Erotismo, Pinochet e la Fata dell'angolo: "Ho paura torero", l'unico, strepitoso, romanzo di Pedro Lemebel


Ho paura torero
di Pedro Lemebel
Marcos y Marcos, marzo 2021

Traduzione di Giuseppe Mainolfi

pp. 202
€ 16 (cartaceo)

In estasi si tramutò nella bella addormentata per annusare la vertigine erotica della sua ascella florida, quella fragranza da maratona, da spogliatoio di palestra, nella piega odorosa del suo corpo, che le dava il capogiro, incitando le sue dita tarantole a scivolare lungo il sedile fino a sfiorare quelle cosce dure, tese nella guida. Ma si trattenne; non poteva applicare all'amore le lezioni oscene della strada. (p. 39)
Pedro Lemebel, autore cileno purtroppo scomparso nel 2015, amatissimo in patria dalla comunità omosessuale e dalla sinistra, è stato un personaggio sui generis: nato povero, omosessuale, diventa icona del camp (parola intraducibile in italiano, Susan Sontag nel suo saggio Notes on camp, 1964, lo definirà come «artificio ed esagerazione», «un modo di definire il mondo come fenomeno estetico») e baluardo di tutte quelle persone odiate dal regime dittatoriale di Pinochet, e dunque omosessuali, transessuali, travestiti, contestatori, protestanti, comunisti.

Ho paura torero, pubblicato per la prima volta in Cile nel 2001, è stato per anni il libro più venduto in patria, forse perché Lemebel fu uno dei primi autori - se non il primo in assoluto - a portare il tema dell'omosessualità all'attenzione del grande pubblico. 
Il romanzo è ambientato a Santiago nel 1986 e ci racconta la storia della Fata dell'angolo, un travestito non più giovane, e di Carlos, dissidente e appassionato oppositore del regime. La Fata intuisce chi sia Carlos, ma non chiede, gli permette di frequentare la sua minuscola soffitta, di nascondere misteriose casse piene di oggetti pericolosi, di lasciarsi coinvolgere nella "Causa". 
Perché insisteva con quella cortesia da gentiluomo all'antica? Come se la considerasse tanto più anziana, da trattare con rispetto e rispetto e ancora rispetto. Quando l'unica cosa che lei voleva era che lui le mancasse di quel famoso rispetto. (p. 56)
La Fata si innamora perdutamente di Carlos e pare, in una certa misura, che lui la ricambi. Ogni tanto fanno delle gite, dei picnic, delle festicciole in casa, eppure non cede mai del tutto, le dice che le vuole bene, che è importante per lui e per la Causa. Sotto sotto la Fata lo sa che non è vero, ma il suo sentimento è più forte della ragione. Le basta stargli accanto.
Parallelamente alla storia dei due, leggiamo pagine che hanno per protagonisti niente meno che lo stesso Pinochet, chiamato il Dittatore, e sua moglie la First Lady, una donna petulante, logorroica, assolutamente insopportabile. Quasi viene da empatizzare con lui, schiacciato dall'ansia di essere all'altezza del suo ruolo di autocrate, dagli incubi e da quella moglie che parla solo di cappelli, scarpe, feste di compleanno e questioni militari di cui non capisce nulla.
Ancora non ti sei alzato, marito? Ti uscirà il fumo dal letto. Il grido di sua moglie lo svegliò di colpo. (p. 113)
Come il Dittatore è circondato da personaggi politici e consiglieri e un popolo che non lo ama - la "marmaglia" come dice lui - così la Fata si muove in un mondo fatto di piume, parrucche, tovaglie ricamate, amiche travestite come lei che svolazzano per strada, che fanno sesso occasionale senza vergognarsene, perché questo è Ho paura torero, un inno all'amore libero, all'amore di qualsiasi tipo.

Le vite della Fata, di Carlos e di Pinochet s'incrociano in varie occasioni, prima solo sfiorandosi per caso, poi in un evento di portata disastrosa. Nell'attesa di questo evento, la Fata e Carlos intessono un rapporto intimo, dolce, e leggeremo pagine e pagine in cui lei dà voce ai suoi tormenti amorosi, alla sua passione non detta e per questo ancora più struggente. Nonostante il tono ricco e fiorito, Lemebel non disdegna di usare anche parolacce e offese, alternando così passaggi scurrili e coerenti al personaggio a periodi straordinariamente poetici.
La Fata e Carlos (forse) non andranno mai a letto insieme, ma il romanzo è intriso di erotismo: posso dire senza alcuna remora che si tratta di uno dei libri più sensuali, più "sessuali", mai letti, tenuti magistralmente sul filo della volgarità perché Lemebel ha la capacità di descrivere senza dire, di usare metafore e aggettivi e immagini pittoriche che ci fanno immaginare la scena, anzi, che ci fanno entrare a piè pari nella scena, tanto che pare di assistere in prima persona.

Allo stesso modo, l'autore tratta il tema politico: dichiaratamente contro il regime e contro Pinochet, Lemebel trova il modo di incanalare nella Fata e in Carlos le sue idee, le sue battaglie (nel 1987 fonda il collettivo artistico Yeguas de Apocalipsis, fautore di memorabili eventi pubblici contro la dittatura), intrecciando così all'interno della trama anche delle feroci stoccate alla destra franchista. La stessa rappresentazione di Pinochet come "Augustito", come omuncolo ansioso, pauroso, vinto da incubi costanti e da una moglie dal carattere intollerabile, ce lo rende quasi comico, penoso. 
Da una parte allora abbiamo il rigore militare, le strategie, il "grigiore" di un uomo odiato, dall'altra i colori, l'eccesso, la promiscuità della Fata e delle sue compagne, che pur dovendo vivere in condizioni miserabili (all'angolo, per l'appunto), ridono, ballano, si ubriacano e amano senza trattenersi. 
La scrittura di Lemebel è unica nel suo genere: comica, barocca, ricchissima di metafore, aggettivi, neologismi, colori e canzoni, si può dire sia camp essa stessa, perché espressione di eccesso e stravaganza. 
Marco Belpoliti nella sua prefazione dice «commozione e divertimento sono le emozioni che si provano leggendo Lemebel. Ci si commuove e si piange; e poi si ride sino a piangere di nuovo, perché è alle lacrime che evidentemente mira Pedro» (p. 7), e come dargli torto. Trovo che Pedro Lemebel sia uno di quegli autori da cui non si torna più indietro, che alza l'asticella in modo irreversibile.

Consiglio la lettura anche del suo Baciami ancora, forestiero, sempre edito da Marcos y Marcos, e dei testi pubblicati da Edicola Edizioni, Folle affanno, Di perle e cicatrici e Gli irraccontabili.

Deborah D'Addetta