gli Esuli di Gondolin": Turlin altri non è che il re di Gondolin, si tratta di un nome provvisorio che poi verrà reso definitivo come Turgon (o Tuor, dipende dal periodo). Vi è trascritto anche uno stralcio che traccia un abbozzo de "La fuga dei Noldoli".
Il secondo capitolo presenta il cosiddetto "Abbozzo":
rappresenta una nuova base di partenza nella storia del "Silmarillion", dal momento che, nonostante si tratti di una sinossi alquanto breve, lo sviluppo della forma in prosa è figlio in linea diretta di quest'ultimo (p. 17)
Dunque un manoscritto, originariamente di ventotto pagine, che fa particolare riferimento a "I figli di Hurin". Nella tradizione in prosa, quest'abbozzo è il primo racconto completo dopo i "Racconti perduti". Una sorta di compendio allora della storia di Turin e del drago Glaurung (ne avevo parlato anche nella recensione al terzo volume) che rappresenta un accompagnamento riassuntivo e ancora più stratificato al poema "Il Lai dei Figli di Hurin" presente appunto nel terzo volume.
Il terzo capitolo: il Quenta è un altro abbozzo in forma di dattiloscritto che poi confluirà nella versione "definitiva" de "Il Silmarillion", è ciò che Tolkien ha scritto che più si avvicini alla versione poi pubblicata, o meglio a quelle parti di riferimento. Ci parla, come dice il sottotitolo, della storia del Noldoli, ovvero degli Gnomi, e degli Eldar (gli Elfi più antichi e nobili, per intenderci) e anche di Morgoth (il cattivone che venne prima di Sauron). Questo capitolo è molto bello, anche perché le note dell'autore sono poche e il racconto è molto più fluido.
Il quarto è molto breve e include una mappa embrionale de "Il Silmarillion" successivamente modificata nei nomi.
Il quinto, un po' più corposo, presenta l'opera "Ambarkanta" - La forma del Mondo: un insieme di mappe, diagrammi e testi di accompagnamento (estremamente dettagliati, come se si trattasse di definire un mondo vero e proprio) che tentano la descrizione degli elementi geografici e cosmologici della Terra di Mezzo, prima e dopo la Guerra dei primi Dei e la Caduta di Numenor. 
Infine abbiamo due annali: "I primi annali di Valinor", chiamati così perché l'autore ci spiega che ne esiste una seconda versione e poi, dopo il completamento de "Il Signore degli Anelli", una terza intitolata "Gli Annali di Aman" (p. 317). Ci portano nella Prima Era, quindi alla creazione di Arda, inclusi gli eventi accaduti a Valinor in quel periodo (Valinor è il regno beato dei Valar, ovvero una sorta di gruppo di divinità ancestrali che fanno da nucleo mitologico) e proseguono col capitolo successivo, "I primi Annali del Beleriand". Qui, l'autore ripercorre altri eventi della Prima Era, dalla formazione del Sole e della Luna alla sconfitta di Morgoth.
Come dicevo per i volumi precedenti, si tratta di una lettura molto specifica, adatta a chi è già ben cosciente dell'universo tolkieniano: prendiamo, ad esempio, tutta l'immane decodifica de "Il Silmarillion" oppure l'insieme di particolari, note, spiegazioni, traduzioni che arricchiscono i nuclei pulsanti conosciuti, bene o male, da tutti. Non sono altro che veri e propri studi accademici del legendarium tolkieniano, e soprattutto questi primi quattro volumi cercano di fare luce sul grande calderone rappresentato proprio da "Il Silmarillion".

Deborah D'Addetta